Lavoro nei tribunali, stabilizzazione della discordia: gli ex militari chiedono pari diritti rispetto agli ex stagisti

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 19 Nov 2022 in Notizie

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Alla fine è arrivato: il 10 novembre è stato pubblicato dal ministero della Giustizia l’avviso di stabilizzazione per operatori giudiziari ovvero l’assunzione con contratto a tempo indeterminato di 1.200 unità totali di personale non dirigenziale. La notizia attesa dai circa 1.600 operatori attuali, è stata una sorta di regalo di Natale anticipato per chi da dieci anni, prima come tirocinante e poi con un contratto precario, ha aiutato tribunali e corti di appello nel loro funzionamento. I bandi per il tempo determinato erano stati pubblicati nel 2020 per un totale di circa 2mila soggetti ma non tutti i posti sono stati coperti dal concorso perché qualcuno nel frattempo ha vinto altre selezioni o intrapreso altre strade.

Ma come spesso è capitato in questo decennio la notizia ha anche nuovamente spaccato il gruppo, lasciando fuori dalla stabilizzazione circa 200 ex appartenenti alle Forze armate e una 70ina dei tirocinanti articolo 73, ovvero i cosiddetti tirocinanti dei magistrati, a cui si aggiungono anche una manciata di tirocinanti ex articolo 37. Sigle che sembrano incomprensibili, dietro cui ci sono persone in carne e ossa, lavoro quotidiano e speranze che proveremo a spiegare in questo articolo.

«Al termine dei due concorsi, in 1.558 sono stati assunti a tempo determinato. Di questi circa 1.200 sono ex tirocinanti» spiega alla Repubblica degli Stagisti Roberto Chierici, 34 anni, ex militare che dal marzo del 2021 lavora come operatore giudiziario nell’ufficio spese di giustizia a Chieti: «I militari dovevano essere 300, visto che c'era il 30 per cento dei posti riservato: eravamo inizialmente 250, poi qualcuno ha superato altre selezioni come quella per 616 posti come assistente giudiziario, qualcuno nell’ufficio per il processo, altri come data entry e i numeri oggi sono di circa duecento». Militari ed ex militari compongono quasi il novanta per cento del bacino degli esclusi che al momento «sono principalmente nelle sedi più distanti: in particolare Sicilia e Sardegna, poi Milano, Udine e qualcuno a Roma». Disposizione geografica comprensibile visto che trovandosi negli ultimi posti della graduatoria hanno quasi sempre dovuto scegliere le sedi non assegnate ad altri.

Perché sono ora stati esclusi dalla trasformazione in tempo indeterminato del contratto? Per una questione di tempi di durata dei contratti pregressi ma sopratutto di “requisiti” che prima non erano stati richiesti, e ora invece sembrano essere vincolanti per poter passare al livello successivo. «L’ultimo decreto, approvato a maggio, prevede la stabilizzazione per gli operatori che erano in carica quel mese ma che avessero prestato servizio all’interno dell’amministrazione della giustizia per un periodo di almeno 36 mesi». Il contratto a tempo determinato per gli operatori, però, era di soli due anni, non tre: e allora è stato riconosciuto ai tirocinanti che sono stati alcuni per un decennio negli uffici giudiziari, il periodo mancante con i mesi di stage. «E giustamente!» sottolinea Chierici: «Non so neanche come abbiano fatto ad attendere per la stabilizzazione tutti questi anni. Noi ex militari, però, non avendo i mesi di tirocinio perché veniamo da un altro mondo, dal ministero della difesa, abbiamo come periodo lavorativo solo quello prestato da quando siamo entrati per concorso: marzo 2021. Questo significa che al termine del 2023, che è la data ultima individuata dal ministero per raggiungere i 36 mesi e poter stabilizzare i dipendenti, non raggiungeremo il requisito perché ci mancheranno ancora tre mesi».  

Chierici è stato militare volontario, “vfp1” come si dice in gergo tecnico, in realtà soltanto per un anno, subito dopo il diploma. Poi ha fatto l’imprenditore gestendo negozi nel settore della telefonia e successivamente ha intrapreso una carriera all’interno della grande distribuzione organizzata: «Prima caposettore, poi vicedirettore e infine direttore: lavoravo anche 70-80 ore alla settimana. Poi ho avuto questa occasione di entrare nella pubblica amministrazione e per una questione di sicurezza, di poter lavorare in tranquillità, visto che ho tre bimbi piccoli di cui uno gravemente disabile, ho deciso di tentare il concorso. Come la maggior parte di quelli che hanno partecipato, l'ho fatto anch'io per la sicurezza che un contratto in un ministero può dare».

Il bando del 2020, infatti, prevedeva che il trenta per cento dei posti fosse riservato «ai volontari in ferma breve e ferma prefissata delle Forze armate congedati senza demerito ovvero durante il periodo di rafferma, ai volontari in servizio permanente, nonché agli ufficiali di complemento in ferma biennale e agli ufficiali in ferma prefissata che hanno completato senza demerito la ferma contratta». I requisiti richiesti dal bando erano quelli di aver completato il periodo di perfezionamento presso l’ufficio per il processo, oppure il tirocinio formativo all’articolo 37, o quello all’articolo 73, o il tirocinio presso gli uffici giudiziari o un periodo di volontariato in ferma breve e prefissata delle Forze armate ed essere stati congedati senza demerito; o infine essere ufficiali di complemento con all'attivo la ferma biennale prefissata o contratta, sempre senza demerito.

