Categoria: Storie

Architetta e mamma, guida il reparto tecnico di Nwg: “Carriera e maternità, si può fare!”

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti vuole dare voce alle testimonianze di donne - occupate nelle aziende dell’RdS network - che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" e/o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Valentina Battiante, responsabile del reparto avanzamenti, installazioni e collaudi di NWG Italia, operatore del mercato libero della fornitura di energia elettrica interamente proveniente da fonti rinnovabili.Sono nata nel 1981 nella città tessile della Toscana, Prato. Dopo il liceo classico, a 18 anni, immaginavo un lavoro incentrato sul lavoro di squadra, in cui ogni componente del gruppo potesse contribuire al raggiungimento degli obiettivi. Oggi che sono responsabile del reparto avanzamenti, installazioni e collaudi di NWG Italia, posso dire di essere sulla buona strada per vedere realizzato il mio sogno. Mi sono iscritta alla facoltà di Architettura di Firenze, e ho fatto la tesi con la cattedra di Progettazione dell’architettura. Sono stata la prima laureata della mia famiglia. Mio papà è operaio, e mia mamma una dipendente pubblica. I miei fratelli con gli studi si sono fermati alle superiori. Per loro nel 2008 è stata una gioia vedermi raggiungere il titolo, la ritenevano una tappa inarrivabile.Prima di finire l'università ho avuto una piccola esperienza di lavoro. È stato in un settore a me caro, la ginnastica ritmica. Gestivo un gruppo di atlete: la disciplina e l’impegno delle competizioni hanno reso quegli anni magici e molto formativi anche sul piano delle capacità organizzative che mi sarebbero servite in seguito, per il lavoro che svolgo oggi. C'è stato anche un altro momento cruciale nel corso degli studi universitari, ed è stato al termine del percorso, quando dovevo scrivere la tesi. Un professore mi ha proposto di andare a Cuba per studiare il restauro di un cinema-teatro havanero, così per qualche mese ho fatto avanti e indietro con L’Havana. Ne conservo un bellissimo ricordo: ho avuto l'occasione di lavorare in un team  di persone eterogeneo per cultura, estrazione sociale e competenze professionali. Il lavoro era sia teorico che pratico, e ancora una volta al centro c'è stato il lavoro di gruppo, una passione che mi porto dietro da tanto tempo. Inoltre un'esperienza lontana dall’ambiente familiare è sempre un'occasione di crescita personale.Discussa la tesi e conseguita l’abilitazione di Stato, nel 2009 ho iniziato a lavorare come libera professionista, stringendo collaborazioni con alcuni studi di architettura e ingegneria della piana pratese. Mi occupavo principalmente di ristrutturazioni in ambito privato, dal progetto all’arredamento. È lì che ho cominciato a capire con chiarezza cosa mi piacesse davvero fare perché fin da subito gli aspetti per me più interessanti si sono rivelati il cantiere e l’interazione con più figure professionali. Alla base ritrovavo ancora quel lavoro di gruppo che mi avrebbe accompagnato in seguito.Subito dopo, sempre nel 2009, è capitato che un amico mi parlasse di un’emergente azienda di Prato – all'epoca erano ancora in pochissimi i dipendenti – che cercava personale da impiegare nel settore delle rinnovabili. Era Nwg! Ho mandato il curriculum, sono stata ricontattata e mi è stato proposto un primo contratto a tempo determinato per occuparmi della supervisione dei progetti di impianti fotovoltaici realizzati da una rete di studi tecnici presenti su tutto il territorio nazionale.Quello dei cantieri è un ambito prettamente maschile: ed è lì che per la prima volta ho sperimentato qualche pregiudizio dovuto al genere, che prima di allora non mi era mai capitato. Anche perché Architettura era una facoltà frequentata in modo “paritario” tra maschi e femmine. Quindi all'inizio qualche difficoltà c'è stata perché ti trovi – fresca di università – a interagire con professionisti che hanno quindici-vent'anni anni più di te. Tu sei un'architetta, loro ingegneri e per lo più uomini, e il disagio si avverte. Forse più proveniente da te stessa che dagli altri.Ma poi le cose sono andate per il meglio perché ho ottenuto ben presto un contratto a tempo indeterminato. Era il 2009 e sono diventata responsabile del reparto tecnico. In quella posizione ho potuto scegliere personalmente i componenti del mio team, ancora una volta in prevalenza maschi. E non si può negare, i preconcetti esistono. Ti capita di avvertire che dall'altra parte vorrebbero un interlocutore del loro stesso sesso. Ma tutte quelle scetticità iniziali manifestate da colleghi uomini per il fatto che io fossi donna sono svanite con il tempo, e anche per via dei risultati che ho ottenuto.Nel mezzo di questi passaggi c'è stato il capitolo maternità. Nel 2013 e nel 2018 sono arrivati i miei figli – nel frattempo mi ero anche sposata – e per ragioni familiari ho chiesto per un periodo di poter lavorare part time. A quel punto per un po' di anni, con i miei genitori che ancora lavoravano e non potevano occuparsi dei bambini, mi sono dovuta dividere tra famiglia e lavoro: non potevo più ricoprire il ruolo di responsabile. Così l'azienda, oltre a concedermi il part time, mi ha coperto con sostituzioni maternità.Quando finalmente la gestione familiare è stata agevolata dalla presenza dei miei genitori come nonni a tempo pieno, ho potuto dedicarmi nuovamente al lavoro, rientrando full time. E lì, nonostante fosse passato del tempo, non c'è stato nessun demansionamento, ma anzi sono tornata a occupare il mio ruolo di responsabile.Adesso le mie mansioni prevedono la supervisione di spedizioni, progetti e cantieri legati al mondo delle rinnovabili. Sono stata fortunata. Nel mio percorso lavorativo ho incontrato figure professionali positive, sia maschili che femminili, fonti di arricchimento: dal cliente al magazziniere, dal tecnico all’installatore, dal collega al direttore. E non ho mai dovuto subire differenze retributive legate a stereotipi di genere. Il consiglio che darei a mia figlia e alle giovani donne è questo: qualunque lavoro si scelga, di farlo a testa alta. Le donne quando si impegnano non solo ce la fanno, ma spesso riescono anche meglio. Vanno fatte tutte le esperienze che si desiderano senza sentirsi limitate per il fatto di essere donne.E sarebbe sbagliato pensare di dover scegliere tra il fare la mamma o perseguire obiettivi di carriera. Mai rinunciare a qualcosa perché si è mamme! Specialmente dopo che su se stessi si è fatto un investimento importante, anche economico, come la laurea. Bisogna scegliere in quale ruolo si vuole fare la differenza, e affrontare prima gli studi e poi il lavoro con scrupolo, rispetto e voglia di mettersi in gioco. La bussola che ci guida deve sempre essere la voglia di crescere.testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Il segreto del work-life balance nel segno del Girl Power: “Essere brillanti, ma non necessariamente i primi della classe!”

