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Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese?

13 anni, 7 mesi fa di Eleonora Voltolina

Link all'articolo originale: Mae-Crui, la vergogna degli stage gratuiti presso il ministero degli Esteri: ministro Frattini, davvero non riesce a trovare 3 milioni e mezzo di euro per i rimborsi spese? Niente spazio a bandi per stage senza rimborso spese: è da sempre, i lettori più assidui lo sanno, la precisa linea editoriale della Repubblica degli Stagisti. Anche se questo vuol dire non dare qualche notizia che altri siti invece pubblicano. Per coerenza: gli stage gratuiti sono una iattura, costringono chi vi partecipa a pagarli di tasca propria - anzi il più delle volte a far scucire migliaia di euro ai genitori per coprire le spese di viaggi, vitto, alloggio e …

MariaRomana

11 anni, 8 mesi fa

Salve,
sono una studentessa quasi laureanda di primo livello in Economia Europea a Tor Vergata.
Vorrei sapere qualche info aggiuntiva sullo stage al Ministero dello Sviluppo Economico e innanzitutto se esso è part-time o full- time (dovrei anche conseguire la tesi contemporaneamente e gli ultimi esami...) ai fin di una perfetta organizzazione del mio tempo.

Cordialmente

MR.M

robijou

13 anni, 7 mesi fa

Ciao a tutti,
anch'io ci tengo ad esprimere la mia opinione sui tirocini MAE-Crui ed in in generale sulle offerte di lavoro non retribuite.
Sono stata stata stagista a Bruxelles presso la Rappresentanza Permanente d'Italia, una bella esperienza direi dove si entra a contatto con tutte le istutizioni europee e dovrebbe fare curriculum, MA oggi mi chiedo:un neolaureato, col massimo dei voti, con un curriculum brillante, la conoscenza di oltre 3 lingue e tutte le varie esperienze interdisciplinari all'estero e non, è mai possibile che debba essere costretto a lavorare GRATIS?? perchè ormai in ITALIA la moda degli stage è divenuta insostenibile.
IO sono una persona dinamica, amo fare diverse esperienze ed entrare nel mondo del lavoro a tempo indeterminato non mi interessava nell'immediato. Però adesso non è più una scelta, siamo nel precariato PERENNE e onestamente dopo anni di sacrifici a studiare per costruire un profilo di alto livello credo ci meritiamo di più.
Nei grandi paesi (Francia, Germania, Nord Europa , USA e molti altri) anche gli stage estivi o quelli previsti dai piani di studi universitari sono retribuiti, perchè il principio del lavoro e dell'indipendenza economica sono applicati pienamente. E' impensabile fare dei sacrifici per non avere nulla in cambio. E' impensabili essere continuamente mantenuti dai genitori, è impensabili dover ringraziare i datori di lavori se ci offrono l' opportunità di fare esperieza GRATIS! Gli stagisti sono una risorsa importante all'interno di una azienda e come tali andrebbero valorizzati non solo a parole ma soprattutto economicamente.
Ragazzi bisogna farsi sentire, bisogna invocare i propri diritti, aziende internazionali che in Europa offrono posizioni a tempo indeterminato in Italia apllicano la politica degli stage. PER QUALE MOTIVO? Perchè noi CI STIAMO, perchè i NOSTRI DIRITTI DI LAVORATORI NON ESISTONO e le aziende ovviamente ne approfittano perchè a loro conviene molto di più.

Quanto ai famosi tirocini MAE CRUI, essi vengono proposti e sponsorizzati quasi come l'esperienza della vita, ma nel mondo diplomatico come è stato già chiarito girano talmente tanti soldi che è assolutamente impensabile non predisporne una parte per gli stagisti che hanno comunque il diritto a vivere autonomamente senza sotegni economici esterni.

C'è bisogno di una mobiltazione generale anzichè alzare l'età pensionabile a 70 anni, bisogna inestire concretamente nei giovani e gratificarli per come è giusto che sia.

