Marianna Lepore
Scritto il 29 Giu 2022 in Notizie
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Doveva essere l’anno del bilancio, il 2022, per vedere quali effetti abbiano ottenuto le nuove regole approvate tre anni fa dal Parlamento europeo che hanno introdotto una serie di cambiamenti per i tirocini alle dipendenze dei deputati europei, tra i quali l’obbligo di un rimborso spese. Il Covid, però, ha bloccato tutto.
Per molti mesi il lavoro dei parlamentari si è svolto a distanza, con la limitazione di accesso a un solo assistente per deputato e la conseguente riduzione anche per i tirocinanti, che non hanno affollato gli uffici ma svolto lo stage in smart-internshipping. E con i deputati che lavoravano per la gran parte in remoto, gli stagisti non hanno avuto l’opportunità di partecipare alle riunioni in presenza o agli eventi che pure caratterizzano questo tipo di tirocinio.
Di positivo c’è che le nuove regole «non sono state minimamente messe in discussione né a livello di pressione sull’amministrazione né a livello politico» conferma alla Repubblica degli Stagisti Brando Benifei, 36 anni, eurodeputato e capodelegazione del Partito Democratico. Questo significa che di fatto oggi il rimborso spese obbligatorio anche per i tirocinanti dei deputati del Parlamento europeo è dato per assodato da tutte le correnti politiche. Una buona notizia: significa che c’è stato un cambiamento culturale e che certe situazioni magari prima tollerate dagli stessi deputati ora non si verificano più.
Le nuove regole sono entrate in vigore nel luglio 2019, con l’inizio della legislatura in corso, dopo essere state approvate a marzo dello stesso anno, e hanno consentito un cambiamento epocale per i tirocinanti dei deputati: è ora obbligatorio erogare loro un rimborso spese mensile che non può in nessun caso essere inferiore a 800 euro al mese. «Il risultato ottenuto nella scorsa legislatura dall’Intergruppo Giovani, di cui ero copresidente, è stato eccezionale. Ci sono voluti oltre due anni di lavoro di advocacy per convincere dapprima i colleghi eurodeputati e poi il bureau di presidenza e l’amministrazione del Parlamento europeo che questo cambiamento era irrinunciabile e improcrastinabile» ripercorre Brando Benifei: «Si tratta di una vittoria di cui vado molto fiero, perché siamo partiti senza niente in mano e abbiamo ottenuto una riforma che ci permette di essere coerenti con quanto chiediamo al mondo del lavoro. Si trattava di essere giusti».
Il confronto con gli stagisti assegnati agli uffici del Parlamento europeo, i famosi tirocini Schuman, era in effetti eclatante: i tirocinanti Schuman ricevono una borsa mensile che varia dagli 862 euro ai 1.900 a seconda del paese in cui si svolge lo stage, attestandosi a 1.400 euro per quelli – i più numerosi – in Belgio.
Da tre anni dunque le regole sono cambiate anche per i tirocinanti dei deputati e tutto grazie a un lungo lavoro cominciato nel 2017 dall’Intergruppo giovani, all’epoca guidato da Brando Benifei, in prima battuta attraverso una campagna per tirocini più giusti, #fairinternships, volta a fotografare la situazione in atto e soprattutto a lanciare un dibattito sul tema sensibilizzando non solo i deputati ma anche il mondo esterno, spesso ignaro di quanto succedesse. Poco prima era stato condotto un sondaggio tra i tirocinanti dei parlamentari europei e dei gruppi politici che aveva coinvolto più di 250 stagisti. Di questi quasi due su dieci avevano svelato di non avere alcun rimborso spese mensile, stesso rapporto per quanti avevano un rimborso variabile tra i 300 e i 600 euro al mese, che saliva tra i 600 e i mille solo per quattro stagisti su dieci.
A quel punto è cominciato il lungo lavoro di dibattito per portare a una riforma che riguardasse il problema dell’indennità mensile, e che mirasse più in generale a dare maggiori tutele a questo tipo di stagisti. Il compito di decidere se cambiare o meno le regole spettava al bureau del parlamento, ovvero al presidente e vicepresidente allargato ai questori. Ed è qui che si è inserita l’opera di lobbying all’interno del bureau di presidenza da parte dell’Intergruppo giovani. «Sono partite le verifiche anche con l’amministrazione centrale per capire quali fossero le possibilità concrete in termini di legge per modificare queste regole. E lì è stato importante il grosso sostegno ricevuto dal presidente David Sassoli, che ha appoggiato questa riforma e consentito la revisione delle regole» ricorda Benifei. Le modifiche non riguardano solo l’aspetto economico, molto importante, ma tutta una serie di altri punti focali come la durata e le possibilità di rinnovo.
