Un terzo delle opportunità di stage cancellato dal Covid, finalmente i dati inediti su tutto il 2020

Scritto il 25 Mar 2021 in Notizie

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Il Covid ha fatto calare esattamente di un terzo le opportunità di stage. Finalmente la Repubblica degli Stagisti è in grado di pubblicare i dati dell’intero 2020 e fare un confronto con l’anno precedente, per capire quanto la pandemia abbia impattato sui giovani (e meno giovani) e sulle dinamiche della transizione dalla formazione al lavoro.

I numeri inediti ottenuti dal ministero del Lavoro raccontano l’andamento del 2020 trimestre per trimestre. Nel trimestre gennaio-marzo, solo parzialmente toccato dalla pandemia, il calo delle attivazioni di tirocini extracurricolari (gli unici monitorati e conteggiati a livello ufficiale) è stato pari a –18%. Poi c’è stato il vero e proprio crollo, in concomitanza con il primo grande lockdown: tra aprile e giugno gli stage in Italia sono calati del 73%. Il trimestre estivo è stato quello della ripresa, del ritorno a una parvenza di “normalità”, e quindi anche gli stage sono ripresi: infatti tra luglio e settembre il calo registrato è stato solo del 12%. E adesso sono arrivati anche i dati dell’ultimo trimestre del 2020, che fotografano una situazione in cui tra ottobre e dicembre 2020 è stato attivato quasi il 26% in meno (per la precisione, –25,7%) di stage rispetto allo stesso periodo del 2019.

stage lavoro covidIn numeri assoluti: 234.513 percorsi formativi extracurricolari attivati in tutta Italia nel 2020 a fronte dei quasi 356mila che erano partiti nel 2019. Il calo percentuale è dunque del 34,1%: vuol dire appunto che poco più di un terzo delle opportunità di tirocinio abitualmente disponibili in Italia sono state cancellate dal Covid.

E bisogna subito dire che le donne hanno patito di più la riduzione di stage rispetto agli uomini: per loro il numero di attivazioni tra 2019 e 2020 si è ridotto di oltre il 36%, mentre il calo registrato per i maschi è rimasto appena al di sotto del 32%.

Nel dettaglio, se è vero che i numeri dell’intero anno non sono disastrosi dal punto di vista del genere – dei 234.513 tirocini partiti nei 12 mesi, 114.304 pari al 48,7% ha riguardato donne, e 120.209 pari al 51,3% ha riguardato uomini – è la tendenza a preoccupare.

Primo trimestre 2020, praticamente Covid-free salvo nell’ultimo dei tre mesi (marzo): il calo degli stage c’è ma è contenuto, solo grossomodo un –18%, e lo sentono lievemente più le donne (–18,1%) che gli uomini (–17,6%). Secondo trimestre, arriva la megabatosta, gli stage calano più o meno del 73%, e questa volta le donne sentono la botta ben più degli uomini, con uno “scarto di genere” di ben quattro punti percentuali: 74,7% di tirocini in meno attivati a favore di stagiste, contro il –70,9%  rilevato per i tirocini a favore di stagisti.
Lo svantaggio per le donne continua anche nei numeri “in ripresa” del terzo trimestre: tra luglio e settembre il calo medio rilevato è del 12%, ma gli uomini patiscono solo un –10,3%, a fronte di un –13,7% delle donne. Lo “scarto di genere” resta oltre tre punti punti percentuali.
E si arriva così al quarto trimestre, quello per cui sono ora disponibili i dati inediti. Qui la disparità di genere si fa clamorosa: a fronte di un –25,7% “generale” ci sono quasi nove punti percentuali di scarto tra le opportunità di stage andate perse per le donne (–29,9%) e quelle andate perse per gli uomini (–21,1%).   

La disparità è ancor più evidente se si pensa che lo stage fino al 2019 era stranamente rimasto una “oasi” di parità di genere, con le occasioni equamente distribuite – trimestre dopo trimestre, anno dopo anno – in una misura del 50-50 tra stagisti e stagiste, o al massimo del 49-51 (e quasi sempre in favore delle donne). Nel 2019, per fare un esempio, si erano registrati 179mila stage attivati a favore di donne e poco meno di 177mila attivati a favore di uomini: insomma, parità perfetta.

