Collaboratori pagati «a pezzo», qual è il prezzo giusto? Ecco cosa suggerisce il Tariffario con i compensi minimi per le prestazioni giornalistiche

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 04 Giu 2010 in Approfondimenti

Risale al dicembre 2006 l'ultimo tariffario con i «compensi minimi per le prestazioni professionali giornalistiche nei quotidiani, nei periodici, anche telematici, nelle agenzie, nelle emittenti radiotelevisive e negli uffici stampa». Lo emise il Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti in una riunione a ridosso delle festività natalizie: non si trattava già allora di un documento vincolante, non dal punto di vista legale quantomeno, e in più venne poi deciso di non rinnovarlo (motivo per il quale il Tariffario 2007 è tuttora quello più recente).
Però è interessante vederne i contenuti, e soprattutto confrontarli con la situazione reale. Due premesse. La prima: quando si parla di «prestazioni giornalistiche» si intende il lavoro di giornalisti iscritti all'albo (nell'elenco professionisti o in quello pubblicisti) che collaborano con una testata senza essere assunti, e vengono quindi come si dice in gergo "pagati a pezzo". La seconda: nel tariffario i lavori giornalistici vengono differenziati in tre categorie. Quello meno impegnativo è la notizia, «concisa informazione fornita dal giornalista su fatti o situazioni»; c'è poi l'articolo («testo in chiave di resoconto o di analisi su fatti o temi diversi fino a due cartelle da 25 righe di 60 battute l’una, esempio: politici, economici, sociali, morali, religiosi, culturali, sportivi, etc») e infine il più complesso, il servizio, «elaborato oltre le due cartelle più complesso e articolato che presuppone un approfondito lavoro di indagine o di ricerca». In soldoni, si potrebbero considerare notizie i testi fino a mille battute, articoli quelli tra mille e tremila, e servizi tutti i pezzi superiori alle tremila battute (fino a un massimo di 7500). Il tariffario suddivide l'universo delle testate giornalistiche in sette gruppi:

Categoria A - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura oltre 250mila copie; agenzie di stampa a diffusione nazionale; periodici stranieri; emittenti radiotelevisive a diffusione nazionale e network. Qui dentro stanno i maggiori giornali (Corriere, Repubblica, Messaggero, Giornale, La Stampa, Panorama, Espresso,
Vanity Fair...). I minimi netti che ognuna di queste testate dovrebbe pagare ai suoi collaboratori sono: 33 euro per ogni notizia, 171 euro per ogni articolo, 342 euro per ogni servizio.
Categoria B - Quotidiani e periodici a diffusione nazionale con tiratura fino a 250mila copie, cioè le testate nazionali un po' meno diffuse (come Avvenire, Libero, Il Fatto, Il Riformista, Il Foglio...). La differenza rispetto alla categoria precedente è minima: 30 euro netti di compenso per ogni notizia, 159 euro per gli articoli, 318 per i servizi.
Categoria C - Quotidiani e periodici a diffusione regionale o locale con tiratura oltre 40mila copie; agenzie di stampa a diffusione regionale o locale; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale, con potenziale bacino di utenza superiore a 400mila destinatari. Qui troviamo, a livello di carta stampata, colossi editoriali come Il Gazzettino di Venezia, la Gazzetta del Mezzogiorno, la Sicilia, e a livello radiotelevisivo realtà locali come Telelombardia. I compensi minimi che queste testate dovrebbero erogare ai loro collaboratori giornalistici sono 29 euro per le notizie, 148 euro per gli articoli e 214 euro per i servizi.
Categoria D - Quotidiani a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 40mila copie; periodici a diffusione regionale o locale con tiratura da 10mila a 40mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza da 100mila a 400mila destinatari. Il minimo compenso per le notizie resta molto vicino a quello delle categorie precedenti, 28 euro, ma diminuiscono significativamente quello per gli articoli (93 euro, quasi la metà rispetto alla fascia A) e quello per i servizi (122 euro, quasi un terzo della fascia A).
Categoria E - Periodici a diffusione regionale o locale con tiratura fino a 10mila copie; emittenti radiotelevisive a diffusione regionale o locale con potenziale bacino di utenza fino a 100mila destinatari. Qui si parla dei giornali, delle radio e delle emittenti televisive più piccole. Le prestazioni giornalistiche qui andrebbero pagate 25 euro (notizia), 60 euro (articolo) e 93 euro (servizio). Nessuna testata di carta stampata o radiotelevisiva potrebbe MAI andare sotto questi limiti.
Categoria F - Quotidiani e periodici telematici e agenzie collegati a quotidiani, periodici e agenzie a diffusione nazionale o con visite mensili superiori a 150mila. In questa classe e nella successiva il Tariffario affronta il mare magnum del web, o quantomeno di quella piccola parte del web registrata in Tribunale come testata giornalistica. Qui la differenziazione tra "articolo" e "servizio" è abolita, perché per sua stessa natura il web non è adatto ad ospitare lavori giornalistici di lunghezza eccessiva (niente reportage da 20mila battute su Internet). La categoria F è quella del web più importante: siti molto frequentati, con oltre 150mila visite al mese (Corriere.it, Repubblica.it). Queste testate telematiche dovrebbero pagare i loro collaboratori almeno 28 euro per le notizie e 93 euro per gli articoli.
Categoria G - Quotidiani e periodici telematici e agenzie con visite mensili inferiori a 150mila. Questa è l'ultima classe del Tariffario. La Repubblica degli Stagisti, per esempio, si colloca in questa fascia. Qui le notizie dovrebbero essere retribuite 25 euro, e gli articoli almeno 60 euro.

Nel testo del Tariffario, alla voce «Norme per l'applicazione», si legge che sotto di queste cifre non si può proprio andare: in caso contrario l’Ordine dei Giornalisti stabilisce la «incongruità del compenso» (ai sensi degli artt. 633 e 636 cpc, infatti, in caso di contestazione giudiziale o extra-giudiziale ogni giornalista può rivolgersi al competente Consiglio regionale dell’Ordine per ottenere il parere sulla congruità). E attenzione: i compensi sono dovuti dovuti «anche in caso di mancata pubblicazione del materiale giornalistico commissionato oppure inviato nel quadro della collaborazione concordata», salvo naturalmente che il pezzo non venga rifiutato.

Eleonora Voltolina

Vedi anche
cosa dice il Tariffario 2007:
- sui compensi minimi per i fotogiornalisti
- sui compensi minimi per i giornalisti televisivi
- sui compensi minimi per gli uffici stampa

E per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Articoli pagati 2,50 euro e collaborazioni mai retribuite. Ecco i dati della vergogna che emergono da una ricerca dell'Ordine dei giornalisti
- Giornalisti freelance, sì alla reintroduzione del Tariffario: ma i compensi minimi devono essere più realistici. E vanno fatti rispettare con controlli e sanzioni

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