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Silvia Baroncini, IT Applications Manager per NWG Energia, trader di energia proveniente da fonti 100% rinnovabili.Non ho mai pensato che un giorno il mio percorso lavorativo potesse essere preso ad esempio... Ma volentieri vi racconto la mia storia! Sono nata a Firenze quasi cinquant'anni fa in una famiglia comune – papà artigiano, mamma operaia in fabbrica e un fratello che si è diplomato geometra. Mi ritengo una persona con grande forza di volontà: sono tenace e ambiziosa, amo la qualità in tutto quello che faccio. Sono un'ingegnera e al momento lavoro per la rete di imprese NWG, un ecosistema formato da tre società di cui due benefit con certificazione BCorp. Ricopro il ruolo di IT Applications Manager, a capo di un reparto di otto persone, inclusa la sottoscritta. Sono entrata in NWG Energia giusto giusto un anno fa, a settembre del 2021: non potevo non accettare un lavoro da un gruppo che ha come valori fondamentali la sostenibilità, la diversità e il sostegno alla comunità locale! Da quando ho avuto mio figlio – che adesso ha dieci anni – è maturata infatti in me l’esigenza di fare qualcosa di più, non solo strettamente legato al lavoro, e che avesse a che fare con il rispetto per la diversità e la sostenibilità. Sono i valori a cui mi ispiro con l'idea di lasciare un mondo migliore a mio figlio e alle generazioni future. Così sono diventata membro di un'associazione che promuove la partecipazione dei cittadini alla vita della propria comunità, attraverso iniziative di sensibilizzazione sui temi dei rifiuti zero, della raccolta differenziata, del riciclo e del recupero. Facciamo campagne di pulizia del territorio e sono stata nominata coordinatrice dell’Osservatorio Rifiuti Zero del comune in cui abito. In tal senso le capacità e conoscenze di Project Management sono state di grande aiuto.Come dicevo, nel mio bagaglio interiore porto anche una grande ambizione. Ricordo che un giorno rientrando da scuola – facevo a quell'epoca le elementari – mi rivolsi a mia madre dicendo: “Adesso è tutto un dire 'Tizio figlio della professoressa, Caio nipote del professore'. Ma la maestra nominerà anche me. Da domani deve dire 'Silvia figlia dell’artigiano'!”. Così è iniziata la mia storia: ho cominciato a studiare e a diventare uno degli elementi più brillanti. Magari non la prima ma sempre tra i migliori. Per me questo è anche il segreto per un buon equilibrio vita-lavoro: essere di grande valore ma non necessariamente il primo della classe. Una volta conseguito il diploma all'Ict come Ragioniere programmatore, un'amica mi ha convinta a seguire le sue orme e ad iscrivermi alla facoltà di Ingegneria a Firenze, indirizzo Informatica. Mi ero posta un obiettivo: iniziare con l’esame più difficile del primo anno, Analisi Matematica I. Se l’avessi superato sarei andata avanti, altrimenti avrei optato per Legge, l’indirizzo suggerito dai miei professori dell’Itc. Purtroppo o per fortuna ho superato l’esame con una bella votazione, e quindi il mio destino un’altra volta mi ha portato a osare. Mi sono laureata con vecchio ordinamento, ho optato per la specializzazione in Automazione Industriale. All'epoca ho avvertito la presenza nell'ambiente universitario di stereotipi di genere: eravamo cinque ragazze su settanta studenti in totale, e spesso ci siamo sentite dire cose non proprio carine; e anche in seguito, nella ricerca del lavoro, ho trovato qualche difficoltà. Post-laurea ho accettato uno stage  di sei mesi, purtroppo  senza alcun compenso, presso la Nuovo Pignone di Firenze, società acquisita pochi anni prima dalla multinazionale General Electric. Ho svolto il tirocinio nel reparto Information Technology che supporta la sala prove, dove vengono effettuate le prove standard su compressori e turbine e ho collaborato con il mio sponsor interno allo sviluppo di un progetto futurista per quei tempi, ovvero l’ispezione da remoto delle prove standard.Mi sono così conquistata un primo contratto a tempo determinato e dopo circa un anno sono stata promossa IT Project Manager nel progetto più importante di allora, l'implementazione di un ERP (un software per l'automazione, ndr) per diversi stabilimenti italiani. A capo di due moduli dell’ERP, nella posizione di IT Owner, ho ottenuto il contratto a tempo indeterminato. Dopo circa due anni mi hanno offerto di partecipare al leadership program IMLP (Information Management Leadership Program), un programma diviso in quattro rotazioni semestrali su progetti diversi, una delle quali internazionale. Ho così vissuto sei mesi in Ohio e lavorato per GE Aviation. La mia classe era composta da oltre ottanta persone dislocate in tutto il mondo, e questo mi ha permesso di costruirmi una rete importante di conoscenze. Un IT non deve sapere tutto, ma un ottimo IT deve davanti a un qualsiasi problema sapere a chi rivolgersi, saper individuare la persona giusta!La mia carriera in Nuovo Pignone mi ha fatto crescere nella gestione dei progetti, dal budget di poche migliaia di euro fino a centinaia di migliaia di dollari. Ho sempre dato importanza agli aspetti tecnici, coltivando le mie conoscenze con corsi di programmazione, DataBase, reti, per capire le soluzioni che mi venivano proposte e di cui dovevo seguire lo sviluppo. Non mi sono mai limitata a coordinare persone e gestire soldi. E questo è anche quello che mi ha aiutato quando ho ripreso a lavorare dopo la gravidanza, trascorsa in parte a letto. Sono ripartita da capo, pur avendo già raggiunto in precedenza un buon livello. Facevo orari assurdi, anche sfruttando la possibilità di lavorare da casa e gestire così il piccolo. Mi collegavo con l'estero magari alle cinque del mattino, approfittando del fatto di non essere obbligata a timbrare un cartellino.  Lo smartworking in tal senso aiuta nella gestione familiare, io per esempio risparmio diverse ore grazie al fatto di non dovermi spostare. La pandemia mi ha regalato del tempo che ho voluto investire al meglio. Mi sono rimessa a studiare e ho conseguito la certificazione PMP, Project Management Professional. In quel periodo ho maturato l’idea di cambiare lavoro. L'idea era quella di fare un'esperienza nel Regno Unito, ma poi è esplosa la pandemia. Così lasciato Nuovo Pignone che era marzo 2020, e dopo sei mesi ho ricevuto una proposta da una piccola SW house, perché volevo esplorare aree tecniche mai viste. Lì ho conosciuto il mondo dei Big Data, Big query e dell'Intelligenza artificiale. Per me, accettare posizioni anche “inferiori” per colmare delle lacune non è mai stata una sconfitta, purché alla risalita ci si trovi un gradino più alto dell’ultima volta che si è saliti! E poi è arrivata appunto, a settembre dell'anno scorso, la proposta che mi ha aperto il mondo NWG.Nella routine domestica divido tutto con il mio compagno, anche lui ingegnere e consapevole delle esigenze di un lavoro come il mio. Per fare carriera è fondamentale il compagno che si ha a fianco. Quando è arrivato mio figlio comunque sia avevo quasi quarant'anni e avevo raggiunto diversi traguardi professionali, quindi nel mio caso la maternità non ha pregiudicato la carriera. Ma va precisato che il discorso cambia nel caso si vogliano raggiungere posizioni apicali. A quel punto la conciliazione tra lavoro e vita privata diventa davvero complessa. Per arrivare al top, per esempio essere ceo, bisogna anche fare rinunce e avere qualcuno che si occupi del bambino al posto tuo. Io non ho voluto farlo, è stata una scelta, altrimenti non lo avrei messo al mondo. Mi concentrerò solo sulla carriera quando sarà più grande e non dovrò più occuparmi interamente di lui. E a chi volesse seguire un percorso simile al mio consiglio di non mollare mai e credere sempre in se stessi. Mai autoimporsi dei limiti: bisogna scoprire con il lavoro e l’impegno quali sono e avere l’umiltà di fare pivot nel caso!Testo raccolto da Ilaria Mariotti 

Avvocata d'affari con la Cina e "mamma mamma", anche grazie alla flessibilità aziendale

Essere una donna in carriera e costruire una famiglia si può. La Repubblica degli Stagisti ha deciso di testimoniarlo attraverso una rubrica, Girl Power, che ha la voce di tante donne e professioniste fortemente convinte che, di fronte al merito, non ci sia pregiudizio che tenga. La testimonianza di oggi è quella di Alessia Pastori, Associate Partner China Leader dell’area Tax&Law di EY.Ho quarantacinque anni, sono nata e vivo a Milano. Ho studiato al liceo scientifico, dopo di che avevo una doppia scelta: Psicologia alla Cattolica, dove avevo superato anche i test di ammissione, e Giurisprudenza alla Statale, che come università mi aveva colpito di più. Ho optato per quest'ultima e mi sono laureata in quattro anni con il massimo dei voti.Volevo entrare in magistratura, poi le circostanze della vita mi hanno portato altrove, e sono contenta. Anche perché il mio lavoro attuale – avvocata d'affari per EY, con un approccio multidisciplinare – mi porta ad applicare in qualche modo quella stessa etica e quello stesso approccio che avrei avuto da magistrata.Mi sono laureata con una tesi in diritto internazionale su un caso di cronaca: il rapimento di un bambino da parte del padre egiziano, nel 1999. Grazie a essa ho ottenuto la mia prima esperienza di lavoro. Dopo la laurea ho inviato infatti il mio curriculum al ministero degli Affari esteri, che mi ha selezionato per far parte di una task force proprio sul rapimento di bambini da genitori di doppia nazionalità, in adeguamento alla nuova convenzione dell'Aia sul tema. Dopo quell'esperienza, molto formativa, dal 2002 al 2006 ho vissuto in Cina, dove ho lavorato per studi legali e associazioni governative italiane.Quindi ho deciso di rientrare in Italia, dove ho lavorato per due studi legali, Nctm e Gianni Origoni, sempre contattata da head hunters. Circa quattro anni fa mi è arrivata la proposta di entrare in EY, dove oggi sono avvocata d'affari per il mercato cinese, con un ruolo  sia di business che legale. Assisto aziende italiane in Cina e aziende cinesi in Italia. In Italia la normativa prevede che un avvocato assunto da un'azienda debba disiscriversi dall'ordine professionale. Nel mio caso non è stato necessario, in quanto EY ha a sua volta uno studio legale.Nel 2018 Stefania Radoccia, Tax&Law Managing partner di EY e figura a cui come tante altre avvocate mi sono sempre molto ispirata, ha pensato di trasferire in azienda la sua idea di professione legale fortemente legata al business. Così è nato il progetto di fare un desk dedicato alla Cina/Russia e multi-competenze, in un'ottica di vera internazionalizzazione. Una scommessa a cui ho aderito con entusiasmo e che si è rivelata vincente.All'inizio non è stato semplice passare da uno studio legale tradizionale a una realtà completamente diversa, con un livello importante di complessità. Ma la crescita per me è stata rapida, infatti sono diventata Associate Partner, gestendo un  team multiculturale e budget.Certo i momenti complicati capitano, ma poi i problemi si risolvono, e servono anche quelli a crescere. Lavorando con la Cina, la giornata inizia e finisce tardissimo e i viaggi sono frequentissimi, a parte purtroppo in questo periodo di pandemia. Ma è molto stimolante, perché ai classici contratti si unisce il lavoro con varie unità di business. Mi occupo di Cina e Russia a 360 gradi: mercato, cultura, lingua. La multicanalità e la contaminazione dei servizi qui sono molto sentite. Inoltre, c'è una grande flessibilità: lavoriamo tanto ma dovunque e questo, rispetto agli studi legali tradizionali che nella maggior parte dei casi sono ancora lontani, consente una buona conciliazione con la vita personale. Io sono una "mamma mamma": sono molto presente. Dopo le gravidanze non sono tornata subito a lavorare: ho preso cinque mesi, anche se qui non sono obbligatori (c'è chi rientra il mese dopo). Al mio rientro ho trovato la massima flessibilità nella gestione lavoro/famiglia e i miei passaggi di carriera li ho fatti comunque tutti. Nel 2008, in piena crisi, lavoravo in Nctm e sono andata in maternità per poi rientrare nel pieno delle mie funzioni. Quando sono stata assunta in Gianni Origoni mio figlio aveva due anni. Essere madre non ha mai costituito un rallentamento. In EY c'è una forte attenzione alla diversity e c'è bilanciamento di genere. Il team di lavoro che gestisco è addirittura a prevalenza femminile, con quattro professioniste e due professionisti. In generale, durante la mia carriera, non ho mai avvertito discriminazioni, nemmeno in sede negoziale. Anche se penso che una avvocata donna, almeno nel privato, sia svantaggiata rispetto a un uomo per la quantità di tempo a disposizione, difficilmente conciliabile con la maternità.Nonostante lavori prevalentemente con la Cina, colpita severamente e per prima dall'emergenza sanitaria, l'impatto sul mio lavoro non è stato così rilevante: le aziende continuano ad avere bisogno del nostro accompagnamento e abbiamo fin da subito avuto a disposizione gli strumenti  per lavorare in maniera efficiente anche da remoto. L'eccellenza del lavoro non è mai stata intaccata. Durante la pandemia ho riscoperto il bello di stare a casa. Sia io che mio marito, che lavora nel settore dello sport, abbiamo potuto essere presenti e occuparci di più dei nostri due figli. Uno alle medie, che ha seguito da subito efficacemente la didattica a distanza, l'altro alla materna, dove invece l'organizzazione è stata purtroppo minore. Certo il momento è pesantissimo, viviamo nell'incertezza e questo non fa bene né ai bambini né alle mamme né alle aziende. Quanto a EY, ha comunque sempre messo al primo posto il benessere della persona e la creazione di un ambiente controllato e sicuro.Alle ragazze e ai ragazzi dico che bisogna studiare, essere preparati. E, per chi sceglie gli studi in Giurisprudenza, avere un approccio alla materia nuovo, che permetta la risoluzione efficiente di un problema. Oggi l'avvocato generalista è superato: bisogna specializzarsi, saper fare bene qualcosa. Buoni sbocchi attualmente sono: privacy, nuove tecnologie, intelligenza artificiale. L'inglese è indispensabile, e poi può essere un plus conoscere lingue come russo e cinese. Io ho il cinese ho iniziato a studiarlo in Cina nel 2002 e ho proseguito una volta rientrata in Italia. Oggi lo parlo a livello colloquiale e anche i miei figli lo studiano. Il primo ha iniziato con un corso alla Fondazione Italia Cina a soli cinque anni. Io vengo da una famiglia "normale": mio padre lavorava nell'amministrazione del Politecnico di Milano, mia madre nel settore marketing in un'azienda di fertilizzanti. Non ho mai chiesto nulla a nessuno, non sono mai finita in un posto per motivi diversi dal merito e continuo a credere in esso!Testimonianza raccolta da Rossella Nocca

