Fine apprendistato
Ciao Veronica, supponiamo che la tua domanda sia motivata dal fatto che non ti è stato sottoposto nessun documento da firmare, e ti stai ponendo il dubbio che con il tuo contratto sia tutto in ordine e non subentrino sorprese (ma correggici se sbagliamo). Dalla disciplina sull'apprendistato (scaricabile qui https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2015-06-15;81!vig=) si evince che l'apprendistato si trasforma in automatico in lavoro a tempo indeterminato se nessuna delle due parti recede prima del termine. Sembrerebbe insomma che non sia necessaria nessuna firma. Per esserne certi occorrerebbe però il parere di un giuslavorista. Hai modo di chiedere lumi all'ufficio delle risorse umane della tua azienda? Loro dovrebbero saperti indicare con esattezza. Facci sapere, e un caro saluto
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
Obbligata ad andare in ufficio
Lo stage da remoto, che noi abbiamo ribattezzato "smart internshipping", è una possibilità – ma non un obbligo. Ciò significa che è a discrezione del soggetto ospitante decidere di utilizzare questa modalità oppure no. Certo, sembra assurdo che di fronte ad appelli continui alla prudenza, e a indicazioni (anche per iscritto!) delle istituzioni a cercare di preferire ove possibile lo svolgimento delle attività lavorative e/o di formazione da casa, vi siano invece aziende che si intestardiscono nel richiedere la presenza in ufficio. Vi sono però degli elementi che vanno tenuti in considerazione per poter formulare riflessioni ponderate. Non sono elementi necessariamente positivi o negativi, o necessariamente "pro" o "contro" la situazione in questione. Ma vanno considerati e approfonditi. 1) Vi sono mansioni che non è possibile svolgere da casa. Pensiamo alle fabbriche che producono oggetti, per esempio: in questo caso c'è bisogno che vi siano fisicamente le persone che producono questi oggetti. Tu dirai, Iceagecomin, "Ma questo non è il mio caso: io faccio lo stage in un'agenzia per il lavoro". Giusto. Ma effettivamente vi è almeno una attività che viene abitualmente svolta nelle agenzie per il lavoro, e che non è possibile svolgere da casa: l'accoglienza di utenti. Le agenzie per il lavoro hanno infatti le proprie sedi su strada, solitamente con grandi vetrine che espongono i cartelli con le offerte di lavoro, e parte dell'attività è proprio quella di ricevere persone che hanno un appuntamento o che si fermano di fronte alla vetrina, magari perché attratti da un annuncio, e decidono di entrare e lasciare il proprio cv. Se per il primo gruppo la soluzione è facile (anziché di persona, gli appuntamenti possono essere concordati ed effettuati online), non avere nessuno fisicamente in agenzia significa "perdere" il secondo gruppo. 2) Abbiamo visto che in questi mesi le aziende in grado di lavorare totalmente in modalità smart hanno di solito messo il 100% del personale a proseguire le attività da casa – compresi gli stagisti, in caso ne avessero e le indicazioni regionali lo permettessero. Vi sono però attività produttive che hanno scelto una via intermedia, spostando in modalità smart una parte (solitamente la maggior parte) del personale, e lasciando però una piccola parte in sede per le mansioni indispensabili e impossibili da svolgere da remoto. In quest'ottica, non sarebbe insensato che un'agenzia per il lavoro aperta al pubblico riducesse il suo personale in ufficio, ma non lo azzerasse completamente, in modo da poter restare appunto aperta al pubblico. 3) seguendo il ragionamento del punto 2, se venisse scelta una modalità mista, nulla vieterebbe che nel "misto" di persone a cui è richiesta la presenza in ufficio vi fossero anche stagisti. Naturalmente in misura proporzionata ai dipendenti in ufficio. 4) In questi mesi sta emergendo comunque, oggettivamente, una difficoltà nel gestire gli stage da casa, perché la possibilità di seguire passo per passo le attività dello stagista è molto più ardua, per il tutor, da remoto. Certo, c'è la possibilità di sentirsi al telefono, di fare videocall e riunioni via Zoom o Skype o chi più ne ha più ne metta: ma certamente la formazione "on the job" riesce meglio quando c'è un rapporto diretto. Dunque c'è anche la possibilità che le aziende cerchino di usare il meno possibile la modalità "smart internshipping" in un'ottica di fornire ai propri stagisti un percorso formativo migliore. 5) considerando le curve e i dati statistici, i giovani non sono fascia a rischio. Chiedere a un dipendente 60enne o obeso o diabetico o cardiopatico o immunodepresso di recarsi in ufficio in questo periodo anziché permettergli di proseguire le attività da casa sarebbe, francamente, inaccettabile. Diverso è, oggettivamente, chiedere a uno stagista 25enne in salute di farlo. 