Mi sento bloccato e non so cosa fare (cambio lavoro)
1 anno, 1 mese fa di dforum97
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Buongiorno, sono un ragazzo di 26 anni con Laurea Magistrale in Ingegneria. Ora so che la mia situazione sembrerà assurda per alcuni di voi e non voglio offendere o mancare di rispetto a nessuno con questa discussione.
Mi sono laureato a Luglio 2022 e a dicembre ho trovato lavoro dopo qualche mese di ricerca e colloqui.
Inizio a gennaio 2023 assunto con un contratto a tempo determinato per 6 mesi e da agosto sono a tempo indeterminato.
Il mio problema è che questo lavoro non mi sembra mi stia insegnando nulla di utile per quanto riguarda la mia crescita come ingegnere. Cioè tutti al lavoro mi dicono che sono bravo e mi vogliono anche dare un aumento di stipendio ora, ma io sento di non meritarlo e soprattutto di non star facendo nulla di che come ingegnere, mentre tutti i miei ex colleghi (almeno da quanto vedo su Linkedin) lavorano in multinazionali e sembrano super professionali e in carriera.
Mi sento in qualche modo che sto fallendo nella vita e mi sento bloccato.
Il mio dubbio è quindi ha senso lasciare un contratto del genere e rischiare di finire in un loop di stage infinito dove non ho nemmeno la possibilità di costruire un qualcosa per il futuro? (perchè parliamoci chiaro se ti offrono uno stage da 900 euro lordi come si può andare avanti?)
Allo stesso tempo vorrei crescere professionalmente e confrontarmi con una realtà magari un po' più strutturata di dove sono ora, ma sia la sensazione di non essere abbastanza bravo e preparato sia la paura di mollare il "posto fisso" con uno stipendio umano mi bloccano.
Ho paura che a 26/27 sia troppo tardi per ricominciare da capo tutto. Io per fortuna o sfortuna (dipende dai punti di vista) ho trovato un'azienda che ha proposto subito contratti seri, però ecco mi sento troppo vecchio per essere preso in considerazione da altre aziende.
Ripeto non voglio offendere nessuno con questo post ma soltanto esprimere i miei dubbi e incertezze, magari avendo l'opportunità di discuterne con chi cci è già passato.
Ringrazio in anticipo tutti coloro che risponderanno.
lucabarbieri33
1 anno fa
In risposta a #34368
Ciao, avevo già risposto al commento, ma non so se verrà mai pubblicato quindi riprovo.
lucabarbieri33
1 anno fa
In risposta a #34368
Ho feedback positivi, però non sento che sono per le mie abilità ma unicamente per il tipo di persona che sono quindi tranquillo, molto timido, tutti mi descrivono sempre con la classica frase "è un bravo ragazzo" la quale a me infastidisce molto dato che la usi di solito per uno che non è né carne né pesce. Per quanto riguarda il lavoro dubito che i feedback positivi siano utili perché per quanto mi riguarda il lavoro per me è banalissimo, nel senso che non richiederebbe una laurea in ingegneria e non sento di stare facendo niente di entusiasmante o da ingegnere.
smile_bunny
1 anno fa
Secondo me qui è proprio un problema di mindset. Da quello che ho potuto leggere, hai un po’ l’abitudine di vedere tutto in negativo. Se in generale hai dei feedback positivi vuol dire che qualcosa la stai facendo, poi se vuoi ampliare di più le tue conoscenze devi per forza buttarti alla cieca purtroppo. Non ci sarà mai nessuno che ci dirà se là fuori troveremo l’occasione lavorativa della nostra vita o meno. Poi una cosa da tenere a mente è anche che ognuna ha la sua strada, non siamo in competizione con nessuno se non con noi stessi; nessuno infatti ti dice che quel ragazzo in Olanda non si senta anche lui non realizzato e che deve fare sempre di più. Concentrati su microbiettivi, respira perché non è una gara e vedrai che tutto questo sarà solo una fase un giorno. Stai già facendo tanto facendoti aiutare da uno psicologo e non sei assolutamente un inetto secondo me. Buttati alla cieca e dai un’opportunità a te stesso di crescere se è questo quello che vuoi :).
dforum97
1 anno fa
In risposta a #34361
Ciao, grazie mille per la risposta. Ti chiedo scusa per il ritardo nella mia, ma ho avuto la febbre per 3/4 giorni che mi ha messo KO. Ti rispondo punto per punto provando a citare anche la tua risposta così tento di dare un ordine al tutto. Quando quoto il tuo messaggio tra virgolette mi riferisco a tutto il pezzetto, evito di riscriverlo così non appesantisco troppo il tutto. Chiedo scusa già per il papiro che uscirà.
“E sei per giunta giovane (su questo non vogliamo sentire obiezioni: A VENTISEI ANNI si è giovani!!).”
