Stagisti spagnoli sfruttati come gli italiani: nasce Becarios S.A., il progetto «per informarli sui loro diritti»

Ilaria Mariotti

Ilaria Mariotti

Scritto il 06 Apr 2017 in Notizie

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Se gli stagisti italiani piangono, quelli spagnoli non ridono di certo. Almeno stando ai dati rilevati dal progetto Becarios S.A., che tradotto significa 'Stagisti spa', ovvero «la più grande azienda spagnola» secondo la definizione dei fondatori. L'idea nasce un anno fa a Madrid, da un gruppo di studenti reduci da un master in comunicazione, approfittando di un centro culturale – Media Lab Prado – che la capitale spagnola ha messo a disposizione per progetti di innovazione e partecipazione cittadina. Uno spazio gratuito per chi avesse bisogno di un luogo in cui riunirsi per sviluppare idee. E a cui i ragazzi di Becarios si appoggiano per mandare avanti l'iniziativa. 

«Un giorno chiacchierando davanti a una birra ci siamo resi conto che eravamo tutti nella stessa condizione di tirocinanti se non gratis a poche decine di euro al mese» racconta Maria Navarro, 26enne laureata in giornalismo con una specializzazione in datajournalism. Il gruppo conosceva l'esperienza italiana della Repubblica degli Stagisti: «ne avevamo sentito parlare, e l'abbiamo scoperto documentandoci su Internet!». Così decide di mettere in piedi un progetto, «con l'obiettivo di indagare fino a stilare una mappa che raccolga tutti i numeri sugli stage in Spagna».

«Ci rivolgiamo alle università perché non esistono dati ufficiali che dicano quali e quanti siano i casi in tutto il paese»
. Ognuno si documenta in proprio a seconda degli impegni personali, salvo poi incontrarsi di tanto in tanto. «L'idea è consentire a chi vive questa situazione di conoscere quali sono i propri diritti e superare la paura che si sperimenta nel rivendicarli».

Comprensibile in un paese in cui la disoccupazione giovanile è al 40%, uno dei valori massimi in Europa. Ma l'utilizzo dello strumento dello stage non sembra raggiungere le vette italiane. Secondo i dati del governo spagnolo forniti a Becarios S.A. gli stagisti spagnoli sono stati più di 68mila nel 2015, un numero che è triplicato rispetto al 2013. In Italia il numero è invece di gran lunga più elevato: si parla nello stesso anno di 345mila attivazioni per 329mila tirocinanti, raddoppiando sull'anno precedente anche per effetto dell'applicazione di Garanzia giovani. E parliamo solo di tirocini extracurriculari! 

A rendere però la vita degli stagisti spagnoli più dura sono altri fattori. In primis la mancanza di una legge che renda obbligatoria un'indennità. E in tal senso gli italiani possono ritenersi fortunati. «In base a un rapporto della Commissione europea che abbiamo studiato, il 61% degli spagnoli tra i 18 e i 35 anni non ha ricevuto un rimborso spese nel corso della sua ultima volta come stagista», prosegue Navarro. Una percentuale che tocca l'83% in Belgio e il 77 nel Regno Unito.

Anche in Spagna esiste una distinzione tra stage curriculari e extracurriculari, ma per quanto riguarda i primi ogni università o scuola si regolamenta da sé. Solo per i tirocini che iniziano dopo gli studi esiste una legge nazionale, il Real Decreto 592/2014, de 11 de julio. Becarios S.A. ha stilato sul proprio sito un elenco di diritti e doveri che la legge prevede e quello che di solito stabiliscono i regolamenti universitari in tema di stage. Quello che si propongono è «porre dei paletti, perché la legge è ambigua e lascia molta libertà alle università e alle aziende di stabilire le condizioni che preferiscono» precisa la Navarro. Una possibile misura è ad esempio «fissare un rimborso spese minimo affinché i tirocinanti possano contare su un sopporto economico per poter vivere, e anche che il numero dei contratti proposti agli stagisti alla fine del percorso arrivi al livello degli altri paesi». 

Un altro elemento di spicco è che gli spagnoli sono anche gli stagisti più titolati d'Europa – il 67% ha iniziato un tirocinio dopo il diploma o la laurea, peggio solo della Slovenia. E la nota davvero dolente è il tasso di assunzione una volta concluso il periodo formativo: «solo al 33% degli stagisti spagnoli viene offerto un contratto» fa sapere la giornalista, «e agli italiani va ancora peggio: a loro capita nel 25% dei casi» secondo un report del 2013 di Eurobarometro. 

Ma al di là delle cifre, lo scoglio principale per gli italiani come per i cugini spagnoli «è riuscire a mettere insieme un reddito che consenta una vita dignitosa» commenta. Per Maria infatti, prima di riuscire a entrare in una radio spagnola «e ottenere così il mio contratto dignitoso», c'è stato più di un anno di gavetta in ambito giornalistico senza vedere un euro e dopo un corso pagato 250 euro. «Tutto a carico dei miei genitori». Tanto da dover rinunciare «perché lavorare implicava un costo troppo salato». E non è la sola: «Abbiamo lanciato una piccola indagine sui social rivolta agli stagisti» spiega la cofondatrice di Becarios S.A. Hanno risposto in 250 e le loro testimonianze delineano uno scenario di grande difficoltà.

«Due mesi dopo essere entrata in azienda, si è prepensionata la persona che mi faceva da tutor» racconta sul sito uno studente con un master in Relazioni Internazionali dell'università dell'Andalusia. «Io stesso ero entrato per coprire il prepensionamento di un altro dipendente: così mi sono ritrovato da solo nel dipartimento di amministrazione di una multinazionale senza nessuna persona di riferimento». E nonostante la legge spagnola chiarisca che i compiti assegnati a uno stagista «non possano mai sostituire quelli di un dipendente» si legge nel testo, per una laureata in Psicologia di Madrid, «i compiti sono stati sempre di grande responsabilità, alla pari di quelli di altri dipendenti».

Ancora peggio l'esperienza di un'altra studentessa catalana con un master in Gestione strategica delle risorse umane: «Mancava personale, per cui lavoravo dalle 12 alle 14 ore, senza pause e mangiando davanti al computer. Il tutto per un rimborso spese di 200 euro al mese». E ancora, un'altra testimonianza da una laureata in Comunicazione all'università Rey Juan Carlos: «Ho lavorato per una radio svolgendo mansioni di redattrice, quindi interviste, gestione dei social, produzione di programmi. Non ho mai ricevuto nessun rimborso, neppure per gli spostamenti che dovevamo fare per qualche intervista».

Testimonianze che ricordano molto da vicino la condizione dei giovani italiani impegnati in uno stage.
Almeno adesso c'è Becarios S.A che combatterà per i loro diritti.

Ilaria Mariotti 

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