La Fnsi dichiara guerra agli stagisti giornalisti. Quaranta praticanti rifiutati a pochi giorni dall'inizio degli stage: «Le testate in stato di crisi non possono utilizzarli»

Ilaria L. Silvuni

Ilaria L. Silvuni

Scritto il 21 Giu 2010 in Notizie

Sono una quarantina i praticanti delle scuole di giornalismo che un mese fa sarebbero dovuti entrare in stage in radio, televisioni e giornali e sui quali invece il 29 aprile è piovuta una doccia fredda: i sindacati hanno posto il veto, temendo che gli stagisti sarebbero stati usati per riempire posti vacanti "a costo zero", e li hanno lasciati fuori dalle redazioni. I casi più numerosi al Gruppo l’Espresso: la Repubblica con i vari supplementi periodici, il settimanale L'espresso, quotidiani locali, un bisettimanale, radio nazionali e tv. Una degli stagisti rigettati è Chiara Santato del master dell’università di Padova [nell'immagine a destra, l'homepage del sito della scuola]: doveva partire proprio il 29 aprile per Roma, ma quel giorno è arrivata la comunicazione dei Cdr. «I documenti li avevo già firmati» racconta alla Repubblica degli Stagisti «una telefonata invece ha cambiato tutto: stato di crisi, niente Kataweb». Chiara è riuscita a trovare un altro stage ma si chiede: «Quale eredità ci vuole lasciare chi ha creato questa situazione?». Una sua compagna, Valeriana Semeraro, ricorda: «Mi dovevano assegnare alla RepubblicaTV e Radio Capital», ma a tre giorni dall’inizio dello stage «è arrivata una comunicazione via mail all’università ed è saltato tutto».
Per protestare, alcuni praticanti hanno aperto su Facebook il gruppo
«Gli studenti delle scuole di giornalismo che non hanno diritti», che ad oggi conta oltre 500 iscritti, e provato a farsi sentire con la Fnsi e l'Ordine dei giornalisti. Senza successo: il sindacato ha mantenuto la sua posizione e l'Ordine si è limitato a promettere che offrirà sostegno a chi volesse intraprendere azioni legali contro questa esclusione. Ma realisticamente, chi si metterebbe contro una testata giornalistica per uno stage di un paio mesi, rischiando di inimicarsi (per sempre) la direzione?
Comunque non in tutte le scuole è successo l’"inferno"
: come spiega Paola Abbiezzi, che segue gli stagisti dell’
università Cattolica di Milano, «l’organizzazione della nostra didattica prevede lo svolgimento degli stage nei mesi di settembre e ottobre». Per molti dei candidati era stata comunque confermata la destinazione, ma si è riusciti a «tamponare le ferite, non senza difficoltà». Uno degli studenti, Fabio Forlano, racconta: «Già a febbraio ci avevano avvisato dell’impossibilità di fare stage presso Ansa, La Stampa, Rcs, Il Sole 24 Ore, etc.». Anche qui, l’unico inconveniente è sorto per quegli otto che avevano scelto Repubblica. Stesso copione all'università di Torino, come conferma Sabrina Roglio, coordinatrice del master. Silvia Gazzola, tutor del master dello Iulm di Milano, tranquillizza dicendo: «Le grandi redazioni o le grandi agenzie come Ansa e Apcom hanno detto fin da subito no. Ci siamo così spostati su testate più giovani e piccole. Inoltre, i molti studenti che avevano fatto richiesta di stage presso Mediaset sono stati confermati».
L’organizzazione ha retto anche in un’altra scuola milanese, la Walter Tobagi. Elisa Sgorbani, dell’ufficio organizzazione e relazioni esterne, racconta che «per i mesi di maggio e giugno sono 29 gli studenti del secondo anno che effettuano lo stage conclusivo del corso che terminerà il 30 giugno. I prossimi stage si effettueranno a settembre e ottobre per gli studenti del primo anno, ancora in corso». Sette i casi problematici  “ricollocati”.
Per il
centro di giornalismo radiotelevisivo di Perugia risponde alla Repubblica degli Stagisti il coordinatore didattico Nunzio Bassi: «Su 25 allievi nessuno è stato “rimbalzato” dalle redazioni. Questo perché gli studenti che quest’anno devono svolgere il periodo in stage sono quelli che concludono il biennio (sistema radiotelevisivo): il problema si è presentato l’anno scorso per gli stessi studenti che dovevano fare esperienza nelle redazioni della carta stampata».
“Vittime” destinate al Gruppo l’Espresso anche in Puglia, Lazio e nelle Marche. Emilio Cattolico, studente del