Ecco io non mi sento giovane. A febbraio farò 27 anni. Sento che ormai per me è già finita, come se fossi condannato a stare qua per sempre in questa azienda a vivere una vita monotona. Purtroppo per alcune situazioni economiche e personali (soffro da sempre di bassa autostima, soffro il confronto con gli altri, mi sento un inetto e inutile, mi sento completamente impreparato in tutto e mai abbastanza intelligente o interessante e questo mi frena anche dal mandare i CV e mi ha franto in passato per mandare candidature per altre esperienze come borse di studio, Erasmus o altro) ho perso molte occasioni come la possibilità di fare Erasmus, anno all’estero, esperienza di lavoro o anche vivere un 6 mesi all’estero per capire se fa per me. Ormai per alcune cose ho perso il treno mentre per altre mi sento troppo vecchio e inetto per fare tutto , per provare a dare una svolta alla mia vita, mentre vedo gente che si realizza efa moltissime cose.
Io purtroppo appena presa la laurea mi sono subito buttato a cercare un lavoro perché non credevo di avere altre possibilità se non quello. Non ho pensato a fare altro perché volevo raggiungere una certa indipendenza dai miei (anche se purtroppo non riesco ancora ad andare via di casa) e non volevo rimanere troppo indietro, cosa che comunque mi sento tutt’ora, rispetto agli altri. Ho perso tutta una serie di esperienze che credo e sono sicuro non potrò mai più fare.
“Analizziamo allora meglio cosa sta succedendo.”… “? Il lavoro è invece tanto, ma troppo ripetitivo e noioso?”
Sento di non star crescendo come ingegnere perché per fare il mio lavoro non sento che sia necessaria una laurea. Non ho mai visto una singola cosa di quanto studiato, non c’è ragionamento se non raramente, sono azioni monotone e non sento di stare imparando nulla che possa essere spendibile in un eventuale colloquio con altre aziende. Il carico di lavoro è normale nel senso che faccio cose, solo che è proprio la mentalità dell’azienda un po’ limitata. È un azienda piccola: nel mio ufficio siamo io, il mio superiore (per età diciamo e per anzianità in azienda) e il mio capo. Il mio capo ha volontà di cambiare la mentalità dell’azienda ma è un processo molto lento (anni se non un decennio se si continua così) in più la confusione regna sovrana e il mio ruolo diciamo che non interessa a molti se non a 3 persone in azienda. Il mio ruolo sarebbe quello di “impiegato al miglioramento continuo”, ma appunto la confusione e la mentalità vecchia dell’azienda rallenta il tutto.
Agli operai non interessa molto questo fatto del miglioramento, il mio capo è preso più dalle riunioni che da quanto dobbiamo fare e non riusciamo ad aggiornarci periodicamente sul lavoro tant’è che a volte sono fermo perché non so come intende procedere, la comunicazione fa schifo e a volte vengono fatte delle cose senza che io lo sappia. Poi faccio tutto e niente, nel senso che il mio ruolo sarebbe uno ma mi ritrovo a fare altre 100 cose e perfino mi ritrovo a dover andare a dare una mano in produzione delle volte, cosa che faccio comunque senza lamentarmi, ma ovviamente è sinonimo che ci sia qualche problema di staff che l’azienda dovrebbe risolvere.
“Infine, un'ultima domanda: hai provato a parlare internamente, al tuo capo per esempio, oppure al responsabile delle Risorse umane dell'azienda, del tuo senso di frustrazione e delle tue aspettative?”
Non so come affrontare l’argomento perché alla fine loro ogni volta mi dicono che sono una risorsa importante, che il mio ruolo è e sarà importante per l’azienda nel futuro. Però io ora come ora sento di non star imparando nulla e anzi rimango indietro rispetto ai miei coetanei ed ex compagni di corso. Poi non so come parlargliene perché ogni volta che chiedono io do la parvenza che vada tutto bene, sono delle brave persone e infatti l’ambiente è l’unica cosa di cui non mi posso lamentare. Però sento che non sto crescendo, non mi sto avvicinando alla figura di professionista e alla realizzazione personale che vorrei avere.
“La prima considerazione è che i confronti sono sempre poco utili […] “
Purtroppo, sono uno che ha sempre temuto i confronti. So bene che magari molti usano Linkedin e i social per fare self publishing, ovvero abbelliscono ciò che in realtà fanno. Io magari non so farlo molto bene e questo mi penalizza, vengo comunque contattato da altre aziende però poi oltre il primo colloquio non vado, ma questo ci sta è il caso.
Come io ho rifiutato lavori, anche loro rifiutano me. Sento però di essere comunque indietrissimo rispetto agli altri, non solo a livello di carriera ma anche di formazione e di esperienze vissute. Leggo i loro post e vedo i loro profili e io mi sento inutile.
