Ilaria Mariotti
Scritto il 11 Nov 2023 in Approfondimenti
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Con la prossima manovra finanziaria potrebbe essere abrogata Controesodo, la legge pensata tredici anni fa per far rientrare in Italia i cosiddetti cervelli in fuga. Dal 2010, anno della sua entrata in vigore, ha portato al rimpatrio di circa 21mila lavoratori. «Per ora c'è solo una bozza che sta circolando» spiega alla Repubblica degli Stagisti Michele Valentini [nella foto], fondatore insieme a Francesco Rossi del gruppo Controesodo, la community di expat destinatari della legge. Ma se il documento entrasse nella legge di Bilancio così com'è stato redatto significherebbe che il bonus Irpef si ridurrebbe di venti punti, passando dal 70 per cento previsto dal regime attuale al 50%.
Il punto centrale però è un altro, e cioè «la sostanziale eliminazione delle norme sul radicamento» riassume Valentini; quelle per cui «lo sconto fiscale si estendeva fino a un decennio e oltre qualora una volta rientrati in Italia si acquistasse una casa e si avessero figli minori».
A saltare, si dicono certi da Controesodo, sarò proprio questo punto. Dal Governo, prosegue Valentini, si difendono «affermando che lo sconto fiscale a favore degli espatriati proseguirà al 50 per cento, e per cinque anni». Ma le norme attualmente in vigore, contenute nel dl Crescita del 2019, «puntavano a un orizzonte di lungo periodo, per favorire il radicamento permanente di chi rientra, con una logica premiale e non con la minaccia delle sanzioni» obiettano da Controesodo in un post su Facebook.
Con l’impianto ipotizzato adesso invece sono previste sanzioni e interessi, «e nessuno se la sentirà di aderire sapendo che se per esempio al quarto anno si decide di andarsene di nuovo si dovrà restituire tutta la parte di tasse non pagate più le penali» commenta Valentini. Sono un mucchio di soldi: «si rischia di andare in default». Oltretutto con regimi fiscali che possono cambiare un’altra volta all’improvviso, come adesso, gettando nel panico migliaia di persone che già avevano organizzato il rientro. «Pochi giorni dopo l’annuncio del cambiamento della normativa» racconta Valentini, «mi sono ritrovato 590 mail di persone disperate che avevano firmato un contratto facendo affidamento sulle (ormai) vecchie regole».
Anche nel gruppo Controesodo di Facebook i post di denuncia sono decine. «Stavo pensando di rientrare prima che apprendessi di questo obbrobrio» dice ad esempio Massimo Caiazzo, expat da dodici anni e a Londra dal 2020: «Grazie alle condizioni in cui versava l’Italia ai tempi, mi sono ritrovato costretto a cercare opportunità altrove». Adesso ha quattro figli e «vista la media nascite in Italia rientrare sarebbe il primo vantaggio per il Paese». In più, «i soldi dello sgravio fiscale mi servirebbero per pagare una scuola internazionale italiana». Non sempre, continua, «le agevolazioni fiscali servono per comprarsi una macchina o una casa di lusso».
Già nel 2015 c’era stato un primo tentativo di abrogazione di Controesodo, la cui validità era stata prorogata fino al 2017. A quel punto i beneficiari si coalizzano e creano un gruppo di pressione, chiamato semplicemente "Controesodo", per far sentire la loro voce e protestare per l'improvvisa cancellazione del bonus Irpef. La legge alla fine resta in piedi e confluisce nel decreto Crescita del 2019 in una nuova formulazione. Il requisito della laurea viene eliminato, diventando destinatari della legge tutti i lavoratori residenti all’estero da almeno due anni. L’esenzione Irpef torna poi al 70 per cento.
Subito dopo scoppia un’altra polemica, perché a beneficiare dello sconto fiscale sono anche le società calcistiche, acquistando in regime di favore giocatori che vivono all’estero. E forse le maglie di accesso al bonus Irpef si allargano troppo. Ma oggi come allora, nel 2015, riassume Controesodo in un post su Facebook, si assiste a «un attacco ideologico dietro la scusa di razionalizzare».
Se ci sono «abusi, basta introdurre correttivi mirati come per esempio predisporre il requisito della laurea» ragiona Valentini. «O potenziare i controlli delle Agenzie delle Entrate». Invece si va di fatto verso l’eliminazione di una legge «a costo zero che porta un contribuente in più nel territorio: paga meno tasse, ma meglio poche che nessuna». Secondo i calcoli di Controesodo «in caso di rientro, sommando i contributi Inps e Inail a carico del dipendente e quelli accantonati dalle aziende, nel bilancio di questi due enti arriva oltre un miliardo di euro all’anno».
Dietro quello che giudicano un "accanimento" dell'esecutivo ci deve essere «una sorta di gelosia per i potenziali beneficiari di queste norme». I tassi di crescita dei flussi in ingresso sono stati del 30 per cento annuale, ribadisce Controesodo: «Nel 2021 la legge ha attratto oltre 1.500 soggetti nel solo Mezzogiorno, in crescita del 213 per cento rispetto all’anno precedente». Ma non è bastato. Adesso in ballo c’è «un decreto legislativo che rientra nella riforma fiscale e che non è emendabile» aggiunge Valentini, ormai convinto che la nuova norma entrerà in vigore. «Siamo in contatto costante con il ministro Giorgetti e il suo vice Leo, ma non è un dialogo costruttivo». E poi «partono da una posizione così estrema che sarà difficile incontrarci a metà strada». Da un governo, scrivono ancora nel post su Facebook, «che a parole ha fatto di natalità e Italianità le sue bandiere, non ce lo aspettavamo».
Ilaria Mariotti
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