Trovare lavoro è un reality show: parte stasera la nuova trasmissione «Il Contratto» su La7
13 anni, 9 mesi fa di Eleonora Voltolina
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È opportuno affrontare il tema dell'occupazione giovanile attraverso un reality show? Si può affidare a una trasmissione televisiva in prima serata il racconto del percorso, tortuoso e spesso molto sofferto, che i giovani italiani si trovano quotidianamente ad affrontare per trovare un lavoro decente e uno stipendio dignitoso? La domanda è al centro del dibattito da quando, un paio di settimane fa, su La7 hanno cominciato ad andare in onda gli spot della nuova trasmissione «Il Contratto», sottotitolo «Gente di …
giuliab
13 anni, 8 mesi fa
Ho visto le prime 3 puntate della trasmissione ma francamente, alla quarta, ho deciso di cambiare canale. All'inizio ho pensato che una trasmissione su questo tema sarebbe stata forse utile ad aprire gli occhi a tutti quelli che ancora pensano che la precarietà (non solo di lavoro ma anche di vita) della nostra generazione non sia un problema, ma poi, come temevo, o visto in questa trasmissione l'argomento lavoro decisamente troppo banalizzato.Ho visto troppa spettacolarizzazione e poca criticità sul mercato del lavoro e sulle difficilissime condizioni lavorative a cui da tempo noi siamo sottoposti, ho visto poi un velo di "falsità" che, parlando con amici/conoscenti, ho poi scoperto hanno osservato anche molti altri. Difatti nelle 3 puntate viste mi è sembrato che il posto fosse stato dato, più che per intenti di reale meritocrazia verso i candidati, per una sorta di "esemplare" dimostrazione di bontà e comprensione da parte delle aziende...come a dire "facciamo un'opera caritatevole" piuttosto che premiamo chi è davvero adatto al posto..cosa che, come ben sappiamo, non corrisponde affatto a relatà nelle selezioni. Infine, devo dire che mi è sembrato davvero assurdo che di questi ragazzi non si dica mai volutamente nulla sulle esperienze lavorative passate (anche senza non entrare nel particolare per carità)o più semplicemente sulla durata del periodo di tempo che stanno cercando lavoro etc..forse quello avrebbe reso maggiormente interessante la trasmissione e avrebbe di certo alimentato il dibattito sulla difficoltà odierna di trovare lavoro. Insomma mi è sembrato più un reality show sulle prove da superare (che ovviamente nel vero mondo del lavoro non esistono) stile "l'isola dei famosi" piuttosto che un reale spunto per discutere sulla drammatica situazione lavorativa di sti tempi...
Dunque, un'occasione sprecata..
Giulia
kalinyxta
13 anni, 9 mesi fa
Mah, io credo che hanno fiutato la vasta audience che un argomento come questo può avere e quindi adesso tutti a lanciarsi sulla questione più in voga di questi tempi. Solito sciacallaggio mascherato da intenti sociali.
Stefina
13 anni, 9 mesi fa
Condivido in pieno...ma certo quanto è triste tutto ciò!!!!
anitalessandra
13 anni, 9 mesi fa
Se serve a dare visibilità e soprattutto a riflettere sulla situazione e sul disagio vissuto dalle persone disoccupate, ben venga. Mi sembra che qualcosa sia venuto fuori, più grazie alla conduttrice che agli esperti in studio, Giordano Fatali in testa, che invece utilizzano ancora categorie molto lontane dalle necessità e dalle percezioni di realtà delle persone che cercano un lavoro (es. la frase del tipo "le persone che cercano lavoro devono capire che tutti sono talenti"... credo che a molti possa essere suonato un po' come uno sfottò). Speriamo che non sia soltanto un modo per dare legittimità allo stato delle cose, per cui un 32, 36 o 39enne, dopo già diverse esperienze lavorative, si deve trovare a scimmiottare una parte davanti a uno specchio, a fare formine col didò, a cercare birilli dietro un divano. Chi sta vivendo la stessa precarietà dei concorrenti (perché questo sono, dal momento che le competenze allo spettacolo giocano qui un ruolo molto rilevante) molto probabilmente proverà delle emozioni forti: un senso di vicinanza che attenua la solitudine tabù del disoccupato, vergogna nel rivedersi nelle facce esaurite, rabbia, nuova forza data dalla speranza del riconoscimento dei propri "diritti"... il rischio è, come spesso in questi casi (es. gli interventi di Benigni) che si viva intensamente e si applauda lo spettacolo, ma che spenta la televisione non si faccia mai partire un ragionamento sulle questioni sollevate.
Quello che auspico è che le puntate non siano tanti show separati fra di loro centrati sulle vicende individuali anche personali dei partecipanti, ma che servano a sviluppare un ragionamento generale sul lavoro oggi e, nella migliore delle ipotesi, che contribuiscano a generare in tutti, lavoratori, spettatori, hr, professori, psicologi ecc., un senso di progettualità su come cambiare la situazione venendo incontro ad esigenze comuni, superando la condizione privata di chi cerca lavoro oggi e, con frustratissimo dictat interno di autonomia, rimane individualisticamente in balia di un annuncio su Monster.
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