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stage DNArt - DA NON ACCETTARE MAI

13 anni, 2 mesi fa di virginialandoni

Le sottoscritte Virginia Landoni, Lorenza Selvaggio e Arianna Damonti dichiariamo che la nostra esperienza di stage presso la Fondazione DNArt è stata non solo negativa, ma anche avvilente sia dal punto di vista professionale che personale.
Questi sono i punti fondamentali delle nostre rimostranze nei confronti della Fondazione DNArt:
1. durante il colloquio, è stato detto a tutte che avremmo svolto un certo tipo di lavoro (vedi progetti formativi allegati sotto), che dunque avrebbe dovuto essere in linea con il nostro percorso di studi. Una volta giunte in Fondazione invece ci sono stati affidati incarichi del tutto diversi e per nulla pertinenti al nostro percorso di studi (addirittura a una di noi è stato affidato "l'importante incarico" di fare etichette per cd).
2. durante il colloquio ci sono stati comunicati gli orari lavorativi: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19.00 con tre quarti d’ora di pausa per il pranzo. Abbiamo accettato tali orari; tuttavia, una volta iniziato lo stage ci è stato comunicato, con poca educazione, che se non avessimo accettato di lavorare anche la domenica 9 ore saremmo state lasciate a casa.
Inoltre ci è stato detto che avremmo avuto degli orari flessibili, sia in linea con le esigenze di studio di Lorenza Selvaggio, sia in linea con i vincolanti orari del treno sia di Virginia Landoni che di Arianna Damonti.
Tutto questo si è rivelato falso, poiché, nonostante avessimo finito il lavoro della giornata, ci è stato fatto divieto assoluto di uscire prima dell’orario prestabilito, le 19.00.
3. durante lo stage, pur dimostrando buona volontà nel lavoro, che abbiamo cercato di svolgere al meglio, abbiamo dovuto lavorare in una atmosfera opprimente, trattate da inette e incapaci, subendo anche offese verbali da parte della direttrice della Fondazione DNArt.
Nella fattispecie, segnaliamo i seguenti spiacevoli espisodi:
- a fronte di un terribile mal di testa manifestato da parte di Lorenza Selvaggio e dopo che le era stato accordato il permesso di andare in farmacia a prendere un'aspirina da parte di un collaboratore, la Direttrice della Fondazione DNArt ha espresso il suo disappunto sul fatto che uno stagista abbandonasse per 5 minuti la sua postazione di lavoro (difatti la farmacia si trova proprio di fronte alla sede dell'ente).
- il giorno 20 gennaio 2011, in occasione del compleanno della Direttrice della Fondazione, la stessa ha deciso di organizzare un pranzo in un esclusivo ristorante di Brera, imponendo a noi stagisti di abbandonare l'ufficio per la pausa pranzo, che per l'occasione era stata prolungata a un'ora e trenta. Risultato: ci siamo ritrovati a mangiare panini portati da casa su una panchina al parco, con 2gradi di temperatura. In più, una volta tornati in ufficio, la temperatura non era molto dissimile da quella esterna
- Venerdì 21 gennaio 2011 Lorenza Selvaggio ha presentato la richiesta di interruzione stage esasperata da questo clima. Noi, Virginia Landoni e Arianna Damonti, a fronte del lavoro concluso alle ore 18.57, ci accingevamo a uscire dall'ufficio, quando siamo state richiamate dalla Direttrice della Fondazione, la quale ci ha posto di fronte a un bivio: "O vi presentate qui quando abbiamo bisogno e quindi anche il Sabato e la Domenica, o potete pure starvene a casa. Voi stagisti non ci servite a nulla, dovete solo ringraziarci se vi offriamo la possibilità di una formazione professionale".
- Domenica 23 gennaio 2011 Virginia Landoni ha osato fare richiesta di un rimborso spese, a fronte della disponibilità a lavorare durante il weekend e così le è stato risposto dalla Direttrice della Fondazione: "Se decido di darti il rimborso spese, te lo darò solo alla fine dei tre mesi, solo per il biglietto del treno, dietro presentazione di ricevuta e solo se avrai dimostrato buona volontà". La stessa ha proseguito dicendo "Tu hai osato entrare nel mio ufficio a rompermi i coglioni e mi stai facendo perdere tempo. Tu non sei nessuno per avanzare richieste di questo tipo, poichè ti sto già facendo fare cose che a uno stagista non farei fare e, senza offesa, non sei nemmeno tanto brava". Infine ha concluso "Voi stagisti siete un peso, un peso per me che mi fate perdere tempo con le vostre lamentele e un peso per le impiegate che vi devono sopportare".

