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tirocinii post laurea

15 anni, 5 mesi fa di angryeli

Ciao a tutti. Condivido in stile AA il mio presente da tirocinante-stagista post-laurea. Laureata in tempi perfetti in Cooperazione Internazionale (laurea specialistica), mi affaccio sul mondo del lavoro penso nel periodo più nero che sia mai esistito, dicembre 2008. Ho girato tutte le agenzie interinali armata di tutte le più buone intenzioni di questo mondo: immensa flessibilità, disponibilità a quasi tutti i tipi di lavoro, a tutti gli orari. Niente. Poi inaspettamente una chiamata da un negozio di calzature che mi fa fare il colloquio, che decreta il mio essere in linea con la figura ricercata. Inserimento contrattuale: stagista con buon rimborso spese (600 euro) per un monte ore neanche troppo eccessivo. Peccato però che da stagista non hai un mezzo diritto, non un giorno di permesso, neanche se stai male o se hai impegni personali, è tutto sempre e soltanto una contrattazione con le esigenze dell'azienda. L'ambiente è comunque piacevole. Fino a quando scopro dopo due mesi che ero lì che la commessa presa dopo di me era stata assunta con contratto d'apprendistato, che la ditta non pagava lo stipendio in tempo ma con settimane di ritardo. Mi sono rivolta al CPI della mia città con il quale è stato siglato l'accordo per il tirocinio per avere un aiuto nell'ottenere ciò che mi spettava di diritto e tutto quello che ne ricevo è uno sconsolante: 'se vuoi metterti contro l'azienda e rischiare di essere lasciata a casa, sarebbe meglio evitare di fare pressioni per avere il rimborso spese'. No comment. Nel frattempo arriva la fantastica notizia: sono risultata vincitrice di un altro tirocinio, questa volta formativo post laurea in un'Amministrazione Pubblica centrale. Lettera di dimissioni, mollo il primo tirocinio per buttarmi nel secondo. Dove tuttora sono. Trasloco a Roma, affitto alle stelle, almeno per i miei canoni, nessun tipo di rimborso spese neanche il buono pasto. Alla presentazione, ci assicurano che siamo attesi nei nostri uffici, che avremo pc e scrivania. Questi per fortuna ci sono. Ma manca completamente qualcosa che possa essere considerata un'attività lavorativa degna di questo nome. Mandare fax, telefonate (rispondere soltanto), fotocopie..e lunghissime, interminabili ore senza nulla da fare. E intanto faccio la mantenuta a spese dei miei genitori perchè comunque l'orario di lavoro è full time. Sono a metà di quest'altra esperienza, un'altra tirocinante è in arrivo in ufficio (e mi chiedo cosa le faranno fare se non c'è nulla da fare??) e mi chiedo cosa mi riserverà il futuro...un altro tirocinio??

angryeli

15 anni, 4 mesi fa

Il problema è che ormai si sta abusando dello stage come strumento di inserimento lavorativo. nel negozio di calzature ho fatto effettivamente la commessa. Nulla di più. Lo usano come escamotage per prendere una persona giusto quei mesi che servono in ditta. Lavorando lì ho scoperto che io e altre ragazze prima di me hanno coperto una dipendente in maternità e che quindi le prospettive di assunzioni non esistevano (nè esistono tuttora). Abbastanza desolante. Ma l'azienda per cui ho lavorato non è la sola che usa stagiste al posto di commesse, lo fanno anche catene ben più grandi e non italiane...vorrei fare nomi, si può?)Ancora ora, alcuni mi contattano per propormi colloqui per fare stage su stage. Ma non si va oltre quello. Almeno una volta c'era il contratto di apprendistato, ora è un miraggio anche quello. Adesso, guardiamo al futuro: vediamo se dal 5 agosto ci sarà un nuovo tirocinio ad aspettarmi.

Eleonora Voltolina

15 anni, 5 mesi fa

Cara Angryeli, mi colpisce molto una frase del tuo post: «Da stagista non hai un mezzo diritto, non un giorno di permesso, neanche se stai male o se hai impegni personali, è tutto sempre e soltanto una contrattazione con le esigenze dell'azienda». In effetti non è proprio così: lo stagista, non essendo un dipendente, non ha alcun obbligo rispetto alla presenza e agi orari. Ciò è tanto più evidente se si considera che l'istituto dello stage sarebbe pensato in primis per persone che vanno a scuola o all'università, e che quindi spesso e volentieri possono avere impegni (es. esami, colloqui con professori, attività scolastico/universitarie con frequenza obbligatoria). In quest'ottica, le eventuali assenze devono essere "accettate" dall'ente ospitante come un naturale corollario dello status di stagista, che appunto - non essendo un dipendente - non ha il dovere di assicurare al 100% la continuità della presenza e dell'attività. Questo discorso vale ancor di più in caso di problemi di salute dello stagista: basti pensare che per gli stagisti non c'è nessun obbligo per esempio di presentare certificati medici per giustificare un'assenza per malattia.
Un'altra cosa che mi ha colpito e su cui ti volevo chiedere delucidazioni è questa: il negozio di calzature cosa ti faceva fare? La commessa?

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