Un abbraccio e spero di leggere ulteriori commenti.

R

angryeli

13 anni, 7 mesi fa

Ciao a tutti! Finalmente qualcuno come me deluso da questo tanto osannato tirocinio al MAE! Io l'ho fatto dal maggio all'agosto 2009. Essendo il mio un tirocinio post laurea, il mio tutor all'uni non esisteva, quello al MAE un emerito ..... che non sapeva minimamente del mio arrivo, che non sapeva cosa farmi fare e che per tutti i tre mesi non mi ha mai rivolto la parola. Quando sono arrivata nel mio ufficio c'era già un'altra stagista (non crui) con la quale per il primo mese mi sono alternata al lavoro (facevo solo il pomeriggio perchè il tutor non sapeva se dovevo fare full time o part time). Poi sono stata un mese da sola e poi ne è arrivata un'altra sempre non crui. Io ho sostanzialmente riordinato l'archivio dell'ufficio (durata 1 settimana) e poi ho fatto la centralinista dell'ufficio. La cosa forse più rilevante è stata 'organizzare' un incontro tra una delegazione francese e una italiana e un incontro tra Frattini e degli ambasciatori in cui mi è stato concesso di occuparmi di contattare le ambasciate per avere le targhe delle macchine del corpo diplomatico da comunicare alla polizia del ministero per garantire l'accesso. Per il resto, mi sono armata di tanti libri e ho passato un bel po' di tempo a leggere perchè i lavoretti giornalieri erano una traduzioncina, due telefonate di tanto in tanto. Non so se ho imparato qualcosa, certamente ci ho lasciato tanti soldi e un bel po' di sogni infranti. Il ministero è un mondo autoreferenziale, senza contatti con l'esterno, comunicano solo tra omologhi in Italia e i contatti con l'esterno sono tramite le ambasciate, quindi ancora interno.
E al momento è un'esperienza che non paga molto neanche sul cv...