6) fermo restando quanto espresso al punto 5, è anche vero però che ciascuno ha diritto a fare le sue valutazioni rispetto al rischio. Se una persona ha molta ansia nell'utilizzo dei mezzi pubblici, e i mezzi pubblici sono l'unico modo per raggiungere il luogo di lavoro/stage, anche se non rientra nelle fasce di popolazione a rischio è poco sensibile da parte dell'azienda non tenere conto di questi suoi timori e obbligarla a fare ogni giorno il tragitto casa ufficio. 7) Anche qualora lo/la stagista fosse un/a 25enne in salute, vi sono ovviamente delle condizioni che potrebbero comunque rendere - al di là delle paure intime e "emotive" - in effetti sconsigliabile e potenzialmente pericoloso un obbligo di recarsi quotidianamente in ufficio. Pensiamo a situazioni ove questo/a 25enne viva insieme ai nonni, oppure con genitori/parenti malati, insomma a contatto con fasce a rischio. Oppure, all'estremo opposto, che conviva con personale sanitario (medici, infermieri) a contatto quotidiano con malati. In questo caso è importante informare l'azienda presso cui si lavora (o fa uno stage), in modo che le decisioni su chi deve andare in ufficio e chi no possano essere prese con tutti gli elementi in mano. 8) torniamo poi per un attimo ai punti 2 e 3. La parola chiave è "proporzione". Tutto questo ragionamento ovviamente non vale se l'agenzia in questione (o qualsiasi negozio o azienda che abbia una apertura al pubblico) mette a lavorare da casa tutti i suoi dipendenti... e lascia in sede solo uno stagista! (o più stagisti). In questo caso si profila una situazione inaccettabile: innanzitutto perché lo stagista è, di fatto, "abbandonato" a gestire da solo una intera sede (e dunque non può esserci nemmeno l'ombra di quella qualità formativa di cui al punto 4); e secondo poi perché la sua presenza è chiaramente funzionale alle esigenze dell'azienda, che ottiene di poter tenere aperto il suo ufficio senza dover usare i suoi dipendenti, lasciandoli comodamente a lavorare da casa, e mettendo questa responsabilità sulle spalle dello stagista. In definitiva Iceagecomin la scelta è tua. Non possiamo che suggerirti di fare una riflessione sulla base di questi punti, e magari di contattare il soggetto promotore di questo stage (chi è?) per vedere cosa ne pensa e qual è la sua posizione in merito alla prosecuzione degli stage da casa. Hai sempre la possibilità di chiedere l'interruzione anticipata dello stage, ovviamente.
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
Stage e/o università.
Ciao Daniel, dipende dal fatto che lo stage in questione appartenga o meno a qualche programma riservato a disoccupati come per esempio Garanzia giovani. In questo caso la Did sarebbe obbligatoria, come specificato qui: https://www.repubblicadeglistagisti.it/article/lavoro-subordinato-stage-did-compatibilita. Altrimenti non si tratta di un documento indispensabile all'attivazione di un tirocinio extracurriculare. C'è poi da dire che, qualora la tua situazione rientrasse nel caso di cui sopra - ovvero Garanzia giovani - allora non vi sarebbe neppure un impedimento a rientrare nell'offerta di stage pur essendoti immatricolato all'università (leggi qui: https://www.repubblicadeglistagisti.it/article/garanzia-giovani-compatibilita-studio-e-lavoro). Questo perché lo status di disoccupazione deve essere presente al momento della registrazione o dell'inizio della misura - il tirocinio appunto. Mentre non rileva se nei momenti intermedi (come questo in cui ti hanno comunicato il congelamento dello stage), tu proceda verso altre strade, come per esempio l'università, salvo poi naturalmente mettere in stand by gli studi per accedere di nuovo allo stage. Vale a dire che, una volta che ti si ripresentasse l'occasione del tirocinio, dovresti in quel preciso momento ritrovarti di nuovo nella condizione di disoccupato e al di fuori di un percorso di studi per essere ammesso. Speriamo di averti aiutato a capire meglio, e un caro saluto
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
Ansia Tirocinio
In risposta a #29573Grazie per la risposta.La mia ansia è in parte dovuta al lavoro in sé che è per sua natura carico di molta responsabilità, visto che mi trovo a gestire budget importanti per clienti importanti. Sia è "organica", in quanto da anni soffro di ansia ed attacchi di panico.Proverò a vedere come va il prossimo mese o due, e poi deciderò il da farsi.Tuttavia nel mentre, per varie problematiche anche burocratiche, il clima di lavoro è diventato anche più burbero.Vorrei sapere se, sotto Garanzia Giovani, è possibile interrompere lo stage per iniziarne un altro. Questo sarebbe sempre attinente il marketing ma per una figura professionale diversa dal "tecnico della gestione della pubblicità online" (che è la figura indicata nel mio attuale progetto formativo).Grazie nuovamente per i consigli.
