Quanto vale la laurea? E difficile valutarlo, ma è una domanda a cui dovrebbero dare una risposta almeno i bandi dei concorsi pubblici, dal momento che i punteggi vengono calcolati in base al superamento di alcune prove o al curriculum. Dopo la riforma universitaria è però nato il caos: vecchio o nuovo ordinamento, quadriennali, quinquennali, triennali, specialistiche. Valutare l’equipollenza, ovvero la parità di valore, tra un titolo e l’altro diventa un’operazione matematica con mille incognite. Per questo il ministero dell’Università e la ricerca ha stabilito, tramite specifici criteri e riferimenti normativi, l’equiparazione tra lauree in modo univoco e facilmente consultabile, con lo scopo di evitare errori ed omissioni: la tabella ufficiale è stata fissata dal decreto del 9 luglio scorso, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 7 ottobre (n. 233/2009).
La corrispondenza difficilmente è univoca: una laurea in lettere del vecchio ordinamento a cosa corrisponde? A una triennale o ad una specialistica? Il decreto passa la palla agli atenei: «Tenuto conto della suddivisione delle lauree del vecchio ordinamento in più percorsi indipendenti, qualora una delle citate lauree trovi corrispondenza con più classi di lauree specialistiche o magistrali, sarà compito dell'Ateneo che ha conferito il diploma di laurea rilasciare, a chi ne fa richiesta, un certificato che attesti a quale singola classe è equiparato il titolo di studio posseduto, da allegare alle domande di partecipazione ai concorsi insieme con il certificato di laurea».
Qui nasce il problema: sono pochi i bandi di concorso dove è chiaro il titolo necessario e quanto viene valutato. Basta dare un’occhiata a quanto viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale e si scoprono anomalie di non poco conto. Si trovano bandi dell’università La Sapienza di Roma che richiedono «un qualsiasi diploma di laurea del vecchio ordinamento, specialistica o magistrale, o una qualsiasi laurea triennale», senza spiegare se il punteggio varia oppure no. Oppure l’Opera pia di Colaniz che chiede «il diploma di laurea assorbente le competenze dei diplomi cui sopra [geometra o perito industriale, ndr] o equipollenti»: sembra che essere ingegneri, architetti o aver conseguito una laurea triennale sia indifferente. Per l’Istituto nazionale di oceanografia basta un qualsiasi «diploma di laurea [più correttamente chiamate lauree di primo livello, ndr] in materie scientifiche»; il Consorzio parco regionale Orobie bergamasche, addirittura, richiede il diploma ragioneria o le «lauree ritenute assorbenti dalla commissione esaminatrice preposta», senza lasciar intendere su quali criteri i commissari giudicheranno la validità di un titolo di laurea. Una gran confusione a cui si spera che il decreto possa porre un po’ di ordine.
Eleonora Della Ratta
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