L’altro giorno una mia amica è uscita con questo ragazzo. Entrambi vivono in Olanda. Lei così per parlare mi ha mostrato un po’ il suo profilo Linkedin: cioè questo ragazzo alla mia età ha fatto già 5 esperienze all’estero (anno all’estero alle superiori, 3 Erasmus in università, e ora vive e lavora in Olanda) e sembra un genio che fa cose super interessanti. Io mettendomi a confronto con queste persone mi sento una nullità totale che non ha mai fatto nulla nella sua vita e non potrà mai fare tutte queste esperienze perché non sono altrettanto bravo e perché ormai non ho più tempo per farle.
Mi sento indietro perché appunto vedo questa gente che fa grosse carriere, si realizza e fa cose importanti e io sono bloccato e non riesco nemmeno a mandare CV perché mi sento un completo inetto buono a nulla.
Sto andando da uno psicologo da un paio di mesi per lavorare su questa cosa, ma ad oggi sento che non mi realizzerò mai in nulla.
Ho una questa costante angoscia di fare qualcosa, di realizzarmi sennò divento un fallito, di fare qualcosa di importante per cui esserne felice perché in caso contrario non raggiungerò mai la vita che voglio fare e soprattutto lo stile di vita. Io non punto a tantissimo eh, non è che miro a diventare CEO o top manager a livello mondiale, non sono un folle. Io punto ad avere un lavoro dove mi sento realizzato, motivato e stimolato e con uno stipendio che mi permetta di togliermi sfizi ogni tanto (per lo più viaggiare perché mi è sempre mancato dato che da bambino e ragazzo non l’ho potuto fare molto per motivi economici) e permettere alla mia famiglia, se mai ne avrò una, di fare le esperienze che io non ho potuto fare.
“Inoltre, molto spesso si tende a credere che nelle aziende blasonate, quelle con i nomi molto importanti, si facciano sempre lavori fighissimi. […]”
So bene che non sempre andare in aziende più grandi è un qualcosa di positivo. Che a volte uno trova la propria dimensione nelle piccole e medie aziende, però lo capisce sempre magari dopo un passaggio in una multinazionale. Poi magari all’interno di aziende più strutturate riesci a vedere cose che hai studiato, magari riesci ad essere più immerso in qualcosa di innovativo, benefit maggiori, ovviamente il tutto corrispondente a magari un carico di stress o lavoro più alto. Però se uno vuole provare a fare un po’ carriera deve secondo me provare un’esperienza del genere. Anche un esperienza all’estero è importante.
“Con questo non vogliamo dire che tu non possa e non debba provarci. […] ma è probabile che tu possa riuscire a ottenere una proposta del tutto dignitosa, che non ti renderebbe così impossibile lasciare la situazione attuale.”
Il problema sta proprio nel fatto che io ho questo bisogno di realizzarmi, ma mi sento un completo inetto che ha preso una laurea perché era “bravo” a farsi il mazzo sui libri e studiare gli piaceva. Non credo di avere le carte in tavola per fare qualcosa di importante (non intendo importante a livello generale, ma per me) e ho la sensazione di essere completamente impreparato. Non mi ricordo tutto quello che ho studiato e questo credo sia un enorme handicap che mi porterò dietro per sempre. Cioè credo che per essere un vero professionista esemplare uno debba sapere tutto di tutto, anche se è probabilmente stupido come pensiero e irrealizzabile, ma a me pare che tutti quelli realizzati in qualche modo siano così.
Ho parlato anche con altre persone su reddit e altri forum e la gente mi diceva che è impossibile ricordarsi tutto di tutti gli esami, e che basta sapere dove andare a cercare, eppure io non riesco ad arrivare a comprenderlo.
“Ma non mollare questo lavoro perché pensi che gli altri giovani ingegneri, in aziende più grandi, necessariamente stiano facendo percorsi più gratificanti del tuo: perchè, davvero, non è detto.”
Più che altro non sento di star facendo qualcosa da ingegnere, come se stessi buttando via la mia laurea. Come detto sopra, ho l’ansia di non ricordarmi tutto quello che ho studiato e questo mi fa sentire un “ingegnere fallito”. Sento di essere un impiegato normalissimo che non sta facendo nulla di interessante nella vita, ma si sta appiattendo. Ho sempre avuto una vita monotona ma mai come ad ora questa mi sta pesando.
Redazione_RdS
1 anno fa
Ogni sensazione di malessere ha diritto di essere presa sul serio, dforum97, anche senza bisogno che la situazione sia oggettivamente critica o addirittura drammatica. Certo, tu parti da una situazione di indubbio vantaggio: hai una laurea di quelle "forti" sul mercato del lavoro, e hai subito trovato lavoro in un'azienda che ti ha fatto dopo pochi mesi un contratto a tempo indeterminato. E sei per giunta giovane (su questo non vogliamo sentire obiezioni: A VENTISEI ANNI si è giovani!!).