«Se non era previsto che noi avessimo i requisiti nel bando precedente, quando siamo entrati dopo colloquio solo con il titolo della riserva, perché dovremmo averli adesso?» chiede Roberto Chierici: «Perché all’epoca non erano necessari gli anni di tirocinio precedenti, ma la sola riserva, mentre ora avere la qualifica di militare sommato ai due anni di contratto non è sufficiente? Capisco si voglia dare il merito agli ex tirocinanti per i tanti anni dentro gli uffici giudiziari, ma non si può fare questa discriminazione. Fino a pochi giorni fa sembrava ci potessimo ugualmente registrare sulla piattaforma: poi all’ultimo abbiamo scoperto che non era così».

Questo perché il provvedimento di assunzione a tempo indeterminato è dedicato agli operatori giudiziari che entro fine 2023 raggiungono il periodo dei 36 mesi di contratto contando anche l’eventuale periodo di tirocinio. E, infatti, il periodo di assunzioni secondo quanto previsto dal bando sarà suddiviso in due tranche: la prima partirà a gennaio 2023 ed è per quei soggetti a cui il tirocinio termina a fine anno e hanno, quindi, due anni interi di contratto a tempo determinato più i periori precedenti di tirocinio negli uffici giudiziari che gli valgono come ulteriore anno. Poi ci sarà la seconda fase di assunzioni dedicata agli ex stagisti a cui il contratto da operatore scade nel 2023 e quindi possono contare su due annualità di lavoro dipendente più, sempre, periodi di tirocinio passati.

«La nostra categoria, di militari o ex, invece, non riuscirebbe a rientrare nemmeno in questa seconda tranche» ribadisce Chierici «perché i nostri contratti attuali scadono a marzo 2023 per un totale di due anni, a quel punto ci mancano comunque 12 mesi per poter richiedere l’assunzione a tempo indeterminato». Per questo motivo la richiesta è la proroga di un anno del contratto a tempo determinato fino al marzo 2024 e l’estensione di tre mesi a partire dal dicembre del prossimo anno della validità temporale in cui il ministero potrà procedere all’assunzione. Questo garantirebbe i duecento appartenenti alle forze armate. Stessa richiesta anche per i tirocinanti articolo 37. Per gli articolo 73, invece, basterebbe solo una proroga di sei mesi fino al termine del prossimo anno per riuscire a raggiungere le mensilità.

Chierici ci tiene a sottolineare che la loro non è un battaglia contro gli altri colleghi che provengono da anni di stage: «La loro stabilizzazione è giustissima. Però siamo vincitori del medesimo concorso pubblico riservato, abbiamo fatto la stessa prova di selezione, svolto gli stessi lavori, abbiamo diritto alla stessa parità di trattamento, che ci consenta di raggiungere questi 36 mesi».

C’è un altro aspetto da non sottovalutare: tribunali ed uffici giudiziari hanno bisogno di questi soggetti, che ad oggi sono loro dipendenti. Non rinnovarli, e non stabilizzarli, significherebbe dover procedere eventualmente a nuovi concorsi per coprire i posti rimasti rimasti vacanti. È evidente che non sarebbe conveniente. Gli operatori giudiziari lo sanno e hanno cominciato a cercare l’appoggio del mondo politico, che negli ultimi anni ha più volte dato attenzione alla situazione degli ex tirocinanti. L’obiettivo è appunto far inserire nel decreto milleproroghe, in approvazione verso fine anno, un articolo che consenta di prorogare i contratti ed estendere il periodo della stabilizzazione.

La segretaria generale di Confintesa, Confederazione sindacale nata nel 2003 attiva soprattutto nel pubblico impiego e critica sul sistema di rappresentazione sindacale esistente in Italia, Claudia Ratti, ha inviato a metà novembre una nota ai ministri della giustizia e della difesa, Carlo Nordio e Guido Crosetto, sottolineando come il provvedimento di stabilizzazione abbia escluso di fatto gli ex militari che non possono contare sui tre anni di servizio e ricordando che l’articolo 1014 sulla riserva in favore dei militari congedati «prevede in particolare che la riserva vada applicata a tutti i bandi di concorso e provvedimenti che contemplano le assunzioni di personale non dirigenziale».

Eugenio Marra della Cisl e Felicia Russo della Cgil, dal canto loro, hanno richiesto insieme un incontro al Capo di gabinetto del ministero della Giustizia per capire se i contratti saranno rinnovati o no. Nel frattempo è stata confermata una manifestazione unitaria di Cgil, Cisl e Uil "Stabilizzazione precari giustizia, Nessuno escluso!", mercoledì 23 novembre alle 14 a Roma in Piazza Cairoli, vicino al ministero della Giustizia. La richiesta dei sindacati è che
«siano adottati i provvedimenti normativi necessari a garantire nelle more dell'espletamento della procedura assunzionale, la proroga dei contratti in scadenza nonché l'ampliamento della platea dei beneficiari della procedura di stabilizzazione al fine di ricomprendere tutti gli operatori giudiziari con rapporto a tempo determinato attualmente in servizio».

«Il presidente della Commissione giustizia della Camera, Ciro Maschio, ha detto qualche giorno fa che cercheranno di affrontare il tema in legge di bilancio», racconta Chierici. Ed è stata accolta come raccomandazione al Governo l’Ordine del giorno presentato la settimana scorsa alla Camera da Devis Dori, membro della Commissione giustizia, per chiedere al Governo di «prevedere l’immediata proroga dei contratti in scadenza e l’ampliamento della platea dei beneficiari della procedura di stabilizzazione» e consentire così agli operatori giudiziari attualmente in servizio a tempo determinato la trasformazione in indeterminato.

Bisognerà ora vedere se il nuovo Governo accoglierà queste richieste.

Marianna Lepore

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