«Working in Flex is exactly what I've studied for»

Repubblica degli Stagisti collects the stories of young employees of those companies who have joined the RdS network. Here's Anna Palumbo’s, 34, Firmware Engineer in Flex.I come from a little town near Caserta, where I was born and raised. After high school I decided to study Biomedical Engineering at University of Naples Federico II. During this period I stayed with my parents: living just 30 km from Naples allowed me to attend lessons travelling by train. I remember that I needed to wake up very early in the morning and to optimize time, I stayed at the library until late in the evening.During those years I worked as a waitress on the weekend, with a “job on call” contract, but for sure what I earned was not enough to pay the university fees, so my family supported me economically and psychologically.After my master’s degree I won a scholarship with the DIETI (Department of Electronic Engineering and Information Technologies). The scholarship lasted one year, split between six months at the university and six months working at one of the companies involved in the project, ISET, in Maddaloni, a little town near Caserta. During this experience I had the opportunity to learn C programming and embedded systems, and had the chance to work on Arduino platform, programming in C, and working on a data system acquisition. Even if it's true that at university we study a lot of things and we can touch upon different topics (mechanical, electronics, software and so on), after that you need to understand what you really like, though.It happened to me, too. When the scholarship was over, I realised that I was passionate about programming, so I decided to move to Piacenza where my brother and his family already were living and tried to find a job there as a FW/SW Engineer. I sent a lot of CVs and I did a lot of job interviews. After three months, I received Flex’s proposal. I remember that one afternoon I had in my hands both Flex’s internship proposal and a permanent contract of another company, and I had a choice to make. I decided to accept the “challenge” with Flex, because Flex in Milan specializes in the design and development of medical devices and I studied for doing exactly this job: design, develop and create from scratch medical devices which can improve people’s lives. I have been working in Flex for six years now, as a Firmware Engineer. And I never regretted that decision.The internship started on June 2015 and ended in December. Then I had a one year contract through Randstad. My first day at Flex is still vivid in my mind. I remember that all people I met said hello to me, even though I'd never met them before. My tutor and my manager showed me around the office in Milan, where I saw a lots of devices and machines used for testing them. I felt amazed about starting this new adventure, which meant a new job, a new house and new friends. After just one week, I moved to Milan where I found a room in a house with a flatmate; the rent was 500 euros a month.Living in Milan is outstanding: I come from a little town and so living in Milan gives me a lot of possibilities, not only in terms of job opportunities, but also in terms of hobbies and free time. Milan is an international city and if you want you can make a lot of experiences.  At Flex I’m now a Senior Firmware Engineer: in this role, I design devices, defining their software architecture, determining which software requirements they shall satisfy and describing the design specifications. I work on microcontrollers, and after having clear in mind how the design looks like, we start to implement it, coding in C programming. For sure, this is just one part of my job: I also have weekly calls with the customer where we discuss about the project status and timeline. Moreover, I have regular brainstorming meetings with my colleagues of the mechanical, electronical and industrial design departments to find solutions together to technical design issues. Of course, now I have a permanent contract. After the internship, Flex proposed me a contract for one year and after it a permanent one: my salary, now, is a little bit over 30k.Two years ago, the Covid pandemic started, and I remember that I took home, in Milan, all the things necessary for working. At first I thought that in one month we would have returned to office. But we know that's not what happened. At the moment, Flex gives us the possibility to work some days at office and others in smart-working. It's a good compromise, I think, because some day smart working is really helpful, for example when it snows, or there is a lot of traffic, but it’s important also to spend time with colleagues, to share information and have a coffee together.I studied biomedical engineering and for sure I would like to continue working in this field. In Italy there aren’t many companies which enable engineers to design medical devices. I have learned a lot during these years, thanks to the team-working spirit that there is at Flex. Every time I need help because I’m stuck on an issue, I always find colleagues who help me and give me the right advice. At Flex we have the opportunity to work on different projects, so if you are a curious person, you can always learn something new.After my master’s degree I was thinking of going to Canada, with a work permit for one year. An experience abroad allows you to be open-minded and see the world from another perspective. This can be useful to cope with your daily activity as well. Unfortunately I didn’t go to Canada, because I’d started the scholarship with the DIETI. Luckily, Flex gave me the possibility to travel a lot during these years: I have been to Austria, Ireland and China on business trips. Moreover, at Flex we have the opportunity to work with colleagues of other Flex sites around the word, and this is really stimulating and allows you to work in an international environment.My experience as an intern was not so long, so I got lucky. Not everyone does: sometimes the internship is not paid enough. Living in Milan is expensive: on average a room costs 500 euro a month, so it could be very difficult for interns to sustain themselves. Internships in Flex are paid 1000 euros per month plus meal vouchers, so it’s an excellent starting point! To all young people that start entering the professional world, I‘d like to suggest to search a company with a team of friendly people who are willing to help and share their knowledge. In my opinion, it’s very important to be always stimulated and face new challenges. So, never stop to look for the right job and place that fits your desires, needs and aspirations.Story collected by Marianna Lepore

Laurea a distanza, stage da casa e ora smartworking: un percorso ai tempi del Covid