Analizziamo allora meglio cosa sta succedendo. Perché dici che non stai crescendo "come ingegnere"? Quali sono le mansioni che svolgi ogni giorno in ufficio, perché non ti soddisfano, al punto che perfino l'aumento di stipendio che ti è stato ventilato ti sembrerebbe immeritato? Hai lunghi momenti di nullafacenza in ufficio? Il carico di lavoro è troppo lieve rispetto a quello che ti sentiresti pronto ad affrontare? Il lavoro è invece tanto, ma troppo ripetitivo e noioso?
In linea generale, possiamo fare alcune considerazioni che magari potranno esserti utile per rifocalizzare i tuoi pensieri.
La prima considerazione è che i confronti sono sempre poco utili. Scrivi che "tutti i tuoi colleghi lavorano in multinazionali e sembrano super professionali e in carriera". E aggiungi un inciso importante: "almeno da quanto vedo su Linkedin". Ma cosa si scrive sui social network? Tutti sono portati a fare uno storytelling della propria vita, che sia privata o professionale, abbellendola e nascondendo tutte le ombr
Ci sono persone, parlando specificamente di LinkedIn, che "dimenticano" di aggiornare il proprio status professionale quando magari il loro contratto scade e non viene rinnovato: così apparentemente sono ancora dipendenti dell'azienda XYZ, ma in realtà sono disoccupati; solo che non vogliono farlo sapere; e aggiornano la loro pagina solo quando hanno trovato un nuovo impiego.
Ci sono persone che vengono prese in stage, ma su LinkedIn omettono questo particolare, magari indicando solo il dipartimento o il team in cui sono state inserite: in questo modo chi consulta il loro profilo è portato a pensare che siano stati assunti con un vero contratto (che magari legittimamente sperano arriverà col tempo!), quando in realtà non è così.
Ci sono persone che magari sono assunte in aziende dai nomi altisonanti, ma con funzioni che non sono in linea con quanto hanno studiato, o con le loro aspirazioni. O che lavorano nell'azienda dei sogni, facendo proprio esattamente quello che avevano sempre sognato, e però si sono ritrovati con capi o colleghi tremendi, e la loro vita professionale è tutt'altro che serena.
E poi, ovviamente, ci sono anche quelli a cui è andata bene: che sono davvero entusiasti di andare in ufficio ogni mattina, che si sentono perfettamente realizzati. Oggettivamente, non si può dire che siano la maggioranza. Tantomeno la maggioranza dei ventiseienni.
Insomma, fare confronti coi propri coetanei o ex compagni di università è rischioso perché è difficile che le informazioni disponibili, a meno di non essere veramente molto amici e in confidenza, siano al 100% veritiere e che permettano di misurare davvero il grado di soddisfazione di una certa persona sul lavoro e compararlo col proprio in un modo che abbia senso.
Inoltre, molto spesso si tende a credere che nelle aziende blasonate, quelle con i nomi molto importanti, si facciano sempre lavori fighissimi. Il che a volte è vero, per carità: alcune sono blasonate per qualche motivo ;-) e mediamente nelle grandi realtà ci sono budget più alti, clienti più prestigiosi, attrezzature tecnologiche più all'avanguardia, contratti integrativi più generosi, e insomma tutti gli elementi che possono essere importanti dal punto di vista dell'employee experience. Ma non sempre è oro quel che luccica: ci sono anche nelle aziende più note delle inefficienze, dei team dove non si lavora bene, e tante persone danno le dimissioni ogni anno da queste aziende "big", perché non sono contente, e aspirano ad altro.
Con questo non vogliamo dire che tu non possa e non debba provarci. Se ti senti infelice, è giustissimo che tu cominci a guardarti intorno, far girare il tuo curriculum, rispondere agli annunci di lavoro che ti interessano. Con la tua laurea e il contratto che hai attualmente, è veramente molto improbabile che ti venga richiesto di ricominciare da uno stage: magari non ti verrà offerto subito un contratto a tempo indeterminato come quello che hai adesso, ma è probabile che tu possa riuscire a ottenere una proposta del tutto dignitosa, che non ti renderebbe così impossibile lasciare la situazione attuale.
Ma non mollare questo lavoro perché pensi che gli altri giovani ingegneri, in aziende più grandi, necessariamente stiano facendo percorsi più gratificanti del tuo: perchè, davvero, non è detto.
Infine, un'ultima domanda: hai provato a parlare internamente, al tuo capo per esempio, oppure al responsabile delle Risorse umane dell'azienda, del tuo senso di frustrazione e delle tue aspettative?
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