la mia personale (e positiva) esperienza
15 anni, 7 mesi fa di aperegina (1 persona ha trovato utile questo commento)
“Siamo lieti di offrirle uno stage!”.
Con queste parole si apre la mia prima porta sul mondo del lavoro in una società di consulenza manageriale: Arthur D. Little.
La mia esperienza di stage è iniziata il 1° luglio 2008, con un contratto di Internship della durata di 6 mesi e con un rimborso spese di 500 euro al mese più i ticket restaurant.
Il presupposto del programma di Internship che mi ha coinvolto è stato la mia introduzione come supporto analitico ad un progetto di Customer Satisfaction presso un’importante società del settore automotive.
A tal fine sono stata inserita all’interno di un team di lavoro già avviato e grazie ad un programma di Tutorship sono stata affiancata da un Senior Manager di Arthur D. Little che ha curato la mia introduzione ai metodi di lavoro della società e la mia formazione professionale nell’ambito di riferimento.
Durante il periodo universitario ho spesso immaginato come sarebbe stata la mia prima esperienza di lavoro, le mie aspettative non erano di certo rosee anche se accompagnate da una buona dose di ottimismo. Da studente si pensa sempre di essere catapultati in un mondo pieno di iene, dove guardarsi alle spalle è la legge che vige su tutte.
In realtà la mia esperienza è stata ben diversa da ciò che mi aspettavo.
Ho trovato un ambiente sereno, giovane e aperto al confronto; tutte le persone con cui ho lavorato mi hanno sempre sostenuto, rispettato e aiutato a risolvere i piccoli problemi che una neolaureata può incontrare durante il proprio percorso formativo.
Fin dai primi giorni sono stata coinvolta attivamente in tutte le attività di progetto, ho svolto attività di analisi ed elaborazione di dati, condividendo conoscenze ed informazioni con tutto il team di lavoro ed acquisendo pian piano maggiore autonomia.
Nonostante fossi entrata da poco tempo, ho avuto la possibilità di partecipare alle riunioni di condivisione dei risultati aziendali e ai meeting organizzati per i dipendenti e lo staff della società. In questo modo mi sono accorta di essere diventata parte di un gruppo e contestualmente ho potuto approfondire le tematiche relative alla realtà aziendale che mi circondava, concretizzando quanto fino a poco tempo prima era stata solo teoria.
Ormai è aprile, sono passati dieci mesi da quando sono entrata in Arthur D. Little come stageur e posso affermare con orgoglio che, a conclusione dei sei mesi di Internship, il bilancio della mia esperienza è stato più che positivo. Sento di essere cresciuta professionalmente, di aver conquistato una maggiore consapevolezza delle mie capacità e di aver costruito con i miei colleghi un rapporto di stima e fiducia reciproca.
A conferma di ciò, a gennaio 2009 mi è stato offerto un contratto a tempo indeterminato, ed oggi sono fiera di ricoprire il ruolo di Business Analyst all’interno di una società che rispecchia tutti i valori che noi giovani speriamo di trovare nel mondo del lavoro.
Kossy86
14 anni, 2 mesi fa
Ciao sono molto interessata alla tua esperienza..ma durante i 6mesi hai fatto partedi più progetti??
Sai se in adl e' prevista la sponsorizzazione di master mba per i più meritevoli consultant??
Grazie
Kossy86
14 anni, 2 mesi fa
Ciao sono molto interessata alla tua esperienza..ma durante i 6mesi hai fatto partedi più progetti??
Sai se in adl e' prevista la sponsorizzazione di master mba per i più meritevoli consultant??
Grazie
ciccio84
14 anni, 6 mesi fa
ciao un' informazione!!! ma il colloquio con Hr cosa chiedono in inglese?...e un altra curiosità i casi aziendali da discutere con i manager sono in inglese? ciao e grazie mille.
cast
15 anni, 2 mesi fa
Prima di tutto chiedo venia per il ritardo nella risposta (per non sfatare il consueto cliché del consulente super impegnato ho avuto delle settimane piene zeppe di lavoro; per di più aggiungiamo anche una sana dose di sfiga tecnologica ed il quadro è completo).
Torniamo a noi: così come sulla porta dell’inferno di Dante c’era scritto “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate” io potrei dire “Armatevi di pazienza e coraggio voi ch’entrate”.
I colloqui di selezione stage (almeno in ADL) sono ormai paragonati per mole di interviste a colloqui per Lavori con la “L” maiuscola.