I dati assolutamente inediti arrivati dal ministero permettono anche di avere una qualche idea anche sull’impatto del Covid sull’efficacia del tirocinio come preludio all’assunzione. La probabilità di essere assunti dopo un’esperienza formativa è calata a seguito della pandemia, e sopratutto della crisi economica che la pandemia ha generato? Ovviamente sì.

Se al ministero risulta che, delle 355.863 persone che avevano iniziato un tirocinio nel corso del 2019, ben il 43% sia poi stato assunto (nello stesso posto dove aveva svolto il tirocinio o altrove) nel corso dei primi sei mesi dopo la fine del tirocinio, questo dato scende a 17% se invece si considerano le 234.513 persone che hanno iniziato un tirocinio nel corso del 2020.

Ma attenzione: questi dati sono da prendere con le pinze perché si riferiscono alle assunzioni avvenute nei sei mesi successivi alla fine del tirocinio. Dunque non bisogna dimenticare che una considerevole fetta dei tirocini attivati nel 2020 è tuttora in corso (basti pensare a quelli attivati a novembre-dicembre), e che gran parte dei i tirocini attivati nel 2020, anche se ormai terminati, non sono però terminati da molto. Per giunta i dati del ministero riportano il tasso di assunzione post tirocinio conteggiando le assunzioni realizzate “entro i sei mesi dalla fine del tirocinio ed entro il 31/12/2020”. Quindi dentro il 17% non ci sono nemmeno, per dire, le assunzioni degli stagisti 2020 realizzate in questi primi tre mesi di 2021.

Ciò vuol dire che il quadro potrebbe cambiare molto quando, a fine anno, si potranno tirare le somme sulla sorte delle persone che hanno fatto uno stage cominciato nel 2020, lo hanno svolto, terminato, e rilevare cosa ne è stato di loro nei sei mesi successivi al termine del tirocinio, se sono state assunte o no, e con che tipo di contratto. È molto probabile che il 43% realizzato nel 2019 resterà un miraggio: ma quel che è sicuro è che il dato del 17% è destinato a salire (almeno un po’).

L'unico confronto che potrebbe essere considerato calzante, sulla base dei dati a disposizione, è quello tra il tasso di assunzione rilevato per gli stage attivati nei primi tre mesi del 2019 e quello rilevato per gli stage attivati nei primi tre mesi del 2020. In questo caso abbiamo infatti numeri sostanzialmente omogenei, perché è verosimile che, pur con tutti i ritardi e sospensioni/riprese dovuti al lockdown, quasi tutti i tirocini attivati tra gennaio e marzo 2020 siano stati conclusi entro la fine del 2020 (è vero però che per alcuni di essi non c'è stato il tempo di "latenza" dei sei mesi, dunque la confrontabilità dei dati non è proprio perfetta neanche questo caso – ma come si dice: il meglio è nemico del bene).

E vediamo allora questi dati del primo trimestre: nel 2019 erano partiti tra gennaio e marzo poco meno di 85mila tirocini. Di essi, secondo il ministero del Lavoro, il 46% ha portato a un contratto di assunzione di un qualche tipo (non necessariamente nello stesso posto di lavoro dello stage, beninteso) nei primi sei mesi dopo la fine dell'esperienza formativa. Nello stesso periodo del 2020 i tirocini avviati sono stati poco meno di 70mila, e solo il 36% ha fatto scaturire entro i sei mesi successivi un'assunzione.

Dunque si può dire che, dai primissimi dati, il Covid abbia ridotto di circa un quarto le possibilità di assunzione post stage
. Ma è veramente un dato “a tentoni”.

Diverso sarebbe il discorso se il ministero avesse fornito i dati relativi alle assunzioni entro un mese dalla fine del tirocinio. In quel caso si registrerebbe l’efficacia immediata dello strumento del tirocinio come anticamera del lavoro (e inoltre si eviterebbe tutta l’incertezza dovuta ai sei mesi di “lasco” nel conteggio dei dati). Ma questo dato a un mese non è disponibile, almeno per ora, e dunque sull’impatto effettivo della pandemia sulle assunzioni post stage resta un punto di domanda.

[La foto è di Christian Erfurt, tratta da Unsplash]

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