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Massimiliano Lippi, 29 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in T4V.Vivo da sempre a Firenze. Dopo il diploma all’Istituto tecnico agrario mi sono iscritto al corso di laurea triennale in Scienze Biologiche e laureato nell'aprile del 2017, dopo quasi un anno e mezzo di tirocinio per la tesi. Inizialmente, su consiglio dei professori delle superiori, pensavo di iscrivermi a ingegneria: ma a me piacevano gli animali, il mare e l’ambiente, quindi ho pensato prima ad Agraria e poi virato sulla triennale di Biologia. Ho poi proseguito con la magistrale in Biologia marina all’università di Bologna: mi sono laureato il 19 marzo del 2020, proprio nei primi giorni di lockdown per la pandemia da Coronavirus.Durante la laurea magistrale ero al campus di Ravenna, che fa parte dell’ateneo bolognese. Mi sono trasferito lì per due anni e mezzo insieme a due amici con cui ho condiviso l’alloggio e le spese. Avevamo trovato un appartamento nella zona delle case vacanze estive, quindi nel periodo invernale i costi erano molto contenuti vista la scarsa richiesta. Per pagare le spese la mia fonte di reddito era il calcio, che pratico a livello dilettantistico da quando ho cinque anni, mai con contratti veri e propri in realtà, ma con dei rimborsi spese. Ora sto decidendo se sia arrivata la fine o se ho ancora energia per giocare un altro anno. Le mie spese quindi erano coperte in parte dai guadagni del calcio e poi dall’aiuto dei miei genitori.La laurea a distanza, due anni fa, è stata un trauma: fino a dieci giorni dalla data, con l’inizio del lockdown, non sapevamo se ci sarebbe stata una discussione e in quale modalità, ti manca il feedback diretto con la commissione, sembrava di parlare da solo senza sapere chi e quanti ascoltassero. E niente festa con amici e parenti! Sono stato molto in difficoltà negli ultimi giorni di stesura: avevo ricevuto il risultato del sequenziamento genetico dei campioni della tesi in ritardo, e ho dovuto fare le analisi in meno di una settimana, a distanza e con il correlatore americano. Ma comunque oggi sono soddisfatto del mio percorso: ho studiato la mia più grande passione e se tornassi indietro non cambierei!Prima di entrare in T4V ho avuto un’unica esperienza lavorativa,  durata circa cinque mesi, nel 2021, presso un istituto di biologia sulla costa livornese. In quel periodo ho vissuto in un bungalow in un campeggio in una località balneare lì vicino, di proprietà della mia famiglia, risparmiando così sull’affitto. Pensavo di aver trovato il lavoro della vita... Ma invece non è stata un’esperienza positiva. Dovevo raccogliere campioni subacquei su praterie di Posidonia oceanica, carotaggi nel fondale marino con successive analisi sulla composizione biologica, nutrienti ed inquinanti chimici. Questo mi avrebbe consentito di effettuare immersioni subacquee scientifiche e attività di laboratorio, in poche parole unire il dovere al piacere. In realtà ho fatto una sola immersione in un porto in costruzione. L’istituto aveva pochissimi fondi e una gestione familiare, più una segretaria e due giovani biologi. I ragazzi erano assunti con collaborazione occasionale per 300 euro, spesso il primo mese anche gratis, poi con un po’ di fortuna si arrivava a 500. La prestazione, però, almeno nel mio caso non era affatto occasionale ma prevedeva una presenza obbligatoria dalle 8:30 alle 12:30. Nelle prime due settimane di aprile non ho avuto nessun guadagno, poi a maggio e giugno 300 euro al mese e a luglio 500. Ad agosto ho avuto uno scontro con il direttore, e ho preferito andare via; purtroppo questo ha voluto dire non essere pagato per i giorni di lavoro che pure avevo svolto nel mese di agosto. Forse ho resistito perchè volevo dimostrare a me stesso che ce l’avrei fatta dopo un anno di pandemia senza impiego. Mi sono messo alla ricerca di qualcos’altro e candidato a un’offerta di lavoro che ho trovato su LinkedIn: era per T4V per un analista dati. Visto che non trovavo altro ho provato a seguire la mia passione per il computer e per la tecnologia. Ho fatto un colloquio in cui erano presenti tre persone, tra cui la responsabile delle risorse umane e l’attuale manager della business unit in cui lavoro. Dopo una settimana dal colloquio mi hanno offerto uno stage in smart internshipping con un rimborso di 800 euro al mese, per quattro mesi a partire da ottobre 2021 con successiva prospettiva di assunzione. Il mio tutor, nonché attuale collega, è una persona squisita:, mi ha seguito dal primo giorno, spiegandomi tutto. Mi ha dato gli strumenti adatti per imparare e crescere, oltre ad un senso di responsabilità via via maggiore nel tempo. Sono davvero felice dell’esperienza e dei suoi insegnamenti. Durante lo stage seguivo il suo lavoro presso un cliente, dopo un’iniziale parte di formazione su linguaggi di programmazione specifici ho iniziato ad aiutarlo concretamente, alleggerendo il suo carico di lavoro. Andavo un giorno a settimana presso la sede di Milano, così ho avuto l’occasione e il piacere di conoscere i colleghi e vedere l’azienda. Non c’era un obbligo per gli stagisti quindi i trasferimenti erano a mie spese, ma non me ne pento, perché ho imparato tanto di più un giorno in ufficio che una settimana da solo a casa.La mia routine da stagista in tempo di lockdown cominciava alle nove di mattina: accendevo il computer fino alle 13, poi pausa pranzo e di nuovo pc fino alle sei di sera. All’inizio ho avuti una lista di libri da studiare a casa, e poi in ufficio mi venivano assegnati dei veri e propri esercizi per prendere dimestichezza con le piattaforme che avrei usato. Dopo una decina di giorni ho iniziato a partecipare alle riunioni con i clienti e alle sessioni di lavoro con altri colleghi. Via via con compiti più complessi. Le giornate in ufficio mi hanno aiutato a velocizzare il processo di apprendimento. Al termine dello stage, a febbraio 2022, sono stato assunto con un contratto a tempo indeterminato con un Ral di 23mila euro annui più buoni pasto giornalieri da 6 euro.Poco dopo ho scoperto di essere stato ammesso a un master di secondo livello in Bioinformatica e Data Science dell’università di Siena: durerà 14 mesi per un costo totale di 3mila euro. Avevo fatto domanda molto tempo fa ma ho saputo dell’ammissione solo a contratto firmato. L’ho comunicato al mio responsabile che è stato molto comprensivo e abbiamo trovato la soluzione del part time. In questo modo potrò per i prossimi quattordici mesi lavorare e seguire le lezioni del master. Per questo ringrazio la disponibilità dell’azienda e la fiducia che ha in me, ripagando il mio impegno e riconoscendo il mio valore. Ho scelto questo master per dare seguito alla mia attuale esperienza lavorativa e approfondire le conoscenze acquisite durante il percorso accademico. Come ho già detto ho bisogno di stimoli e il master mi permetterà di fare ciò che mi piace: analisi di dati biologici, molecolari e ambientali.In T4V mi occupo della gestione e mantenimento delle pipeline per l’estrazione, la trasformazione e il caricamento dei dati di uno specifico cliente, sviluppo di codici di data management in python, pyspark, scala, application management di procedure in ambienti cloud, supporto al cliente su tematiche riguardanti il lato business di tali procedure, progetti di data visualization e reportistica. Sono un analista programmatore, lavoro in smart working dalle 9 alle 18, con una pausa pranzo di un’ora, tranne il giovedì quando ci ritroviamo in ufficio a Milano. Non mi pesa il lavoro a distanza, ci sono dei lati positivi. È ovvio, mi piacerebbe vivere qualche momento aziendale in più, ma non troppo, per non perdere la libertà dello smart working. Per il futuro spero nella possibilità di trovare accordi per poter continuare in questa modalità che consente di passare le giornate nel posto a te più comodo, senza limitare la tua capacità lavorativa. Certo si perde l’interazione con i colleghi: la soluzione migliore sarebbe mischiare le due tipologie e riuscire a soddisfare dipendente e datore di lavoro. Nel caso del tirocinio, lo smart internshipping ti lascia la leggerezza necessaria per entrare in azienda senza troppe pressioni, ma la presenza di qualcuno che ti può seguire e da cui imparare sicuramente velocizza l’ingresso e tutto il periodo formativo.Ora sto “studiando” da data engineer. Ho imparato la programmazione in Python, Scala e SQL e la loro applicazione in campo pratico per l’analisi di dati e tabelle, oltre alla costruzione di report sui dati forniti. Il fatto di interfacciarsi con il cliente finale e con il reparto IT mi permette di affinare anche la capacità comunicativa.Ho sempre pensato che il mio obiettivo fosse fare ricerca scientifica. Visto il mio background accademico e l’esperienza lavorativa, vorrei lavorare nella biologia molecolare, magari nel settore ambientale, attività di laboratorio e analisi dati bioinformatici. Per ora sono all’inizio del mio percorso professionale, accumulo esperienza e conoscenze. Non mi pongo limiti e cerco di trovare ogni giorno stimoli e ambizioni per andare avanti, intanto farò questo master, e poi vedremo.Mi reputo fortunato ad aver trovato per il mio primo e unico stage un’azienda come T4V che ha fornito una formazione completa e costante, la possibilità di iniziare a lavorare subito senza mansioni secondarie. Un’esperienza ancor più positiva visto che si è conclusa con l’assunzione. Il problema principale dello stage in Italia credo sia la visione dello stagista come schiavetto tutto fare: in realtà è una figura su cui l’azienda dovrebbe investire in termini di formazione, per poi avere una valida risorsa a disposizione, cercando di stimolare la crescita per capire il prima possibile le prospettive future in caso di assunzione. Non deve essere una scorciatoia per ottenere forza lavoro a basso costo.Il settore in cui sono impiegato, l’analisi dati, dal mio punto di vista è per tanti versi il futuro: ci sarà sempre più lavoro, perché in un mondo che si sviluppa in un ambiente sempre più informatizzato e digitale, ci saranno una grande quantità di dati che devono essere gestiti. L’analisi dei dati è la base per costruire strategie di organizzazione, produzione, vendita, marketing sempre più funzionali e redditizie. Servirà sicuramente forza lavoro e una formazione specifica per ogni settore. Il consiglio che sento di dare ai miei coetanei è di non avere timore, lanciarsi in un’esperienza che riteniamo stimolante, dopo aver cercato più informazioni possibili sulla futura azienda. Farsi un’idea di ciò che troveremo, per non rimanere delusi e vedere se possiamo sfruttare al massimo il nostro potenziale, ricordandosi che nulla è definitivo. È  necessaria una mente aperta, curiosa che consenta di provare e sbagliare tutti i giorni per arrivare un domani a guardarsi indietro senza rimpianti.Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

Dall'Ucraina all'Italia, tanti sacrifici per studiare: poi lo stage e il contratto a tempo indeterminato

