Ordina per...

Autenticati per poter ricevere gli aggiornamenti

Cerca nel Forum

il Resto del.....Co.co.pro.

12 anni, 9 mesi fa di JessicaDG

Vi scrivo da Londra, dopo 2 esperienze di stage ai "confini della realtà".

Prima esperienza post laurea all'interno di un piccolo giornale a Bologna centro. Contratto fasullo di stage. Primo e secondo mese di minimo rimborso spese pagato, dopodichè, il "direttore" jaguar-munito, ha smesso di sborsare anche quei miseri 200 euro al mese perchè "c'erano problemi con i pagamenti dei fornitori" e varie scuse campate in aria.

Ho aspettato per un po', poi visto il trattamento e lo sfruttamento a cui venivo sottoposta mi sono imbarcata con la CGIL. Ho portato avanti la cosa per alcuni mesi. Sono venuti gli ispettori del lavoro, la "caporedattrice" ha affermato di non avermi mai vista ne conosciuta. Peccato che ancora oggi ci sia la mia firma su degli articoli da me scritti, sul loro sito web.

Seconda esperienza: "grande azienda" editoriale sempre di Bologna, confine con Castenaso. Chi è della zona avrà intuito di che "giornale" si tratta.

Stage retribuito e in regola, e fin qui tutto bene.

Durata dello stage: 1 anno = 6+6. Meno bene.

Un anno in cui ho dovuto adempiere, 5 giorni alla settimana, 8 ore al giorno (più straordinari fissi e dati-per-scontati), ai più svariati compiti.

Da ufficio stampa ad archivista, da assistente-segretaria a compilatrice di rassegna stampa quotidiana interna, da addetta magazzino a confezionatrice di pacchetti-di-natale, a ricercatrice sul web di prodotti cosmetici di lusso e chalet alpini e altri capricci del "direttore massimo", e tante sostituendomi dopo nemmeno 2 mesi, causa maternità, alla ragazza che curava l'ufficio "relazioni esterne" da oltre due anni.

Lasciata da sola, senza altra guida che me stessa a soddisfare i capricci della "capo" incompetente (che avrebbe dovuto essere la mia "tutor" ma non è stata in gradi di insegnarmi niente)mi sono dovuta dare un bel po' da fare sfruttando le mie competenze e la mia pazienza, per non finire con un enorme esaurimento nervoso.

In questo roboante anno, si sono poi aggiunte nuove ragazze, stagiste come me, che ho dovuto cercare di "formare", sono stata poi spostata, dall'oggi al domani, in un altro ufficio, a sostituire una collega in infortunio, dovendo prendere in mano compiti e mansioni del tutto nuove, senza che ovviamente nessuno mi spiegasse niente e continuando nel frattempo ad avere compiti nell'ufficio precedente.

Non so nemmeno io come, ma in questo lungo e faticoso anno di (auto)formazione, sono riuscita a svolgere tutti i compiti assegnatimi in maniera soddisfacente.

Finito il sudatissimo anno, mi è stato offerto un contratto a progetto.
Sottopagato.
Per 3 mesi.

Finito il 2010, i simpatici signori di Viale Mattei, hanno pensato di omaggiarmi per il nuovo anno dell'ambito dono della disoccupazione.

Ho parlato con il mio secondo "capo" della cosa.
La risposta è stata: "qui dentro non esiste la meritocrazia".

Mi ha quindi consigliato di chiedere d'essere riciclata in uno dei tanti uffici ed ufficetti interni per mansioni e ruoli di cui non ho la competenza, perchè lì "funziona così".
Inutile dire che mi sono rifiutata.

Beh, che dire?
Alla fine sono stata fortunata. Dopo pochi mesi ho deciso di andarmene per cercare di vivere meglio, all'estero. E per ora, devo dire, sta andando bene.

In bocca al lupo a tutti,
c'è sempre una soluzione.




JessicaDG

12 anni, 8 mesi fa

@Angioletta: sì ho provato a cercare, non per tantissimo tempo, in Italia, ma i tempi, oggi sono molto lunghi.
La fine della vicenda mi ha spinto ad andarmene.
Un Paese dove non è premiato il merito, se non come eccezione-alla-regola, non è il luogo dove voglio vivere e lavorare.

Sono felice della mia scelta, benchè neanche qui sia facile. Trovare lavoro nel mio settore richiede tempo, anche qui, soprattutto se l'inglese non è la tua prima lingua.
Ma almeno mi dedico alla mia altra passione che è la musica e mi metto alla prova in un ambiente nuovo ed internazionale, sicuramente molto stimolante.

JessicaDG

12 anni, 8 mesi fa

Cara Redazione,
sono emigrata a Londra. (L'avevo scritto nella prima riga ma forse è sfuggito).
Il lavoro che faccio ora è un semplice lavoro part-time in un catering deluxe, non è il mio settore ma per adesso va bene così, per mantenermi e acquistare confidenza con la lingua.
Questi anni di sfruttamento in Italia e sacrifici mi hanno spinta a fare "il grande passo" e tentare un'altra direzione.
Sono venuta qui dopo essere stata presa per un corso in una scuola di musica (sono una cantante) e ad ottobre continuerò a studiare.

Per ciò che riguarda il primo stage la CGIL si è mostrata sollecita. Purtroppo dopo pochi mesi avevo trovato lo stage n.2 e il tempo e le energie mentali per seguire una vicenda legale mi mancavano, quindi alla fine ho perso le redini della faccenda lasciandola cadere nell'oblio. Mea culpa.
Ad oggi non comprendo come mai gli ispettori del lavoro abbiano fatto il mio nome durante l'ispezione. Che mi avevano assicurato essere anonima.
Tra l'altro il mio nome appariva anche nel giornale cartaceo oltre che online.
La redazione era composta da pochissime persone: direttore, 2 caporedattrici (una delle quali era la giovanissima compagna moldava del direttore, che non conosceva bene la lingua, ma verosimilmente aveva altre “qualità” ), il figlio del direttore, un’altra “stagista” e alcuni collaboratori esterni.
Ho parlato con l’altra ragazza stagista della mia intenzione, lei sembrava spalleggiarmi idealmente ma aveva paura (purtroppo parlando con altre persone giovani che lavorano in questo settore ho sentito molti commenti del tipo “attenta, che poi le voci girano, e non ti fanno lavorare” come se la delinquente fossi stata io). Il giorno delle ispezioni o lei non ha fiatato, oppure non era in sede.

angioletta

12 anni, 8 mesi fa

e soprattutto: hai provato a cercare qualcos'altro?

Redazione_RdS

12 anni, 8 mesi fa

Cara Jessica,

grazie mille per aver voluto condividere qui sul Forum della Repubblica degli Stagisti la tua testimonianza.

E' triste che tanti giovani intraprendenti e capaci siano costretti a fuggire all'estero per trovare opportunità di lavoro dignitose. Ti va di raccontarci in che Paese sei emigrata, e che tipo di lavoro hai trovato? Sempre in ambito giornalistico?

Nel dettaglio della tua storia, una cosa colpisce: il tuo primo stage, in nero. Tu ti rivolgi alla Cgil, gli ispettori del lavoro fanno un'ispezione, la caporedattrice afferma falsamente di non averti mai vista malgrado ci sia la tua firma in molti articoli scritti per l'online... e poi? Com'è andata a finire? Possibile che non ci sia stato nessuno a testimoniare che tu in redazione c'eri andata eccome? Si è risolto tutto in una bolla di sapone? Il sindacato come si è mosso?

Torna al più nuovo