Nel testo del documento approvato nelle premesse si legge che «I tirocini presso i deputati al Parlamento europeo contribuiscono all’educazione europea e alla formazione professionale» e che «È opportuno adottare norme e orientamenti comuni relativamente ai tirocinanti dei deputati per migliorare la qualità dei tirocini, in particolare per quanto riguarda (…) le condizioni di lavoro, compresa una remunerazione dignitosa».
Nelle disposizioni generali all’articolo 2 si stabilisce che «i deputati possono avere contemporaneamente fino a tre tirocinanti alla volta» e che le loro funzioni «non possono, in alcun caso, essere di natura tale da sostituire l’impiego di un assistente parlamentare». L’età minima per l’ammissione a questo tipo di stage è fissata all’articolo 3 in «almeno diciotto anni alla data di inizio, per i tirocini sulla base di una convenzione con il Parlamento europeo». Età che può scendere a quattordici per i tirocini nello Stato membro di elezione «a condizione che il tirocinio si inserisca nel quadro di un’esperienza lavorativa da completare nell’ambito del loro corso di studi».
Gli articoli decisamente più interessanti per gli stagisti sono quelli che vanno dal sei al dieci e che riguardano la durata e il rimborso spese. Nel nuovo rimborso spese si stabilisce che i tirocini possono durare dalle sei settimane ai cinque mesi consecutivi. C’è possibilità di proroga dello stage, ma non di rinnovo. Questo vuol dire che a stage in corso è possibile prorogarne la durata «per un massimo di quattro mesi consecutivi» anche con un deputato diverso, ma «non vi possono essere interruzioni o sospensioni tra la data menzionata nel contratto di tirocinio e la proroga». In totale, lo stage non può superare i nove mesi.
La grande novità è contenuta nell’articolo 9 in cui si precisa che il tirocinante firma una convenzione di tirocinio con l’autorità competente presso il Segretariato del Parlamento. In pratica tutto il processo di firma del contratto di stage ora è a carico dell’amministrazione del Parlamento europeo – il che garantisce una verifica di regolarità maggiore.
Di indennità mensile si parla invece all’articolo 10: l’importo è deciso liberamente dal deputato ed è compreso tra gli 838 e i 1.374 euro. La cifra minima è fissata a livello del salario minimo legale in Belgio, mentre il tetto massimo è fissato al livello medio della borsa per i tirocini Schuman. La cifra non è comunque fissa perché ogni anno gli stipendi sono indicizzati all’inflazione.
Quando il deputato decide di prendere uno stagista può quindi decidere che cifra destinargli mensilmente. Il Parlamento europeo fornisce anche un’assicurazione malattia e infortunio per i tirocinanti. I deputati possono offrire anche uno stage da svolgere nel Paese membro del Parlamento, ovvero quello di provenienza: anche in questo caso si applicano le regole descritte fin qui.
Diversa la situazione per le visite studio, per le quali non c’è obbligo di rimborso spese – ma nemmeno divieto: un emolumento può comunque essere dato a discrezione del singolo parlamentare. Cambiano però i tempi: la durata massima di una study visit è di sei settimane e prima di eventualmente farne una seconda devono passare dodici mesi. Questo per evitare che le study visit diventino una sorta di prodromo a un eventuale tirocinio. Se l'eurodeputato decide, nonostante l’assenza di un obbligo, di pagare lo stesso un contributo monetario al giovane, potrà darglielo con la formula una tantum e l'importo massimo è una mensilità della borsa per tirocini Schuman: in pratica il tetto massimo dei 1.374 euro per sei settimane.
In attesa di poter fare un bilancio – che slitta a questo punto al prossimo anno – sui numeri e i risultati di questo provvedimento, le sfide si allargano al mondo esterno. «Il Parlamento sarà impegnato soprattutto a dare corpo al piano NextGenerationEU e farsi guardiano e promotore di quanto emerso dall’esperimento di democrazia che è stata la Conferenza sul Futuro dell’Europa» conclude Benifei: «L’eredità più importante che dobbiamo saper raccogliere e quella di organizzare stabilmente la consultazione delle giovani generazioni sulle politiche europee. A partire da due iniziative concrete: la proposta di direttiva europea sul salario minimo europeo e quella di direttiva sui lavoratori delle piattaforme digitali, attualmente in discussione».
Marianna Lepore
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