Segnaliamo come fatto significativo che nell’arco di 7 giorni tutti gli stagisti lavoranti presso la fondazione DNArt (in numero di 4) abbiano lasciato il loro incarico, non per mancanza di volontà, ma perché costretti a subire soprusi e ricatti ingiusti.
Inoltre citiamo testualmente il Decreto 25 marzo 1998, n. 142 - Regolamento recante norme di attuazione dei principi e dei criteri di cui all'art. 18 della legge 24 giugno 197, n. 196, sui tirocini formativi e di orientamento: art. 1 - " [...] i datori di lavoro possono ospitare tirocinanti in relazione all'attività dell'azienda, nei limiti di seguito indicati: aziende con non più di cinque dipendenti a tempo indeterminato, un tirocinante".


A fronte del citato articolo, segnaliamo che il numero di dipendenti fissi è di 5 persone, mentre il numero di stagisti presenti era di 4 persone, numero pressochè inutile, vista l'assenza di terminali a disposizione per condurre il lavoro, tanto che due di noi sono state costrette ad aspettare il proprio turno per lavorare.
Infine segnaliamo che, a fronte di un orario lavorativo continuativo di 6 giorni su 7, la direzione non ha voluto riconoscere un minimo di compenso sotto forma di buoni pasto e/o spese per i trasporti.
La condotta tenuta nei nostri confronti è stata schiavistica e umiliate in quanto la tendenza è stata quella non di valorizzare le capacità e le qualità del singolo stagista, ma di trattarlo come incompetente.
Chiediamo giustizia: che questa fondazione che ha agito illegalmente non possa più avere stagisti!

keamarezza

13 anni, 2 mesi fa

Ciao Virginia sono anche io una sopravvissuta della dnart, sono stata li in stage nel 2009! volevo farvi i complimenti perche quando ho fatto lo stage ho mandato anke io una relazione dettagliata all'univeristà (nel mio caso la IULM) ma non ho avuto la prontezza di documentarmi sul decreto! capisco benissimo il clima e ti invio la mia relazione credo che qualcosa ti sarà familiare!
....
In questi mesi di lavoro ho avuto modo di seguire diversi progetti...
Insomma dal punto di vista della coerenza con i miei studi meglio di così non potrei chiedere, anche perchè in ufficio si lavora su più fronti contemporaneamente e quindi ho avuto modo di occuparmi di diversi aspetti relativi all'organizzazione delle mostre, alla comunicazione e alla gestione delle attività collaterali.
Dal punto di vista delle conoscenze ho quindi potuto sviluppare e mettere in pratica le competenze acquisite durante gli studi.
Quello che non condivido, tuttavia, sono le modalità con cui i titolari portano avanti il lavoro, facendo affidamento a realtà politiche forti in Italia e assicurandosi in questo modo un accesso privilegiato nell'organizzazione delle mostre e degli eventi da noi stessi gestiti ed organizzati.