Annalisa Di Palo

13 anni, 7 mesi fa

Questa invece la mia storia: sono stata stagista al Ministero degli Affari Esteri a Roma, dal settembre 2009 al gennaio 2010. Gli stage durano tre mesi, prorogabili a quattro e io, secondo la stupida filosofia del "Ma sì, perché no?", ho chiesto la proroga, in gran parte mangiucchiata dal periodo natalizio. Non la chiederei di nuovo e non so che mi è saltato in mente. Quando ho deciso di fare domanda ero laureanda specialistica a Firenze, alle prese con una tesi infinita, e mi sono detta che era un periodo discreto per fare un'esperienza di stage, la prima per me. Ero consapevole del fatto che non avrei ricevuto nessun rimborso spese (speravo nei ticket lunch, ma sono stata delusa). Però avevo da poco vinto una borsa di studio piuttosto consistente, che mi avrebbe permesso di coprire bene i costi dello stage. Facendo un conto sommario, tra vitto, alloggio e trasporti, ho speso poco meno di 2500 euro. E preciso: gli stage li fanno sempre iniziare e finire a metà mese (io ho iniziato il 15 settembre e finito il 15 gennaio) e quindi uno è costretto a pagare l'affitto per tutti e due i mesi che svolge a metà. Spostassero le date in avanti o indietro di due settimane, si potrebbe risparmiare un mese di affitto. A Roma per un doppia non si scende al di sotto dei 300 euro, più spesso 350, e per le singole bisogna prepararsi per una cifra intorno ai 500. Io, ovviamente, doppia, ma ero con una persona che conoscevo bene. Bene, iniziamo lo stage, molto interessante sulla carta (nel servizio stampa), e in linea con il mio profilo di studi. Il primo mese io e la mia collega (la terza si è tirata indietro dopo il primo giorno, non le era piaciuto per niente il primo impatto) lo passiamo a sbrigare la necessaria burocrazia (una vita solo per avere il tesserino per poter entrare) e a recuperare una postazione (tavolo, computer, telefono, sedie). E qui va subito la nota di merito al nostro tutor, uno dei pochi elementi indiscutibilmente positivi dello stage: ha sempre cercato di coinvolgerci nelle attività dell'ufficio, sempre cercato di venirci incontro e aiutarci, è stato il primo a rimboccarsi le maniche quando c'era da sgombrare la stanza di vecchie scartoffie per costruire la nostra postazione (fino alla fine però con un computer in due, io mi portavo il mio). Entusiasta, collaborativo e disponibile. Fatte un paio di eccezioni, non posso dire altrettanto degli altri componenti dell'ufficio, nove in tutto. Non è un dettaglio, perché la cordialità - non dico l'affiatamento - sul posto di lavoro è importante, direi fondamentale. Se, pensando a questo stage, una delle prime cose che mi viene in mente è l'acidità di alcuni/e colleghi/e, e il mio disagio, un motivo ci sarà. Ci siamo sentite estranee e di passaggio dall'inizio alla fine.
Valore formativo del mio stage: mah... Ho sentimenti misti a riguardo: da un lato ho effettivamente messo le mani per la prima volta in attività interessanti inerenti la produzione di notizie, a volte mi sono stati affidati compiti al di sopra delle mie competenze, che mi hanno portato ad azionare il turbo (e questo secondo me è un bene), non ho mai fatto fotocopie o portato caffè se non quando serviva al lavoro, nel primo caso, o mi faceva piacere. Però. Grosso però: sono puntini luminosi disseminati qua e là su un diffuso grigiore. Tolto il primo mese di assestamento, durante il quale le attività principali erano il vagare confusi nei corridoi, l'immersione in carte di ogni genere e il giramento di pollici, i mesi restanti sono passati senza lasciare nessun segno particolare, con una specie di rilassatezza un po' apatica. Ho concluso molte giornate chiedendomi: "Ma che ho fatto oggi? Che sono venuta a fare qua? Che ho imparato?" e rispondendomi con un'alzata di spalle. E, nota molto dolens, la mia perplessità/delusione era diffusa, era quella di tutti i colleghi con cui parlavo. Anzi, a me era andata pure meglio.
Oggi, a distanza di qualche mese, rimane l'impressione che questo tirocinio alla Farnesina mi sia servito, più che altro, a rendere più glamour il mio curriculum. Sono poi convinta che, almeno lì, non ci sia nessun bisogno di un numero così alto di tirocinanti (non li saprei quantificare onestamente), che anzi sono quasi di intralcio, perché qualcuno si pone il problema di cosa fargli fare e come, e ci perde dietro un po' di tempo. Lo rifarei? forse sì, era la prima esperienza, il momento giusto per spendersi un po' senza chiedere niente in cambio (che per la nostra generazione penso diventerà sport nazionale prima o poi), Roma è bella, il Ministero fa figo... Ma francamente non mi sento di consigliarlo, soprattutto a chi è già laureato e ha accumulato esperienze e titoli. Non fintanto che non verrà riconosciuto un rimborso spese decente. Si potrebbe cominciare a tagliare sui luculliani, quasi quotidiani, buffet che allietano conferenze di ogni tipo, sulla cui utilità nutro diversi dubbi.
Annalisa

siracusano

13 anni, 7 mesi fa

Descrivo brevemente la mia esperienza di tirocinante Mae-Crui all'Istituto Italiano di Cultura di Madrid, dal 15 Gennaio al 15 Aprile.

Appena l'Ufficio Tirocini dell'Università Federico II di Napoli mi ha comunicato di essere stato selezionato, ho chiesto se avrei avuto la possibilità di ricevere un rimborso spese per quest'esperienza di tirocinio, ma subito mi è stato risposto di no. Tuttavia non volevo rinunciare alla possibilità di vivere un'esperienza formativa così importante ed ho deciso di partire, pensando di risolvere in seguito la questione del rimborso.

