Lo stage è una misura per aiutare i giovani a completare la formazione ed entrare nel mondo del lavoro. Giusto? Non proprio. Talvolta, specie in Italia, questo strumento viene usato anche su persone che giovani non sono più. Anzi, i dati dimostrano che nell’ultimo decennio sono raddoppiati i tirocini extracurricolari attivati a favore di persone tra i 35 e i 54 anni, e sono triplicati quelli che coinvolgono over 55.
Nello specifico, tra il 2012 e il 2019 il numero di persone tra 35 e 54 anni coinvolte in esperienze di tirocinio extracurricolare è passato da poco meno di 26mila a poco meno di 49mila all’anno. E il numero di persone di oltre 55 anni da poco più di 3mila a quasi 10mila all’anno.
Per quanto riguarda gli effetti del Covid, se in generale nel 2020 il numero di attivazioni si è ridotto di oltre un terzo (meno 34%) rispetto al 2019, in proporzione i giovani sono stati molto più colpiti rispetto agli adulti. La tendenza tracciata dai numeri è chiara: più si sale di età, meno l’effetto del Covid è stato forte. Osservando le quattro classi anagrafiche in cui il ministero del Lavoro suddivide tutte le persone che fanno tirocini extracurricolari si vede che per gli under 25 il calo delle attivazioni è stato del 36%. La classe immediatamente successiva, che comprende le persone che hanno tra 25 e 34 anni, ha patito un calo del 33%. Per gli stagisti (o aspiranti tali) tra i 35 e i 54 anni l’impatto è stato del -32%.
Ma il risultato più inaspettato, come anticipato, è quello degli stagisti attempati: le persone di più di 55 anni avviate in stage hanno visto una riduzione delle opportunità molto contenuta: solamente un -20%. Ben 8mila tirocini per over 55 hanno preso avvio nel 2020, mentre nel 2019 erano stati un po’ meno di 10mila.
Ma i tirocini servono davvero a questo esercito di stagisti adulti-quasi-anziani?
Nel caso di persone over 35 è chiaro che non si può fare il giochino – un po’ ipocrita, a dirla tutta, anche quando si tratta di giovani – della “formazione come unico obiettivo”: non si può dire, insomma, che una persona che fa uno stage a quaranta o cinquant’anni lo faccia senza avere lo scopo di essere assunta.
Gli stage, a quell’età, sono nella stragrande maggioranza dei casi un male necessario per chi è rimasto disoccupato e ha bisogno di ritrovare un lavoro e uno stipendio. E’ davvero raro trovare qualcuno che a quell’età desidera davvero fare uno stage per il solo “gusto” di apprendere competenze nuove, senza un obiettivo occupazionale.
E qui torna in gioco il ministero del Lavoro, che attraverso il sistema delle CO (le Comunicazioni Obbligatorie) ha modo di conoscere nel dettaglio l’efficacia di ogni tirocinio proprio dal punto di vista occupazionale. C’è dunque, in teoria, modo di sapere con precisione assoluta quanto il tirocinio serva agli over 35 per trovare lavoro.
Ma in pratica non si sa. Questo perché il ministero non fornisce dati specifici sulla percentuale rilevata di assunzioni che seguono le esperienze di tirocinio extracurricolare. Non li fornisce in generale, e di conseguenza non li fornisce specificamente per gli adulti-anziani.
Una cattiva notizia è che nessuno dei due Rapporti Anpal sui tirocini, il primo pubblicato nel 2019 e il secondo pubblicato nel 2021, nel capitolo sugli esiti dei tirocini extracurricolari riporta dati disaggregati rispetto all'età degli stagisti assunti, fatta salva una tabella pressoché incomprensibile che fa cenno agli “Effetti marginali medi. Valori percentuali” secondo un “modello logistico” che “utilizzando i predittori descritti in precedenza [stima] la probabilità di ingresso nell’occupazione nei 6 mesi successivi alla fine del tirocinio”. Gli over 40, per la cronaca, sono quelli che hanno il valore più negativo di tutti.
Una buona notizia è che la Repubblica degli Stagisti dispone di alcuni dati inediti, che potete leggere in un altro articolo di questo approfondimento. Tali dati confermano che purtroppo che lo stage non è granché efficace a livello occupazionale per gli adulti.
L’appello della Repubblica degli Stagisti è alla massima trasparenza: il ministero renda pubblici ogni anno, nel Rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie, classe di età per classe di età, i dati su quanti stagisti vengono assunti dopo aver effettuato uno stage. Lo faccia da subito, dal prossimo Rapporto (la cui uscita è prevista per maggio-giugno 2022, con i dati del 2021). La trasparenza è importante per valutare l’efficacia di questo strumento per ogni classe anagrafica, ma diventa fondamentale quando si parla di tirocinanti adulti, per i quali la prospettiva di essere assunti è ancor più vitale che non per gli stagisti ventenni.
Il ministero dovrebbe dare anche i dettagli sul numero di attivazioni e sul numero di assunzioni post stage scorporati Regione per Regione e settore professionale per settore professionale – e può farlo, sempre grazie al database di CO già in suo possesso. In questo modo si potrà capire quanto, per esempio, siano frequenti e siano utili a livello occupazionale i tirocini per gli ultracinquantacinquenni siciliani, o veneti, o laziali; quanto sia probabile che un 40enne venga assunto dopo uno stage svolto nel settore dell’Industria, o dei Trasporti, o del Commercio. Se le stagiste cinquantenni abbiano più o meno probabilità di essere assunte degli stagisti coetanei maschi.
Dare questi dettagli permetterebbe anche di capire quali sono le Regioni (a naso, quelle del Mezzogiorno) dove il tirocinio è più utilizzato verso persone adulte, e in quali settori professionali (a naso, il Pubblico impiego) questi stagisti anzianotti vengono collocati.
Non pubblicare questi dati equivale, di fatto, a nasconderli, e a privare i cittadini e i politici di elementi-chiave per valutare quanto, quando e dove possano (o non possano) essere utili i tirocini per persone adulte e, nel caso degli over 55, quasi anziane. E quanto valga la pena finanziare con milioni di euro ogni anno programmi di tirocinio destinati a persone over 35, quando tali programmi, come già avevamo denunciato in vari articoli qui sulla Repubblica degli Stagisti, sono spesso dei “depositi” dove vengono scaricate persone scarsamente occupabili in attesa che raggiungano l’età per la pensione, quando sono scadute tutte le altre possibilità di ammortizzatori sociali.
Ecco, perché lo stage su persone quarantenni e cinquantenni non continui ad essere un improprio ammortizzatore sociale di ultima istanza c’è bisogno dei dati sulla sua efficacia occupazionale. Si tratta di dati in possesso del ministero: ora tutto sta a renderli pubblici.
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