precariato non giovanile

10 anni, 10 mesi fa di Elena72

Credo che la discussione su precariato e disoccupazione debba smettere di vertere sulle fasce di età maggiormente colpite. Porre la soluzione del problema (se mai esiste) su un piano anagrafico rischia di creare una nuova, enorme ingiustizia ed essere fonte di una nuova frattura sociale. Se chi ha superato l'età (che nel bell'articolo di Voltolina è indicata in 34 anni), ha competenze, capacità, esperienza, viene estromesso dal mercato del lavoro perché deve competere ad armi non pari con chi è più giovane, rischia di essere condannato a un'inattività definitiva e a un presente e a un futuro di stenti. Non è fantasia. Io, che ho 40 anni e sono precaria (laureata, addottorata, etc etc), e tanti come me leggiamo con crescente preoccupazione che l'attenzione verte solo e unicamente sui giovani, su chi cerca il primo impiego, su chi ha 30 anni o poco più. Nella mia generazione, quella nata negli anni '70, in molti siamo precari o disoccupati, perché abbiamo scelto strade difficili, perché non abbiamo avuto la possibilità di andarcene all'estero (e tanto meno ce l'abbiamo ora), perché la nostra azienda è fallita.
Il tema centrale è il lavoro, che va creato e stimolato, ma per tutti, senza assurde distinzioni di età. Il tema centrale è la giusta retribuzione che deve permettere al lavoratore di vivere in modo dignitoso. Il tema centrale è il presente di una fascia crescente di persone che non trova lavoro o ne ha uno precario. Il tema centrale è il futuro di chi vive oggi un presente di precarietà o disoccupazione perché sarà un futuro di povertà in un paese dove lo Stato sociale non garantirà più nulla.
Elena Antonetti

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