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Volodymyr Tryndyak, 30 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Banca PSA.Sono nato in Ucraina ma all’età di cinque anni mi sono trasferito in Italia, ad Avellino. Lì ho frequentato il liceo scientifico, perchè mi è sempre piaciuta la matematica: è una lingua internazionale, uno schema perfetto, dove il significato e il risultato di un’equazione è uguale in ogni posto del mondo. Sarà per questo che, essendo cresciuto in un paese straniero, ho amato fin da subito i numeri. Presa la maturità nel 2011 non sapevo bene dove proseguire gli studi: rimanere nella mia provincia o guardare altrove. Non avevo chi potesse consigliarmi e, avendo una famiglia non benestante, sapevo già che trasferirsi in una città più grande comportava non pochi problemi economici. Nonostante tutto ho voluto mettermi in gioco e tentare, puntando su una delle università più di spicco in Italia per avere delle prospettive maggiori sul mercato del lavoro.  Ho scelto l’ateneo di Tor Vergata e la facoltà di Economia e management che aveva, però, un numero chiuso a 500 studenti: altro ostacolo da superare. Sono sincero: non ho studiato molto per i test di ammissione perché non ero ottimista sui risultati. Eppure con grande stupore sono arrivato  15esimo!La vita a Roma non era semplice: regalava tante emozioni, svaghi e bellezze architettoniche ma richiedeva anche un grande sforzo per essere alla pari con gli studi e finire il triennio. In più era molto cara; l’università però prevedeva dei sussidi e uno sconto sulla retta per chi avesse un Isee al di sotto di una certa soglia. Ho ricevuto la borsa di studio dal secondo anno: copriva l’intera retta annuale. Vivevo in un campus universitario a Tor Vergata dove pagavo 450 euro al mese, cifra per cui mi aiutavano i miei genitori, e nel weekend lavoravo come cameriere.L’università non era tra le più semplici e il tempo di studio richiesto nel mio caso era forse troppo elevato: a volte mi trovavo a studiare di notte. Mi sono laureato nell’aprile del 2015 facendo una tesi in macroeconomia, sulle oscillazioni del prezzo del petrolio e i relativi effetti macroeconomici. Poi sono partito per gli Stati Uniti per andare a trovare mio padre, che non vedevo ormai da diversi anni. All’inizio pensavo di rimanere lì, così ho contattato diverse università per avere informazioni sulle possibilità di iscrizione.Alla fine però ho deciso di tornare in Italia, sia perché è la mia casa sia perché mi avevano accettato all’università Cattolica di Milano: una grande opportunità di crescita e lo stimolo giusto per decidere di tornare. Mi sono iscritto al corso di laurea in Strategie e finanziamenti d’impresa. Anche in questo caso a partire dal secondo anno sono riuscito ad avere la borsa di studio che copriva l’intera retta annuale. Vivevo in un monolocale da solo e, anche se non ho mai avuto difficoltà a costruire nuove amicizie e integrarmi nei gruppi, in questo caso ho preferito focalizzarmi principalmente sugli studi per cominciare quanto prima a lavorare.Durante l’ultimo anno ho cominciato a cercare qualche stage sul portale dedicato della Cattolica. Tra le tante offerte c’era quella in Banca PSA Italia: ho risposto, fatto un primo colloquio di selezione con Adecco e poi il secondo direttamente con la banca ad aprile 2018. Sono stato selezionato per uno stage di sei mesi con il compito di calcolare, monitorare e gestire gli indicatori di rischio su liquidità e tasso sotto la supervisione del mio tutor. Avevo un rimborso spese di 700 euro mensili.Il primo giorno di stage ero agitato ed emozionato. Sono stato accolto dall’Head of finance e dopo la presentazione all’interno dell’ufficio sono stato affiancato dall’ALM Manager che mi ha illustrato cosa avrei fatto nei sei mesi successivi. Non dimenticherò mai la confusione che avevo quel giorno e la domanda che continuavo a farmi sul perché avessi scelto proprio l’ambito bancario!Durante lo stage ho avuto la fortuna di avere dei tutor preparati e sempre disponibili ad aiutarmi nella mia crescita professionale: se sono arrivato così lontano è merito loro. Nel frattempo mi sono laureato e poi, arrivata la conclusione del tirocinio a ottobre 2018, mi è stato offerto un contratto a tempo determinato di un anno con una Ral di 26mila euro più bonus. Avevo avuto qualche preavviso visto che ricevevo costanti complimenti per il mio lavoro.Firmato il contratto sono stato inserito in un progetto a cartolarizzazione finanziaria: è stato molto sfidante e, a seguito di movimenti interni, dopo un mese ci siamo trovati in due a dover gestire tutto il lavoro, con il supporto degli Arrangers, la controparte ingaggiata insieme ai legali per aiutarci nella stesura dei contratti preliminari e la strutturazione dell’operazione. Due mesi prima della chiusura è arrivato un collega senior per aiutarci a ultimare e a limare l’operazione, portando alla firma i contratti tra le controparti a metà luglio del 2019. È stata la prima operazione di cartolarizzazione in Italia con sottostante al 100% crediti Balloon etichettata come un’operazione STS. È stata un’esperienza indimenticabile, piena di sacrifici ma che ha contribuito alla mia crescita professionale.Come premio per aver raggiunto questo traguardo per la banca, a luglio del 2019 mi è stato upgradato il contratto – dal determinato all’indeterminato. Non me lo aspettavo, visto anche che il determinato era ancora in corso. Nell’immediato c’è stato solo il passaggio contrattuale; poi qualche mese dopo è arrivato anche l’aumento retributivo.Durante il periodo Covid, nel 2020, ho contribuito alla stesura di una seconda operazione di cartolarizzazione della Banca PSA Italia e mi sono trovato a dover gestire in contemporanea tutte le attività dell’Asset & Liability Management. Giorno dopo giorno studiavamo nuove strategie per migliorare il rendimento della banca utilizzando nuovi canali di finanziamento, dovevamo monitorare su base giornaliera gli indicatori di liquidità in ottica della crisi, pianificare e studiare gli eventuali effetti della pandemia sui risultati e sulla capitalizzazione della banca.Il mio percorso è stato sempre un crescendo esponenziale di attività e responsabilità: attualmente gestisco in autonomia tutte le tematiche ALM condividendole con il mio senior manager e presentandole all'Asset & Liability Committee. Come premio per la mia costante crescita mi sono stati riconosciuti degli aumenti che equivalgono più o meno al sette per cento della mia Ral.La tipologia di contratto indeterminato ti dà più garanzie, ti rende più stabile e ti permette di avere una migliore gestione della tua vita, sia professionale che privata, quindi la mia vita è certamente cambiata con questo contratto. Ma non ho ancora fatto nessun investimento di lungo periodo come per esempio l’acquisto di una casa.  Durante il periodo Covid avevo già il contratto a tempo indeterminato e in quella fase abbiamo iniziato a lavorare in smart working. Credo che questa modalità abbia due facce della stessa medaglia: ti concede una flessibilità che non avresti in ufficio, ti rende più responsabile sui risultati, lavori per obiettivi e fa risparmiare tempo negli spostamenti tra ufficio e casa. Nel mio caso per esempio tra andata e ritorno risparmio quasi un’ora e mezza di viaggio che posso usare per leggere un libro, fare la spesa, uscire. Dall’altra parte però manca un contatto umano con le persone. Attualmente sto formando una risorsa e sono anche responsabile del suo lavoro, quindi questa condizione non agevola – anche perché molte cose le impari in ufficio lavorando spalla a spalla con il management. Bisognerebbe trovare un golden point, ovvero una combinazione ottimale tra smart e lavoro in ufficio.Oggi in Banca PSA Italia mi occupo della pianificazione strategica finanziaria. L’obiettivo del mio lavoro è quello di individuare modalità e tecniche che consentano la gestione efficace delle attività e delle passività al fine di ottimizzare il profilo rischio/rendimento in un’ottica di redditività. La gestione dei rischi derivanti dai finanziamenti e investimenti rappresenta il core business di una banca e il mio obiettivo è quello di minimizzarli. Le mie principali attività sono effettuare una pianificazione strategica su tutto il passivo, gestire il rischio del tasso d’interesse e quello di liquidità, e implementare le policy garantendone la veridicità e la trasparenza. Le mie giornate non sono mai ordinarie: spesso arriva del lavoro da eseguire con urgenza. Mi piacerebbe specializzarmi come ALM Manager, diventare il responsabile del mio ufficio e, perché no, un giorno diventare il CFO di un’azienda.Il problema più grande del mondo dello stage è che all’ottanta per cento non sono finalizzati all’assunzione. Le imprese non vogliono vincolarsi a lungo con i dipendenti e spesso cercano solo persone “a tempo” per poi rimpiazzarle. Per me uno stage dovrebbe sempre essere finalizzato all’assunzione: se una persona è cresciuta e ha lavorato bene allora se la merita. Proprio come è capitato a me in Banca PSA!E ai giovani che si apprestano a entrare nel mondo del lavoro voglio lasciare un messaggio che mi ha aiutato in questi anni. Sono arrivato in un paese straniero, ho superato tante difficoltà nel mio percorso di studio e alla fine sono entrato a lavorare in un settore per cui non ero preparato. Nonostante tutto ora sono qui, mi sono guadagnato il rispetto di chi lavora con me, ho fatto carriera e sono una persona di riferimento per alcuni. Non mollate mai: alla fine gli sforzi sono sempre ricompensati.Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

«Assunta con una bimba appena nata, in Sapio mi hanno aspettata tre mesi»

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Eleonora Garbin, 39 anni, Persona qualificata per Sapio, società di produzione e fornitura di gas industriali e medicinali.Sono nata e cresciuta in provincia di Verona. Al liceo – ho fatto lo scientifico – le materie mi risultavano tutte facili, eccetto la chimica. E così ho deciso di sfidare me stessa scegliendola per l’università, consapevole che fosse un settore che garantisce buoni sbocchi professionali.Contro le attese in facoltà, almeno nel mio caso, la presenza femminile non era scarsa, tutt'altro: c'era circa il 40% di studentesse donne. Mi sono laureata in Chimica all’università di Padova, nel primo ciclo della riforma 3+2. Ho anche fatto un dottorato di ricerca in Scienze molecolari, sempre a Padova, durante il quale ho trascorso sei mesi alla Humboldt University di Berlino per alcuni esperimenti legati alle mie ricerche. Mi occupavo di ottica non lineare e di spettroscopia ultraveloce.Subito dopo la tesi di dottorato sono stata presa per un contratto a progetto con Ossigas, una piccola azienda familiare campana che un paio di anni prima aveva aperto un sito in provincia di Padova per la produzione e distribuzione di gas compressi industriali. Volevano assumere una “Persona qualificata” per produrre ossigeno medicinale, quindi per i primi sei mesi, mentre imparavo a conoscere il mondo dei gas, ho fatto esperienza nella sede principale di produzione e controllo qualità. Nello specifico mi occupavo della logistica delle consegne ai clienti. Nel frattempo ho seguito e superato i sei esami universitari che mi mancavano per fare richiesta all'Agenzia italiana del farmaco per la nomina come appunto “Persona qualificata”. Il mio ruolo, quello che ho tuttora, è proprio questo, ed è definito da un decreto legge. Si riferisce a chi ha la responsabilità di rilasciare un medicinale che sia reperibile in Europa. Il mio compito è di controllare che ogni lotto di medicinale sia prodotto secondo le normative e che il sistema di qualità sia implementato secondo gli standard. Dopo un anno in Ossigas il mio contratto è stato rinnovato per un ulteriore anno, per poi diventare dopo pochi mesi a tempo indeterminato. Devo molto al mio responsabile di allora e anche al titolare dell’azienda, perché mi hanno sempre coinvolto nelle scelte aziendali, permettendomi di comprendere meglio questo mondo e di averne una visione globale. Insegnamenti che mi hanno aiutato molto poi in Sapio a capire di più le esigenze dei colleghi e le diverse funzioni aziendali. In Ossigas sono rimasta per sei anni; poi, durante la maternità, l’azienda è stata acquisita da un’altra molto più grande. Temevo che ciò avrebbe portato alla chiusura del sito in cui lavoravo, e quindi ho iniziato a guardarmi un po’ in giro per trovare un’alternativa. Il sito Sapio di Padova cercava proprio una figura come la mia e allora ho inviato il cv. Mi hanno scelto, spiegandomi di aver subito bisogno che entrassi a lavorare, ma la mia bimba all'epoca aveva solo cinque mesi, e iniziare subito non mi era proprio possibile! Mi ha reso molto orgogliosa il fatto che abbiano deciso di aspettare tre mesi, pur di assumere proprio me. In Sapio lavoro da quasi cinque anni, con un contratto a tempo indeterminato. Mi sarebbe piaciuto proseguire con la ricerca, ma dopo la Riforma Moratti e quindi l’abolizione della figura del ricercatore universitario a tempo indeterminato, l’idea di passare almeno un’altra decina di anni dopo il dottorato con contratti di uno o due anni mi ha fatto desistere . Avevo voglia di farmi una famiglia, comperare una casa, non di cambiare città ogni due anni alla caccia di contratti a tempo, in attesa di un concorso per diventare professore associato. Quanto alle difficoltà riscontrate per il fatto di essere donna, sarà perché nello stabilimento in cui lavoro sono l’unica con una figlia piccola, ma la maggiore è quella di dover chiedere ferie o permessi per stare con lei quando le scuole sono chiuse. Non perché me le neghino ma con venti giorni l’anno è durissima, non bastano mai, alla fine è sempre mio marito che se ne occupa: fortunatamente lui ha un lavoro in università che gli permette una certa flessibilità. Inoltre sono l’unica in ufficio che a una certa ora deve scappare via per recuperarla all’asilo. E adesso con l’inizio delle scuole elementari è ancora più dura. Speriamo di farcela!Non ho neppure esperienze di gender pay gap. Il mio primo stipendio, con un contratto cocopro, è stato di 900 euro, meno dei 1200 che prendevo durante il dottorato. Ma non perché fossi donna. Ora le cose vanno molto meglio, ma questo perché con la mia professionalità ho dimostrato di valere molto di più. Purtroppo le aziende non conoscono molto il dottorato di ricerca, ma credo che a posteriori riconoscano la differenza tra un laureato e chi possiede un PhD, soprattutto per quanto riguarda l’autonomia operativa. Ci sono state donne che hanno inciso nel mio percorso. Una è la mia relatrice di dottorato, una persona schietta, che non mi ha illuso promettendomi garanzie di un posto in università, ma che mi ha spinto a lasciare la comfort zone di un ambiente in cui ero conosciuta e in cui lavoravo bene, ma che non mi permetteva di essere artefice del mio futuro.  Alle giovani ragazze consiglio di fare di tutto per essere loro stesse padrone del loro futuro e delle loro scelte, prima di tutto bilanciando le loro passioni con le effettive possibilità nel mercato del lavoro, ma anche decidendo di cambiare se quello che hanno non le soddisfa più o sta loro stretto. Testimonianza raccolta da Ilaria Mariotti