Mi è stato anche assegnato un tutor dall'università, al quale mi sono rivolto quando già ero a Madrid, nella speranza di ricevere un aiuto da parte sua per ottenere il rimborso, ma questo tutor-docente mi ha risposto, in breve, che lui nemmeno sapeva di essere il mio tutor e che, pertanto, non poteva aiutarmi in alcun modo.

Ho dato uno sguardo alla legislazione ed ho scoperto che, a differenza di altri Paesi, in Italia non c'è alcun obbligo di rimborsare le spese minime di sopravvivenza degli stagisti, sia che si tratti di imprese private che di enti pubblici, come nel mio caso. Tutto questo mi sembrava e mi sembra ancora assurdo, mi chiedo come possa essere tollerato un simile sfruttamento del lavoro di una persona in un Paese (almeno teoricamente) civile ed avanzato come l'Italia.
Nemmeno un buono pasto ci è stato concesso nei primi due mesi (solo nell'ultimo mese abbiamo ottenuto dal direttore un buono per il pranzo a seguito delle richieste formali mie e degli altri stagisti).

Alla fine mi sono rassegnato all'idea di dover lavorare gratis ma almeno speravo in una esperienza realmente formativa, che mi avrebbe permesso di accrescere le mie competenze lavorative. La descrizione delle attività che avrei svolto, presente nel bando, prometteva bene: "Supporto all’organizzazione dei corsi di lingua italiana. Collaborazione alle attività di preparazione degli eventi relativi alla promozione della lingua italiana dell’Istituto Italiano di Cultura. Contatti con il pubblico ed eventuale redazione di testi. Formulazione di proposte relative alla promozione della lingua italiana".

Ma col tempo mi sono reso conto che l'Istituto Italiano era poco interessato alla nostra formazione e che noi stagisti eravamo, più che altro, indispensabili per svolgere attività che non avevano alcun nesso con la nostra formazione e con le attività promesse nel bando: le più rilevanti che ci venivano assegnate erano l' accoglienza di ambasciatori in concomitanza con eventi culturali, il servizio di ristorazione, la sorveglianza delle sale d'esposizione in occasione di mostre. Attività che, naturalmente, i dipendenti dell'Istituto non si sarebbero nemmeno sognati di svolgere, mentre chiamare del personale esterno avrebbe gravato sulle finanze dell'Istituto.

A volte il direttore e i dipendenti cercavano di coinvolgerci in attività più interessanti e formative, come la gestione della biblioteca, le traduzioni di testi, il supporto all'organizzazione dei corsi di italiano, l'organizzazione di eventi culturali, ma lo svolgimento di queste attività era sempre funzionale alla necessità dei singoli dipendenti di ridurre al minimo i propri carichi di lavoro, all'idea secondo cui "gli stagisti ci sono, tanto vale fargli fare qualcosa", quasi mai queste attività ci venivano assegnate con l'intento di migliorare realmente la nostra formazione o prestando attenzione ai nostri interessi e alle nostre necessità.

Il motivo di maggiore rabbia relativamente alla nostra condizione di stagisti sfruttati è stato il pagamento, da parte dell'Istituto, di una pedana che sarebbe dovuta servire per una esposizione ma che, alla fine, si è rivelata inadatta. Questa pedana, rimasta inutilizzata, è costata migliaia di euro all'Istituto, soldi che sarebbero bastati a rimborsare le spese trimestrali di noi 7 stagisti (badate al numero, 7 stagisti per 10 dipendenti!). Una pedana inutilizzata pagata migliaia di euro e noi senza un euro. Una vera disdetta.

Questa è stata la mia esperienza.
Cordiali saluti
Antonio Siragusa

leballonrouge

13 anni, 7 mesi fa

bell'articolo.

colgo l'occasione per segnalare un'altra cosa simile:

http://www.raicorpinternship.net/

"RAI Corporation does not provide any assistance with accommodation or reimbursement for miscellaneous expenses....
We have estimated in the past that each intern must spend roughly $5,000.00 in rent, travel expenses, and living expenses in New York."

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