Centro per l'impiego di Frosinone: il posto «magico» dove uno stagista su due trova lavoro

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 23 Mag 2009 in Interviste

Rispolverando il sempreverde Trilussa, se in media nella vita a ognuno spetta un pollo, ci sarà sempre il fortunato che se ne mangia due, e il poveraccio che resta a bocca asciutta...
E così, parlando dell'attività dei centri per l'impiego, è interessante andare a scoprire come vanno le cose in uno di quelli che funzionano meglio - almeno
per quanto riguarda la promozione di tirocini: quelli che portano alla media nazionale di assunzione dopo lo stage (26,5%) i famosi due polli, e contribuiscono a innalzarla.
I due polli in questo caso sono rappresentati da un dato percentuale: 44%. Che tradotto vuol dire: mentre in media in Italia chi fa uno stage attraverso un centro per l'impiego ha poco più di una possibilità su quattro di ottenere un contratto, a Frosinone le possibilità salgono a quasi una su due.
«Questi risultati sono il frutto di un lavoro che parte da lontano» spiega alla Repubblica degli Stagisti Gerardo Segneri, coordinatore dei centri per l'impiego della provincia di Frosinone: «Agendo sempre su due versanti, quello delle aziende e quello dei lavoratori, in questo caso tirocinanti». In tutto nel 2007 sono stati attivati dai quattro centri della provincia - Frosinone, Sora, Cassino e Anagni - 1548 stage (di cui 19 a persone disabili).
Qualche dato sull'età degli stagisti: la parte del leone la fanno i 20-24enni (36%) e i 25-29enni (23%). Un 22% degli stage ha coinvolto persone ultratrentenni e infine un 18% ragazzi con meno di 19 anni. Nella maggioranza dei casi (quasi 6 su 10) il titolo di studio è il diploma: «Ma siamo anche riusciti a collocare in stage ben 460 persone che avevano solamente la licenza media, e oggi come oggi non è facile: questo titolo di studio è ormai davvero molto debole» puntualizza Segneri.
E dove sono andati a finire, questi stagisti? In oltre la metà dei casi in microimprese (con meno di dieci dipendenti); un 23% è stato inserito in piccole imprese con 10-15 dipendenti, un altro 17% in piccole imprese con 16-49 dipendenti. Solo il 4% hanno trovato posto in medie imprese (da 50 a 249 dipendenti) e come fanalino di coda un 1% nelle grandi imprese.
Ma come, si dice che le microimprese sono quelle meno inclini ad assumere dopo lo stage... «Beh, nel nostro territorio no» ribatte Segneri: «Anzi noi, a differenza di altri centri per l'impiego, attiviamo stage anche ad aziende che non hanno nemmeno un dipendente. E non lo facciamo a caso: siamo persuasi che il titolare abbia la possibilità di seguire molto da vicino il suo stagista, non avendo altri dipendenti. E i fatti ci danno ragione: non di rado è capitato che alla fine dello stage l'impresa passasse da zero dipendenti a un dipendente!»: assumendo cioè l'ex stagista.
Il centro per l'impiego di Frosinone è poi molto presente nel monitoraggio in itinere dello stage: svolge per ogni tirocinio tre verifiche presso l'impresa ospitante - una all'inizio, un'altra a metà e la terza poco prima della fine - parlando con lo stagista e con il tutor aziendale per accertarsi che tutto proceda bene: «In questo modo riusciamo sempre ad avere un quadro preciso dell'andamento dello stage, della capacità dell'azienda di trasmettere competenze, e della reale utilità del percorso formativo per il tirocinante». Qualche caso problematico può capitare, ma in percentuale sono davvero pochi: «Solo un 12% interrompe lo stage prima del previsto
» spiega Segneri «ma nella maggior parte dei casi lo fa perchè ha trovato  un'occasione di lavoro migliore, o per motivazioni personali». Se però emergono problemi concreti con l'impresa, la convenzione non viene rinnovata: «Come ente promotore, noi abbiamo la discrezionalità di decidere se un'azienda è adatta o no ad accogliere stagisti. E questa discrezionalità la usiamo: a un'azienda che si è dimostrata incapace di condurre in modo corretto un tirocinio non mandiamo   più stagisti». 
Insomma, il centro per l'impiego di Frosinone ha una ricetta magica per trasformare lo stage in lavoro?
«Più che una ricetta, abbiamo alle spalle un gran lavoro» conclude Segneri: «Ci siamo impegnati negli anni per diffondere e radicare  una cultura dello stage, spiegando bene sia alle persone in cerca di lavoro sia alle aziende quali sono le finalità dello stage, cercando di prevenire gli abusi e gli usi distorti di questo strumento. E poi abbiamo fatto e continuiamo a fare un oculato lavoro di preselezione: cerchiamo insomma di mandare la persona giusta al posto giusto».


Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, vedi anche l'articolo «Stage attivati dai centri per l'impiego: ecco la radiografia annuale dell'Isfol»

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