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Jessica1997
Tirocini e Covid, nuove indicazioni della Regione Lazio: cosa fare in caso di quarantena e cassa integrazione
La Regione Lazio ha pubblicato oggi un aggiornamento del documento di FAQ (Frequently Asked Questions) legato alla dgr sulla disciplina dei tirocini extracurricolari. In particolare i tre nuovi quesiti cui viene fornita risposta riguardano tutti la situazione attuale con l'emergenza Coronavirus: è possibile organizzare un tirocinio in modalità alternata tra presenza in sede e da remoto? Cosa si deve fare se il tirocinante finisce in quarantena o in isolamento? E infine, se un'azienda ha in atto una procedura di cassa …
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
Covid, Lazio in fascia gialla. Ma i tirocini come vanno?
Come va la vita agli stagisti italiani? La Repubblica degli Stagisti da mesi sta raccogliendo informazioni sugli effetti dell’emergenza Covid sullo stage. Oggi approfondiamo la situazione nella regione Lazio.Il Lazio è la seconda Regione più popolosa d’Italia, con quasi 6 milioni di residenti; ed è la terza – a “parimerito” con il Piemonte – per numero di persone che fanno stage sul suo territorio: intorno alle 34mila all’anno. Ma ora, con la pandemia tutto è cambiato. Al momento in cui …
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
Dilemma
Grazie della risposta!Si tratta in entrambi i casi di 2 multinazionali, una operante nel settore automotive e l’altra nell’alimentare.Ciò che non vorrei fare è essere “bannato” in futuro dall’azienda per la quale avevo accettato lo stage, però immagino possano comprendere la mia scelta, no?Grazie
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: PaoloRonzulli
Stagista per un giorno
La prima risposta che viene da dare, caro FTripodi, è che dietro questa vicenda ci sia un equivoco su come intendere il tirocinio. Si tratta di una prima esperienza di una persona alle prime armi presso un'azienda in un settore di suo interesse e nel quale vorrebbe lavorare. Lo scopo è quindi imparare il mestiere e anche integrarsi con un gruppo, l'organico aziendale, con cui poi passare le giornate lavorative in un eventuale futuro. Fondamentale è dunque che con questi si crei un buon clima. Ma non solo: quello che l'azienda si aspetta da uno stagista è soprattutto una gran dose di buona volontà: occorre cioè farsi vedere pieni di voglia di fare e di apprendere. Viceversa, se notassero in noi un atteggiamento di scarso interesse, allora di certo non faremmo una buona impressione. Sembrerebbe essere questo il tuo caso: effettivamente mettersi a precisare, proprio il primo giorno di lavoro, che l'orario di uscita è stato superato, non ti mette in buona luce. Sembra che tu stia lì a contare i minuti per andartene. La regola dovrebbe essere quella della flessibilità e la disponibilità di andare anche un po' più a lungo dell'orario previsto, seguendo l'attività del resto dei dipendenti. Senza strafare, certo, né seguendo turni massacranti. Ma neppure stando lì a controllare l'orologio. Ci vuole insomma la dimostrazione di un po' più di entusiasmo e flessibilità, altrimenti saranno portati a pensare che quel percorso non fa per te. Speriamo ti si presentino al più presto nuove occasioni. E torna a scriverci per farcelo sapere! Un caro saluto
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS
L'Italia continua a svuotarsi: 131mila italiani espatriati nel 2019, due su cinque sono under 35
Un'Italia impoverita delle «sue forze più giovani e vitali, di capacità e competenze che vengono messe a disposizione di altri Paesi che non solo le valorizzano appena le intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori». Il quindicesimo Rapporto italiani nel mondo curato dalla sociologa Delfina Licata e edito dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei è stato presentato online – come richiedono i tempi – nei giorni scorsi. E la fotografia è ancora una volta quella di un sempre più …
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Ilaria Mariotti
Help
Ciao Federica, ti giriamo questa discussione del nostro forum in cui si parla di questa scuola, sperando possa esserti utile: https://repubblicadeglistagisti.it/forum/thread/15718/#post26328. In più c'è questo articolo che consigliamo sempre a chi è alla ricerca di un master: https://www.repubblicadeglistagisti.it/article/postlaurea-i-consigli-di-asfor-su-come-scegliere-il-master-giusto. Facci avere poi anche la tua recensione in caso ti iscrivessi. E un caro saluto
Ultimo Post: 4 anni fa
Di: Redazione_RdS