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Il confine sottile tra tirocinio e manodopera a costo zero

15 anni fa di jennys

Di fronte a certe situazioni non ci resta altro che reagire. La mia storia è questa: ho 27 anni, una Laurea Triennale in Scienze dei Beni Culturali presso l’Università di Trento e un Master in Tourism Management presso la prestigiosa TSM (Trentino School of Management), dal costo di 7 mila euro.
Vorrei premettere che la TSM è - citando la descrizione del loro stesso sito - “una Scuola costituita dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trento e dall’Università degli Studi di Trento. TSM opera nella formazione e nella ricerca applicata per il settore pubblico e privato, con particolare attenzione ai principali comparti dell’economia e della società trentina.
TSM realizza percorsi di alta formazione, orientati verso forme evolute di imprenditorialità e managerialità, basati sulla ricerca, l’interdisciplinarietà, la qualità dei metodi didattici e il confronto costante con le organizzazioni aziendali e i sistemi economici”.
E in effetti, devo riconoscere che le testimonianze presentate in aula e la competenza dei professori che reggono i vari corsi sono di alto livello. Peccato che lo stage si sia rivelato davvero una truffa…altro che orientamento verso forme evolute di imprenditorialità!
A me è stato proposto uno stage presso l’Azienda di Promozione Turistica della Valsugana, in collaborazione con la Strada del Vino e dei Sapori di Trento e della Valsugana. Infatti avevo deciso di specializzarmi nell’organizzazione degli eventi enogastronomici. Il progetto di tirocinio era molto ambizioso e comprendeva vari settori, dal marketing alle strategie di comunicazione, la partecipazione a tutti i tavoli di lavoro, ecc…
Purtroppo le cose sono andate molto diversamente sul piano pratico. Per il primo mese sono stata confinata in un ufficio decentrato e solo in seguito è stato deciso di inserirmi nella sede centrale. Non mi è mai stato dato in dotazione né un computer né una stampante, ed ho dovuto sempre usare il mio portatile. Questa apparente situazione di autarchia professionale nascondeva in realtà un profondo disinteresse per il mio inserimento in azienda.
Il tutor assegnatomi è stato presente in rare occasioni a causa dei suoi innumerevoli impegni che lo portano ad essere spesso fuori sede, perciò non ho mai instaurato un rapporto professionale e costruttivo con lui.
Ma questo è niente. La mia collaborazione è stata richiesta solo quando si trattava di allestire i locali per le degustazioni o quando c’era bisogno di un aiuto concreto nel servizio in sala. Praticamente sono stata trattata a metà tra una cameriera e una segretaria. Un tuttofare a costo zero, senza diritti, senza contratto e senza salario. Tuttavia ho sempre accettato anche queste mansioni dequalificanti, perché agivo in buona fede, convinta che si trattasse di una situazione passeggera.
Purtroppo così non è stato. Personalmente al momento nutro una profonda amarezza per aver sprecato non solo tre mesi, ma un'occasione formativa che poteva rivelarsi decisamente proficua sia per me stessa che per l'azienda coinvolta.
Per questo ho deciso di esporre il caso, inviando una lettera ad hoc, a tutte le persone coinvolte: dirigenti di TSM, dirigenti dell’APT Valsugana, ed anche ai miei compagni di master, per una questione di onestà intellettuale. Ho deciso di chiedere a quest'azienda di impegnarsi a diventare "virtuosa", anche per riscattare la mia pessima esperienza.
Vorrei dire a tutti una cosa: non facciamoci mettere i piedi in testa. Se lo stage si rivela un’esperienza negativa dobbiamo cogliere l’opportunità per cercare di cambiare le cose. Bisogna tirare fuori il coraggio e la grinta ed andare avanti. Il mondo del lavoro è una jungla e nessuno ci accoglierà a braccia aperte. Ormai pretendono tutto da noi: competenze informatiche, linguistiche, doti relazionali…Il problema è che in certi ambienti noi siamo più formati degli stessi tutor che ci vengono assegnati, MA VI RENDETE CONTO? Stiamo arrivando ad un livello paradossale.
Io dopo quest’ esperienza, e dopo aver scoperto questo portale, mi sento più combattiva che mai.
Le situazioni negative hanno un risvolto pratico assolutamente incredibile: ci spingono al punto di provare a cambiare lo stato immobile delle cose. E forse questo comporta una crescita maggiore del semplice apprendimento di forme evolute di imprenditorialità.

Eleonora Voltolina

14 anni, 11 mesi fa

Cara Jennys, la tua testimonianza è davvero forte e ti ringrazio di averla portata qui sul Forum. La frase che mi colpisce più di tutte è questa: «Non facciamoci mettere i piedi in testa. Se lo stage si rivela un’esperienza negativa dobbiamo cogliere l’opportunità per cercare di cambiare le cose. Bisogna tirare fuori il coraggio e la grinta ed andare avanti. Il mondo del lavoro è una jungla e nessuno ci accoglierà a braccia aperte». Ecco, voglio solo dirti che se c'era un obiettivo quando ormai più di due anni fa ho aperto la Repubblica degli Stagisti era proprio questo. Rendere consapevoli i ragazzi dei loro diritti, spronarli ad agire per cambiare le cose, ad impegnarsi in prima persona con coraggio e grinta per modificare la situazione. Anche avendo la faccia tosta di "trattare" con le aziende, chiedendo quello che "normalmente" non viene dato, esplicitando la propria insoddisfazione. Un'ultima cosa, Jennys: mi piacerebbe dedicare un articolo alla tua esperienza, perchè alcune cose (come il fatto che tu abbia dovuto utilizzare il tuo pc durante tutto il periodo dello stage) sono davvero gravissime e vanno messe in evidenza. Se ti va, ti chiedo di scrivermi! Un saluto e a presto, Eleonora

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