master dell’università di Bari, riferisce che i casi nel suo corso sono stati quattro: «Uno ero io. Dopo numerosi sforzi siamo stati tutti ricollocati in altre sedi. Io ero stato assegnato alla redazione di Repubblica Milano; dopo il loro “no” sono stato mandato alla redazione del Giornale». Lorenzo d’Albergo frequenta la scuola di giornalismo alla Luiss di Roma. «Cinque miei compagni», racconta,  «erano stati collocati a Repubblica, altri sei, me compreso all’Agi. Abbiamo trovato tutti delle valide alternative: Tgr Rai,  Leggo, Gr Rai, Adn Kronos Aki. Io sono andato al Tg1 cronaca».
Giovanni Stinco della
scuola di giornalismo di Bologna Ilaria Alpi racconta: «Eravamo stati selezionati in quattro per iniziare all’Ansa ma nel nostro caso grazie a un mese e mezzo di preavviso siamo riusciti senza grosse difficoltà a trovare delle alternative. Altri quattro compagni, invece, hanno ricevuto la comunicazione dell’annullamento degli accordi presi solo un paio di giorni prima dell’inizio a Repubblica». Da quel momento si sono attivati per trovare una nuova sistemazione: «Ufficio stampa del Pd di Modena, Agenda di Bologna, ufficio stampa della Regione Emilia Romagna e redazione del manifesto». Dall’università di Urbino Chiara Zappalà: sarebbe dovuta andare anche lei a Repubblica a partire dal 3 maggio, la convenzione di stage era stata firmata da qualche settimana, «ma il giovedì prima di iniziare», ricorda, «mi è stato detto che le redazioni in stato di crisi avrebbero bloccato l’ingresso agli stagisti». E commenta polemica: «Mi sembra poco onesto che un’azienda editoriale, consapevole del suo stato di crisi, richieda in un primo momento i tirocinanti a costo zero e poi, sotto pressioni sindacali, li scarichi a patti firmati». Dopo il blocco dello stage a Repubblica Palermo Chiara ha trovato posto al manifesto a Roma, nella redazione economico-sindacale.
La crisi dell’editoria ha coinvolto anche l’Agi e, indirettamente, i ragazzi del
master dell’università di Salerno come Giovanni Iannaccone. Il suo stage era nell’agenzia a Roma e doveva iniziare il 3 maggio. «Il 30 aprile c'è stata una riunione di redazione per discutere con i tutor dell'ultimo numero del nostro giornale e il coordinatore ci ha detto: “Purtroppo abbiamo avuto dei problemi con l'Agi che ha appena comunicato di aver bloccato gli stage”».
Il caso che ha riscosso più clamore è stato quello che ha coinvolto il quotidiano fondato da Gramsci
. Storie come quella di Cristiano Vella che racconta: «3 maggio, redazione dell’Unità. Siamo quattro praticanti: il sottoscritto e Santo Iannò dal master dell’università di Salerno, assegnati alla redazione sportiva e al centrale, e Giulia Torbidoni e Veronica Ulivieri dell’Ifg di Urbino, assegnate alla redazione politica». I ragazzi lavorano fin da subito (firmando alcuni pezzi) ed è proprio questo il motivo che fa scatenare il problema. «Il cdr alza la voce: “Lo stagista – ci dicono – non deve assolutamente entrare nel processo di produzione del giornale, perciò farete una ricerca”. Di manodopera tuttavia c’è bisogno, e noi siamo qui per lavorare, così si continua con le vecchie attività, coi vecchi orari non da stagisti (10-22, più o meno) e qualche altro articolo firmato compare. Di nuovo il putiferio: “Ragazzi – ci avvertono – potremmo quasi mettere fine allo stage”: non possiamo fare nulla, tranne che ricercare pezzi vecchi usciti su altri giornali, per un articolo che eventualmente sarà pubblicato quando andremo via». Il clima non è rilassato e le due ragazze “scappano” via – perché totalmente estromesse da ogni attività – prima di ricevere la comunicazione scritta dell’interruzione forzata dello stage; i due ragazzi, invece vengono mandati a casa poco dopo.

Ilaria L. Silvuni


Per saperne di più sull'argomento leggi anche:
- Crisi dell'editoria: per i neogiornalisti il futuro è incerto - Pianeta praticanti: inchiesta della Repubblica degli Stagisti / quarta puntata

- Luca De Vito: «Alla scuola di giornalismo un praticantato stimolante, ma niente certezze per il futuro»
- Il Fortino, una riflessione di Roberto Bonzio sui giornalisti di domani: «Oggi chi è dentro le redazioni è tutelato, ma fuori ci sono troppi sottopagati» 

 

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