Uno stage di sei mesi e poi un vero contratto di lavoro in Banca PSA

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Giulia Maiellaro, 24 anni, oggi con un contratto a tempo indeterminato in Banca PSA.Vivo a Milano dove mi sono diplomata nel 2015 al liceo linguistico Artemisia Gentileschi. Alle superiori ho avuto la mia prima piccola esperienza di studio all’estero: ho frequentato per due settimane l’Emerald culture institut a Dublino per migliorare la conoscenza della lingua inglese. Il corso era organizzato dalla scuola e mi sembrava molto formativo. In totale pagai intorno ai mille euro; alloggiavo presso una famiglia inglese ed è un’esperienza che rifarei assolutamente!Finito il liceo non avevo le idee ben chiare su cosa fare da grande: mi sarebbe piaciuto studiare psicologia ma anche lavorare all’interno di società finanziarie. Alla fine mi sono iscritta alla facoltà di Scienze internazionali ed istituzioni europee con ramo di commercio internazionale presso l’università Statale di Milano.Ho sempre voluto avere una mia indipendenza economica, per questo ho cercato subito qualche lavoretto per non pesare interamente sui miei genitori e contribuire alle spese universitarie: così ho fatto la babysitter e lavorato ai seggi elettorali più volte come scrutatrice.Nell’estate del 2018, un po’ per curiosità, ho iniziato a inviare il mio curriculum in giro: volevo capire come poteva rispondere il mondo del lavoro e fare un po’ di esperienza sul campo. Quello che studiavo sui libri non mi bastava, avevo bisogno di qualcosa che mi spronasse a proseguire il percorso iniziato.A novembre sono stata chiamata per uno stage di sei mesi presso Aler, società che si occupa di edilizia popolare sul territorio lombardo. Dopo il colloquio per una posizione nel settore amministrativo sono stata inserita all’interno della sede di Rozzano; avevo un rimborso spese di 500 euro mensili più i ticket pranzo. Ricevevo gli inquilini che presentavano difficoltà economiche nel far fronte alle rate degli alloggi in cui abitavano, li aiutavo dilazionando i pagamenti e creando dei piani di rientro personalizzati. E nei casi più estremi raccoglievo e analizzavo la documentazione da presentare al consiglio generale per avanzare richieste di congelamento debiti. Il rapporto con la mia tutor e i miei colleghi è sempre stato molto collaborativo, mi sono trovata bene e questa esperienza mi ha permesso di mettermi alla prova e riuscire ad affrontare la mia timidezza che è stata spesso un grande ostacolo non consentendomi di dimostrare le mie reali capacità.È stata sicuramente un’esperienza impegnativa dal punto di vista emotivo perché ho dovuto toccare con mano certe realtà umanamente molto difficili, spesso ricevevo inquilini anziani in grande difficoltà economica, non era così semplice trovare una soluzione per poterli aiutare e trovare anche le parole giuste per confortarli. Capitava anche, però, di ricevere persone molto prepotenti ed è davanti a questa aggressività che ho dovuto tirar fuori il lato del mio carattere più solido. È stata un’esperienza importante perché man mano che affrontavo il quotidiano riuscivo a superare con disinvoltura le paure e difficoltà iniziali.  Questo stage mi ha fatto capire che volevo continuare l’università e che la strada intrapresa degli studi internazionali mi avrebbe aperto molte porte. Finito il tirocinio ho ottenuto un rinnovo per altri sei mesi ma nel frattempo avevo continuato a mandare curriculum in giro e, proprio in quei giorni, sono stata chiamata da un’altra società finanziaria, Banca PSA Italia, che lavora a stretto contatto con i tre brand del gruppo Stellantis, Peugeot, Citroen e DS, per cui offre soluzioni finanziarie disponibili direttamente presso le concessionarie. Mi è stato proposto uno stage di sei mesi con un rimborso spese di 750 euro per la posizione di Middle office a Milano: le mansioni proposte in fase di colloquio mi avevano incuriosita e così a maggio del 2019 ho cominciato questa nuova avventura. All’inizio del mio stage Banca PSA mi ha offerto la possibilità di avere un quadro generale delle attività che vengono svolte all’interno di tutti gli uffici: sono stata affiancata a colleghi del settore crediti, risk, marketing, aml e vendite che mi hanno mostrato le macro attività che vengono svolte. La mia attività, dopo, si è incentrata sul controllo documentale per pratiche di immatricolazione e liquidazione di veicoli in leasing e dei finanziamenti con contatto diretto con i concessionari e con l’agenzia di pratiche auto. La mia tutor mi ha seguita fin dall’inizio e mi ha formata a 360 gradi per poter svolgere le attività che poi mi sono state assegnate. Ricordo il mio primo giorno di stage: nonostante non fosse la mia prima esperienza di lavoro... ero tesissima! Era un ambiente completamente diverso dal precedente e le sensazioni molto positive e calorose che ho provato quando ho conosciuto i miei colleghi sono rimaste tali. C’è sempre stato un rapporto molto stretto con la mia tutor e gli altri membri del team, soprattutto con la mia responsabile, molto severa ed esigente, grazie alla quale sono cresciuta e ho compreso le mie capacità.Terminati i sei mesi di stage ho firmato il rinnovo per altri sei, quindi sulla carta fino a maggio 2020, ma dopo qualche giorno ecco che a dicembre 2019 il mio tirocinio si è trasformato in un vero contratto di lavoro: nello specifico, un contratto di somministrazione a tempo determinato di un anno – sempre come middle office all’interno dello stesso team e con una retribuzione di circa 25mila euro lordi. È stata una sorpresa, non me lo aspettavo assolutamente: la mia responsabile mi ha convocata e mi ha comunicato questa bella notizia.Allo scadere del contratto, e siamo arrivati a questo punto ai primi di dicembre del 2020, ho avuto un altro rinnovo di sei mesi, fino a giugno 2021. Poco prima del termine, però, la mia responsabile ha fatto il mio nome per una posizione lavorativa diversa sempre all’interno del gruppo e così ad aprile di quest’anno il mio contratto di somministrazione è diventato un tempo indeterminato presso PSA Renting Italia nella posizione di Customer Care Specialist e anche la mia retribuzione è aumentata arrivando a circa 26mila – 27mila euro l’anno, a seconda degli incentivi.Oggi mi occupo dei contratti di noleggio sempre per i marchi Peugeot, Citroen, Ds, delle pratiche di sinistro in cui vengono coinvolte le nostre vetture, gestisco i clienti telefonicamente, trasmetto la documentazione alla compagnia assicurativa e sono in contatto con le carrozzerie per la riparazione dei veicoli sinistrati. Inoltre soprattutto nel fine mese – periodo in cui l’attività di immatricolazioni e liquidazioni è molto concentrata – supporto i miei colleghi e questo mi permette di poter mantenere le competenze acquisite durante i mesi di stage.Il passaggio alla mia nuova attività in PSA Renting è avvenuto in modalità smart working durante la pandemia mondiale, un contratto che mai mi sarei aspettata di poter avere proprio per tutte le difficoltà che il periodo in questione ha creato. Sono stata molto fortunata anche perché oggi molto spesso i ragazzi giovani che percorrono i primi passi nel mondo del lavoro non hanno una continuità all’interno delle stesse aziende e per diversi anni gli vengono proposti solamente tirocini, molto spesso senza alcun rimborso. La tecnologia ha aiutato molto in questo caso anche nel mio inserimento all’interno del nuovo gruppo di lavoro: giornalmente abbiamo riunioni per poterci coordinare e affrontare le varie problematiche che si presentano, scambiare le nostre idee per migliorare il risultato a cui miriamo.Credo che lo smart working abbia aspetti positivi per quanto riguarda il recupero dei tempi di viaggio e anche per lo studio, per chi come me sta terminando il suo percorso universitario. Non ho, infatti, ancora conseguito la laurea triennale, dovendo conciliare i tempi studio con quelli del lavoro, ma sto portando a termine il mio percorso con un’iscrizione part time. Ci sono però anche aspetti negativi nello smart working: il contatto con i colleghi – e non solo del proprio team! – è fondamentale per crescere. La carriera non è solo formata dalle mansioni da svolgere e ruoli da ricoprire, ma anche di percorsi personali interiori. Oggi lavoriamo prevalentemente in smart working e abbiamo la possibilità di tornare qualche giorno in sede su scelta volontaria.Un aspetto interessante del lavoro in Banca PSA è la possibilità data ai dipendenti di effettuare una job rotation all’interno dei vari uffici per conoscere l’attività svolta e, nel caso fosse di interesse,  al momento del colloquio di sviluppo che si tiene annualmente con il responsabile segnalare una richiesta di spostamento per la crescita professionale e personale.In futuro mi aspetto di approfondire la conoscenza di altri settori all’interno dell’azienda più inerenti al mio percorso di studi. Mi incuriosiscono in particolare l’area delle risorse umane come gestione e reclutamento del personale e l’ambito dei rischi con tutte le varie analisi e reportistiche volte a controllare l’andamento della società.Le mie scelte di vita oggi mi hanno portato a ottenere un contratto stabile in età così giovane e a superare tanti limiti, credendo in me stessa. Ammetto che non è facile lavorare e al tempo stesso studiare, serve molta determinazione e forza di volontà, ma questa decisione la riprenderei altre mille volte perché oggi sono diventata la persona che sono grazie al percorso che ho fatto. Attualmente vivo ancora con i miei genitori, la mia esclation lavorativa è stata così rapida che quasi non me ne rendo ancora conto! Questa stabilità economica mi permetterà sicuramente in un futuro anche non lontano di programmare la mia vita in modo diverso.Credo che sia molto interessante il lavoro che fa la Repubblica degli Stagisti, diffondendo le storie di chi si è già affacciato al mondo del lavoro e vedendo come si è evoluto tutto il percorso all’interno dell’azienda. È un supporto fondamentale per aiutare i ragazzi a comprendere come muovere i primi passi. Anche perché nel mondo degli stage in Italia restano due problemi: il rimborso spese molto basso e l’incertezza di non avere un contratto alla fine. In questo senso io sono stata molto fortunata in Banca PSA, sia per il rimborso spese avuto durante il periodo di tirocinio sia per aver avuto la possibilità di una continuità contrattuale all’interno della stessa azienda.Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