In questo modo il lavoro arriva a mancare totalmente di scientificità e ricerca culturale, nonchè di coerenza; tutto ciò si palesa anche nell'assenza di una progettualità definita e di una pianificazione operativa valida, tale per cui le mostre vengono organizzate entro pochi mesi, spesso mascherando e imbastendo i contenuti attraverso un'efficiente e capillare comunicazione.
Ulteriore conseguenza della mancanza di progettualità si manifesta negli orari, poiché, in sostanza, si sa quando si entra ma non si sa quando si esce. Al colloquio era stato detto dal tutor che l’orario era fino alle 18.00 /19.00 invece a seconda delle esigenze dei titolari, che pianificano il lavoro all’ultimo momento, le settimane prima dell’inaugurazione non potevo uscire mai prima delle 20.00 (sono uscita anche alle 21.00 e alle 23.00). I titolari, nonostante orari estenuanti e l’impegno, hanno poi rimproverato me e le altre stagiste perché a cavallo del ponte del 2 giugno non siamo andate a lavorare di domenica.

Inoltre l’incoerenza nei confronti di una mission culturale che la Fondazione si propone di portare avanti si manifesta anche in quelli che secondo i titolari sono i capisaldi per muoversi in questo campo lavorativo, citando le testuali parole del presidente della Fondazione rivolte allo staff:
“La cultura ve la dovete dimenticare, l’Università ve la dovete scordare. Dovete imparare a trattare male la gente, dovete imparare a bleffare”.
Dicono che dobbiamo dimenticarci dell’Università ma nello stesso momento a loro fa comodo servirsi di ragazzi preparati e volenterosi laureati a pieni voti.
Inoltre altro aspetto da sottolineare è la totale mancanza di educazione e di rispetto da parte dei titolari nei confronti del personale; in pubblico vantano “il prezioso contributo dei collaboratori”, mentre in ufficio i modi usati sono pessimi e pesanti.

Con le colleghe si sono creati ottimi rapporti e una bella armonia di squadra anche per contrastare il malcontento generale per il modo di portare avanti il lavoro dei titolari, malcontento che si manifesta palesemente nel fatto che non esiste personale stabile, tutti i dipendenti restano un po’ e poi vanno via cercando altri lavori (questo aspetto e stato mascherato dl titolare giustificando il continuo cambio di personale con il fatto che grazie a lui poi le persone trovano altro, ma la realtà è ben diversa). Solo nel giro di due mesi e mezzo durante lo stage ho visto due colleghi assunti a progetto dare le dimissioni a poca distanza l’uno dall’altra, altre due colleghe piangere per la pressione e il malcontento e un’altra stagista andarsene prima della conclusione dello stage. Insomma una situazione decisamente desolante.
Questa esperienza è stata come vivere una sorta di reality con continue prove da superare ma senza nessun premio finale.

Probabilmente interesserà poco ma questa esperienza da una parte mi ha fatto aprire gli occhi su quello che è l’altro lato dei contesti lavorativi, quello purtroppo più reale e più diffuso, in cui lo stagista e il lavoratore precario vengono spremuti e non hanno più una vita privata, con la promessa di conquistare un contratto a progetto.
Ho una grande fiducia nell’Università e nonostante ci sia crisi (da una parte è anche vero ma ormai questa è anche la scusa che impera per giustificare la precarietà!), spero mi venga oferta la possibilità di entrare in contatto con realtà migliori.

Danyela

13 anni, 2 mesi fa

Ciao, io ho avuto un'esperienza al Municipo di Roma che ho raccontato qui sul forum.
Tecnicamente, le mail di protesta che manderete andranno a finire nel dimenticatoio, ma mai dire mai.
Ricordo che quando ero una stagista del municipio alcune segnalazioni di illeciti finivano sulle scrivanie giuste,avendo così un riscontro positivo!
Tentar non nuoce!!

virginialandoni

13 anni, 2 mesi fa

si, è stata un'esperienza davvero orribile...siamo state schiavizzate nel peggiore dei modi...ma a te cosa è successo??? davvero potremmo mandare una segnalazione al Ministero del Lavoro e a quello dei BC?

Danyela

13 anni, 2 mesi fa

Mamma mia...che brutta esperienza!! Mandate una segnalazione al Ministero del lavoro ed al Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Io ho fatto altrettanto con il mio secondo "stage"!!
In bocca al lupo per tutto ;)

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