Per entrare in ADL ho dovuto passare 3 round di 2 interviste ciascuno:
1) Primo round. La prima intervista è con il Direttore HR nella quale il focus della discussione è la tua esperienze pregressa, l’analisi del CV e un test orale di conoscenza della lingua inglese. La seconda intervista è con un Consulente nella quale (oltre ad una breve discussione motivazionale e del CV) si passa all’analisi di casi aziendali (anche se per dire la verità i primi casi sono più giochi di logica che casi veri e propri)
2) Secondo round: le due interviste vengono fatte separatamente da due Manager e sono organizzate allo stesso modo: dopo una parte di approfondimento CV, si passa all’analisi di casi aziendali. Per farla breve ti viene esposta una situazione/ problema che ti viene chiesto di risolvere sulla base di dati iniziali e domande mirate che tu stesso poni nel corso della discussione. Qualche consiglio: non affrettarti a dare una risposta immediata dato che quello che conta è il ragionamento e il modus operandi. Inoltre cerca sempre di schematizzare le informazioni che ti vengono fornite su di un foglio per dimostrare la tua abilità nel tradurre pensieri in schemi logici ed espositivi ben chiari.
3) Terzo round: vedi Secondo round, anche se qui si fa un salto nella scala gerarchica e gli intervistatori sono due Principal (+ che Manager per intenderci).
Dopo o è pollice verso l’alto o KO!! Di solito tra un round e l’altro passano dei giorni (max una settimana) per informarti dell’esito (negativo o positivo che sia) e per “schedulare” il prossimo incontro.
Che dirti: in bocca al lupo!
Doc consigliati per la preparazione: documenti Vault e Wetfeet e tante operazioni a mente
elisoski
15 anni, 2 mesi fa
ciao...posso avere qualche consiglio circa i colloqui che avete sostenuto.... cosa chiedono? entro quanto rispondono?
lw86
15 anni, 3 mesi fa
ciao...posso avere qualche consiglio circa i colloqui che avete sostenuto....
cosa chiedono? entro quanto rispondono?
Eleonora Voltolina
15 anni, 5 mesi fa
Cari Aperegina e Cast, mi farebbe piacere sapere qualcosa di più su di voi. Avevate già fatto altri stage prima? Se sì, vi va di fare anche un confronto con le esperienze precedenti?
cast
15 anni, 7 mesi fa (1 persona ha trovato utile questo commento)
A costo di risultare ripetitivo, posso testimoniare anche io che fare uno stage in Arthur D. Little è un'esperienza positiva.
Se dovessi riassumere i miei quattro mesi di stage in Arthur D. Little mi affiderei senza dubbio ai seguenti tre aggettivi: formativo, responsabilizzante, interattivo.
Formativo. La formazione e la continua crescita professionale è uno degli aspetti che un giovane neo-laureato ritiene di fondamentale importanza in fase di scelta lavorativa. Nei mesi maturati in Arthur D. Little (e tuttora in quanto neo-assunto) ho avuto l’opportunità di approfondire in ottica critica strumenti e modelli di analisi e di costruire solide idee su molteplici realtà di business. Ma più di ogni altra cosa, si apprende attraverso le relazioni umane: non è una falsità se affermo di aver appreso più del 60% attraverso esperienze di vita professionale consolidate e di alto profilo maturate da colleghi, superiori e clienti; non da meno attraverso ripetuti e costruttivi confronti maturati nell’ambito di un attento programma di tutorship.
Responsabilizzante: a mio avviso è l’attributo distintivo della consulenza in generale e di Arthur D. Little in modo particolare. Responsabilizzante vuol dire poter essere autonomi su parti di lavoro via via più ampie e complesse; vuol dire essere moralmente e intellettualmente onesti con il cliente nell’offrire comprovate analisi o validi consigli; vuol dire dimostrare di continuo di essere una persona affidabile sulla quale poter contare per ogni evenienza.
Interattivo: in generale, l’attività del consulente è frutto di continue interazioni personali che si estrinsecano sia tra colleghi che con clienti esterni. Questa continua dialettica interpersonale si è manifestata sia attraverso ripetute attività di team e confronto di idee, sia per mezzo di incontri diretti con il cliente per lo scambio di informazioni di progetto e pareri su argomenti di comune interesse.
Se i tre aspetti caratterizzanti sopra enucleati costituiscono le colonne portanti dell’intera esperienza, l’ambiente umano e organizzativo ne rappresentano certamente l’architrave: non è facile gestire impegni, responsabilità e confronti di idee se manca un substrato proteso all’integrazione e alla collaborazione.
In sintesi quindi un’esperienza senza dubbio interessante e costruttiva segnata sempre da estrema serietà, comunicata, ribadita e di continuo confermata, in primis riguardo a solide prospettive post-stage: se si manifestano costante umiltà, disponibiltà e impegno esistono ottime prospettive di continuare il rapporto lavorativo iniziato nel periodo di internship. E credetemi, di questi tempi non è assolutamente scontato!
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