«Tanti stage e contratti con poche prospettive: poi è arrivata la buona occasione in Giappichelli»

Per raccontare «dal di dentro» l'iniziativa Bollino OK Stage, attraverso cui la Repubblica degli Stagisti incentiva le imprese a garantire ai giovani percorsi "protetti" e di qualità secondo i principi della Carta dei diritti dello stagista, la redazione raccoglie le testimonianze degli ex stagisti delle aziende che hanno aderito all'RdS network. Di seguito quella di Valerio Vigino, 30 anni, oggi con un contratto di apprendistato in Giappichelli.Sono della provincia di Torino e dopo aver frequentato il liceo linguistico Einstein nel capoluogo piemontese ho avuto qualche dubbio sulla facoltà universitaria da scegliere. Mi hanno sempre appassionato le lingue e pensavo che studiarle fosse la mia strada, ma avevo tanti interessi diversi tra loro e alla fine ho scelto la facoltà di storia. Pensavo poi di cercare in futuro lavoro all’estero, possibilmente in Inghilterra, visto che avevo già fatto due settimane di studio a Londra nell’estate 2007 e mi ero trovato molto bene.Entrato alla facoltà di Storia a Torino nel settembre 2009 mi sono però trovato in difficoltà. Ho iniziato a riflettere su cosa mi piacesse realmente e per non rimanere senza fare nulla ho cominciato a dare ripetizioni di inglese, francese, italiano e storia in modo da mettere da parte anche qualche risparmio. Nel frattempo mi sono reso conto che mi interessava molto il settore turistico e dell’accoglienza e a settembre 2010 mi sono iscritto a Lingue e culture per il turismo, sempre a Torino.Durante l’ultimo anno della laurea triennale ho fatto un tirocinio curriculare di due mesi presso la biblioteca Malchiorri della Facoltà di Lingue, da febbraio ad aprile 2014: mi occupavo di front office, assistenza utenti, segreteria e gestione deposito e catalogo libri. Era uno stage curriculare, quindi nessun rimborso spese. Finita la laurea triennale ho frequentato un master di promozione e organizzazione turistico culturale del territorio perché mi sarebbe piaciuto lavorare in quell’ambito. Aveva una durata annuale, da gennaio a dicembre del 2015. Purtroppo non è andata così: le offerte turistiche a Torino non erano molte e il settore era parecchio saturo. Sono stato molto fortunato, perché i miei genitori hanno sempre potuto pagarmi gli studi e io ho continuato con le ripetizioni private, guadagnando circa 20 euro a lezione, due volte alla settimana, per avere una certa indipendenza. Cosa che ho potuto fare finché il carico di studio e i tirocini curriculari me lo hanno permesso.Ad aprile 2015, mentre frequentavo il master, ho cominciato a fare volontariato presso l’Ufficio del turismo di Torino per approfondire le mie esperienze in quell’ambito. Ero assegnato all’ufficio informazioni ma mi sono anche occupato di promozione dei prodotti turistici durante il Salone del Libro di Torino o all’Expo a Milano. In tutto sono stato lì un anno, ricevendo come compenso dei buoni pasto del valore di sei euro al giorno. La mia era un’attività part-time: lavoravo 4 ore al giorno, di mattina o pomeriggio, in base ai turni che venivano stabiliti settimanalmente.Nell'autunno del 2015, sempre mentre frequentavo il master, ho fatto un tirocinio di due mesi presso l’Associazione Ylda, che ogni anno organizza Paratissima, una manifestazione artistica nata come spin-off di Artissima. Mi occupavo di accoglienza, logistica e assistenza degli ospiti stranieri, ma era sempre un tirocinio curriculare quindi non avevo alcun rimborso spese. Finito lo stage mi è stato proposto di proseguire la collaborazione con Paratissima, andata avanti fino ad aprile 2016, con alcune traduzioni dall’italiano all’inglese per il sito ufficiale della manifestazione. Per questo lavoro ho ricevuto un compenso forfettario, più o meno 500 euro per tutte le traduzioni.Mi trovavo bene, ma le traduzioni erano solo occasionali e avevo ancora voglia di cercare lavoro nell’ambito turistico culturale, così all'inizio del 2016 mi sono candidato spontaneamente presso un'associazione culturale torinese e nel giro di un mese ho cominciato uno stage con un rimborso spese di 300 euro. L’offerta era per un tirocinio di un mese a cui è seguito poi un contratto di apprendistato part time: mi occupavo principalmente di attività di segreteria e biglietteria, di comunicazioni e social media management, gestione e aggiornamento del sito dell’associazione, ufficio stampa, coordinamento attività dei volontari. Ufficialmente era un contratto part-time, ma alla fine rimanevo in ufficio molte più ore – e ricevevo solo 450 euro al mese. Purtroppo non è andata come speravo: il contratto prevedeva un aumento graduale della retribuzione, ma invece non solo lo stipendio in quasi un anno e mezzo non è mai aumentato, ma in più a volte tardava anche ad essermi pagato... dunque a un certo punto ho dato le dimissioni. I soldi, infatti, erano troppo pochi e visti gli orari irregolari – a volte anche la notte o nei week end – sono stato costretto a prendere questa scelta anche perché volevo andare a vivere per conto mio e con quella retribuzione non era possibile. Per fortuna, lo stesso mese sono entrato in contatto con la responsabile dell’accoglienza ospiti del Lovers Film Festival di Torino, che mi ha proposto un contratto di prestazione occasionale per tutta la settimana dell’evento. Mi occupavo della gestione di arrivi e partenze degli ospiti internazionali, dell’accoglienza e assistenza ospiti e degli incontri nell’ambito del festival. Alla fine ho ricevuto 500 euro pagati con ritenuta d’acconto. Mi era stato detto da subito che la collaborazione non sarebbe potuta proseguire, ma l’esperienza è stata molto bella e i miei rapporti con colleghi e superiori ottimi.A quel punto ho iniziato a cercare di nuovo lavoro nell’ambito turistico culturale, ma ho capito che le possibilità erano davvero ridotte. E ho realizzato che il lavoro di segreteria e assistenza clienti mi piaceva molto, soprattutto se abbinato alle lingue straniere. Sapevo già che quell’autunno sarei andato a convivere, quindi mi serviva un impiego che mi permettesse di mantenermi. Dopo aver cercato a lungo senza trovare nulla ho accettato una proposta di un contratto a somministrazione presso un’azienda di pratiche auto, Carta Bianca. Era un lavoro principalmente di data entry, con un orario full time e una paga molto buona, 1.300 euro al mese. Mi sono trovato bene con colleghi e capi ma dall’inizio mi era stato detto che gli impiegati presi in somministrazione non venivano tenuti di solito più di tre o quattro mesi. E infatti anche la mia collaborazione è durata solo da settembre a dicembre 2017. Ormai già convivevo e per non rimanere senza nulla ho cercato lavoro nell’ambito della segreteria e assistenza clienti e tramite passaparola trovato un impiego presso Appen, una compagnia internazionale che si occupa di migliorare le prestazioni dei siti web. Mi occupavo di valutare e analizzare i risultati delle ricerche web e i contenuti di determinate pagine. Era abbastanza lontano dal settore che mi interessava, ma l’esperienza è stata utilissima per approfondire ulteriormente la mia conoscenza dell’inglese, visto che la ditta ha sede a Seattle e tutte le comunicazioni erano in lingua inglese. Avevo un contratto da collaboratore indipendente e venivo pagato a ore, riuscendo a guadagnare alla fine del mese circa 1.100 euro.Dopo circa un anno e mezzo ho saputo che Giappichelli stava cercando una persona per la segreteria editoriale. La mia fidanzata conosceva, infatti, una dipendente dell’azienda e le ha consegnato il mio curriculum. Poco dopo, nell’aprile 2019, sono stato chiamato per un colloquio con il responsabile commerciale e la direttrice di produzione. A questo è seguito dopo circa due settimane un secondo colloquio che ha avuto un esito positivo. Così ho interrotto la collaborazione con Appen: non ero più in grado di lavorare per le ore richieste!In Giappichelli ho cominciato con uno stage: ricevevo 500 euro mensili, e dopo due mesi il rimborso spese è salito a 750 euro al mese. Ero affiancato da una collega e mi occupavo di mansioni di segreteria, gestione dell’archivio, supporto al reparto editoriale e gestione dei rapporto con case editrici straniere. Nel frattempo a novembre del 2019 mi sono sposato: era già nei nostri programmi, ma molto dipendeva dalla situazione lavorativa. E sapere di avere in quel momento una posizione più sicura in un posto che mi piaceva è stato determinante per fare questa scelta. Poi, prima delle vacanze di Natale, quando ormai il mio tirocinio volgeva al termine, mi è stato proposto un contratto di apprendistato di durata triennale con una retribuzione pari a quasi 1.100 euro al mese. Sono una persona cauta per natura quindi non davo per scontata l’assunzione, ecco perché ho dato sempre del mio meglio sul lavoro. Le mie mansioni in Giappichelli oggi sono in parte le stesse avute durante lo stage a cui si aggiunge la cura del processo di pubblicazione di volumi in collaborazione con le case editrici straniere, le ricerche di mercato, l’assistenza clienti e il supporto alla promozione dei prodotti della casa editrice. La mia giornata lavorativa comincia alle 9 del mattino e va avanti fino alle 18.45 con due ore di pausa pranzo, dalle 13 alle 15. Il mio lavoro mi permette di sviluppare l’utilizzo delle lingue straniere, anche in ambiti specialistici come l’editoria e il commercio, di migliorare il rapporto con i clienti e la gestione e organizzazione delle attività di supporto alla produzione editoriale.Quando è scoppiato il Covid per i primi tempi abbiamo continuato ad andare in ufficio, mettendo in pratica tutte le misure previste dai regolamenti. Con il peggiorare della situazione contagi, però, siamo stati messi tutti in smartworking, da marzo a maggio 2020. Per fortuna nei mesi precedenti mi erano state insegnate parecchie cose quindi ho potuto lavorare in maniera abbastanza autonoma. L’esperienza di smartworking non è stata la prima, già quando collaboravo con Appen ero abituato ad autodisciplinarmi e a non perdere di vista il confine tra la giornata di lavoro e il resto del tempo. Proprio in quel periodo avevo studiato diverse offerte di lavoro in ambito segreteria e turismo all’estero, in particolare Inghilterra e Repubbliche Baltiche, pensando di trasferirmi per un periodo lì. Ma in tutti i casi era richiesta la residenza in loco, e non mi sentivo di compiere un passo così definitivo. Per ora sto bene in Italia e con il mio attuale lavoro, ma se le cose dovessero all’improvviso cambiare in peggio tornerei senza dubbio a prendere in considerazione l’espatrio, anche perché mia moglie lavora da freelance e sarebbe in grado di spostarsi.Al momento, però, non lo prendo in considerazione perché mi trovo molto bene in Giappichelli: più vado avanti più mi rendo conto di quanto mi stimoli utilizzare le lingue nel lavoro e occuparmi dell’assistenza clienti e del supporto ai colleghi. Quindi spero di poter continuare qui anche dopo la fine dell’apprendistato.Guardando indietro al mio percorso professionale e ai tirocini fatti, penso che lo stage possa essere molto utile se fatto come si deve e davvero finalizzato all’assunzione. Purtroppo, però, è spesso usato come metodo tappabuchi per far svolgere qualche lavoro, noioso, a persone giovani che possono essere pagate poco. Per fortuna non è andata così in Giappichelli! Credo che la modalità più valida sia l’abbinamento del tirocinio all’apprendistato: così la persona ha tempo di acclimatarsi e capire bene i vari compiti e il funzionamento del posto di lavoro. Magari in alcuni casi accorciando il tirocinio da sei a tre mesi. Il vero problema è che sul mercato c’è una grande richiesta di tirocinanti che nella grande maggioranza dei casi al termine dell’esperienza non sono assunti; e molte persone si trovano a cominciare un lavoro, all’inizio sotto forma di stage, anche ben oltre i trent’anni.Testimonianza raccolta da Marianna Lepore

Girl Power: «IT ancora un ambito maschile, bisogna trovare la forza per emergere in mezzo agli uomini»

Girl Power è la rubrica attraverso la quale la Repubblica degli Stagisti dà voce alle testimonianze di donne – occupate nelle aziende dell’RdS network – che hanno una formazione tradizionalmente "maschile" o ricoprono ruoli solitamente affidati agli uomini, in ambito Stem (Science, Technology, Engineering and Mathematics) ma non solo. Storie che invoglino le ragazze a non temere di scegliere percorsi considerati appannaggio pressoché esclusivo degli uomini. La storia di oggi è quella di Laura Gatti, Demand and delivery manager per Sapio, società di produzione e fornitura di gas industriali e medicinali. Sono nata a Milano 56 anni fa, da una famiglia meravigliosa che è stata la prima a darmi la carica. Quando sono nata mio padre ha detto: «Peccato, una femmina!». C'era un motivo: aveva un’officina Alfa Romeo e preparava auto da corsa, quindi sperava nascesse un maschio che lo affiancasse nel mestiere. È finita che mentre mia mamma mi vestiva con gli abiti ricamati a punto smock io crescevo tra motori roboanti, e invece di giocare con la bambole pulivo carburatori. La passione per i motori non si è però mai spenta, covavo anche il sogno di diventare pilota. Ma infine ho scelto una strada più concreta, quella di saper far conto e conoscere i processi aziendali. Mi sono diplomata in Ragioneria, e poi iscritta a Economia aziendale alla Cattolica di Milano. Ma non l'ho mai terminata perché ho subito iniziato a lavorare.Erano gli anni Ottanta e le aziende ti rincorrevano. Così, a vent'anni, ho iniziato facendo la contabile in una piccola azienda vicino casa che mia aveva assunto per una sostituzione maternità. Poco dopo è arrivato il mio primo lavoro in consulenza, in una software house in cui facevo di tutto: dall’installazione dei sistemi al supporto contabile e gestionale. E ovviamente, ero la sola donna! Ma il mantra che mi ha accompagnato in tutte le mie tappe di vita, è 'Sei una donna ma non ti manca nulla e puoi competere con gli uomini'. Non ho mai pensato che in quanto donna non potessi fare qualcosa, ma al contrario che bastava volerlo. Ne ho fatto uno stimolo per cercare di eguagliare e superare quello che gli altri colleghi facevano. E non mi sono mai sentita messa da parte per il fatto di appartenere a un genere.E non mi sono neanche persa la meravigliosa opportunità di avere un figlio. All'epoca il direttore generale mi chiese di pianificare insieme il tutto, visto che mi ero sposata: mi chiese di cercare di far coincidere la maternità con i momenti di minor intensità lavorativa. Così mi sono trovata a essere l'unica donna a rientrare in ufficio dopo la sola maternità obbligatoria! Ma non potevo perdere la corsa. Avevo voglia di fare e la fortuna di avere una figlia molto buona. Non è stato facile, a volte i sensi di colpa c'erano. Potevo contare su nonni e un marito che rientrava prima di me a casa, intorno alle cinque. Ma era dura, perché lasciavo la bimba al nido la mattina e la riprendevo la sera. Poi però con l'esperienza ho capito che l'importante è poter contare su un tempo di qualità e non sulla sola quantità. Nonostante la bambina fosse ancora molto piccola, ho scelto di cambiare ancora azienda, pur avendo avuto nella mia una promozione. Sono così entrata in una multinazionale, e ho iniziato a gestire progetti importanti e a conoscere diversi business. L’asticella si era alzata: maggiori responsabilità, team da coordinare, per la maggior parte composti da uomini e ovviamente sfide quotidiane che mi hanno dato buona visibilità, grandi soddisfazioni e opportunità di carriera che mi hanno poi portato nella società in cui lavoro attualmente, Sapio. Qui sono entrata nel 2007 come braccio destro del direttore generale, da consulente.Non è semplice definire il mio lavoro, sono un po' una prezzemolina, ho tante mansioni che vanno da quelle informatiche a quelle più organizzative, da manager. In Sapio inizialmente ho avuto il compito di occuparmi dell'implementazione di Oracle e di analisi dei costi. Non sono sempre stati tempi facili, all'inizio sono stata poco amata perché ho avuto tra gli altri l'onere di 'fare pulizia'. E lì, sì, mi è capitato di avvertire dell'astio, forse proprio per il fatto di essere donna. Ma è acqua passata. Ho costruito tanto nel frattempo, grazie alla fiducia dei soci e della direzione.Ho creato il team  IT, dato vita a procedure, riorganizzato processi. Ho seguito progetti di riorganizzazione aziendale con l’obiettivo di ottimizzare i nostri processi, avendo la fortuna di non annoiarmi mai. Ora mi occupo principalmente di progetti internazionali in ambito business intelligence e di implementazione nelle società del gruppo.Ho raggiunto livelli importanti anche sul piano retributivo: rispetto ai primi anni  di consulenza, oggi ho raddoppiato il mio reddito. Ammetto comunque che il mio settore, quello dell'IT, continua a essere un ambito maschile. Nel mio team c'è una sola donna, che ho scelto io, molti anni fa, perché aveva molta grinta e carattere. Mi ricordava me stessa, sono le caratteristiche che servono per emergere in mezzo a tanti uomini.Il suggerimento che do alle giovani è di cercare di mantenere sempre un certo equilibrio e non mollare mai. Il segreto è la resilienza, non fermarsi davanti alle esperienze che inizialmente possono sembrare sconfitte. Se ci dormi sopra, ti rendi conto che nel tuo zaino sei riuscito comunque a raccogliere qualcosa di positivo, che ti servirà sicuramente la prossima volta.Testimonianza raccolta da Ilaria Mariotti