Ecosistema start-up: una mappa serve davvero?

Riccardo Saporiti

Riccardo Saporiti

Scritto il 30 Set 2013 in Articolo 36

StagistiUna mappa dell'ecosistema dell'innovazione italiana, che tenga il conto delle start-up innovative iscritte nel registro delle imprese. Ma che dia conto anche della presenza di quelle che si potrebbero definire le infrastrutture di supporto: fondi di venture capital, business angels, incubatori, parchi tecnologici e spazi di coworking.
A disegnare questa cartina geografica ci ha pensato l'associazione Italia Startup insieme agli Osservatori del Politecnico di Milano e a Smau, fiera milanese dell'innovazione, con il supporto tecnico del ministero dello Sviluppo economico. Un progetto disponibile in rete - e che sarà distribuito nei padiglioni di Fieramilanocity tra il 23 ed il 25 ottobre in formato cartaceo - nato con l'obiettivo di «presentare sia al sistema politico-economico nazionale sia agli interlocutori internazionali una fotografia continuamente aggiornata dei principali attori dell'ecosistema delle start-up nel nostro Paese», si legge in una nota.
Ma è davvero necessario uno strumento di questo genere? Uno dei primi a porre il problema del controllo sull'evoluzione dell'ecosistema è stato Antonio Lupetti, blogger da sempre molto critico sulle normative e sulle iniziative messe in campo dal governo. «Il paradosso delle imprese in liquidazione registrate come start-up innovative» è il titolo di un post pubblicato sul suo Woorkup lo scorso 25 settembre. Possibile una situazione del genere? In effetti sì.
Al 23 settembre erano 1148 le aziende iscritte nella sezione dedicata del registro imprese tenuto dalle Camere di commercio. Quattro di queste risultano però essere in liquidazione. Non sarà allora che il decreto Passera abbia spianato «la strada a una serie di agevolazioni fiscali, a vantaggiose deroghe al diritto societario e a una particolare disciplina dei rapporti di lavoro che oggi, rispetto a quelli che potevano essere i propositi iniziali, trovano un'impropria applicazione?», la domanda che il blogger lancia all'ecosistema.

Il sospetto, in altre parole, è che qualcuno stia cercando di approfittare degli incentivi messi a disposizione dalla normativa. Ora, tra le start-up che risultano in liquidazione c'è anche Appeatit, società impegnata nello sviluppo di un'applicazione che permetta di prenotare un posto al ristorante e di ordinare il pasto direttamente dall'ufficio, così da rendere meno caotica e frenetica la pausa pranzo. Startupper ne aveva raccontato la storia qualche settimana fa. Ma ora che succede?
«Abbiamo liquidato la società perché due soci dovevano uscire visto che non erano più interessati a seguire il progetto», spiega l'amministratore delegato Damiano Congedo. A questo si aggiunge la necessità di inserire «i 3 ragazzi che collaborano con noi da un anno» con una formula simile al work for equity. Ovvero non sono pagati, ma sono state promesse loro quote della società. «La soluzione più economica era liquidare e ripartire da zero».
Una decisione comunque «sofferta» e che comporterà dei costi per la nuova registrazione. Ancora più complicati da sostenere «perché non abbiamo ancora ricevuto finanziamenti». L'obiettivo, comunque, è quello di ripartire, «spero già il mese prossimo».
Polemiche a parte, il caso di Appeatit è un esempio della “liquidità” dell'ecosistema start-up. A cercare di dare una dimensione solida arriva dunque la mappa proposta da Italia Startup. Il funzionamento è semplice: entro l'11 ottobre tutti i soggetti interessati possono registrarsi online. Una volta definita la mappatura, l'obiettivo è quello di aggiornarla di anno in anno per tenere sotto controllo l'evoluzione delle imprese innovative e della loro rete di sostegno.
«Prendendo spunto da iniziative analoghe avviate in altri Paesi, vogliamo fornire un quadro che identifichi tutti gli attori principali attivi in Italia, suddivisi per aree territoriali, ritraendo in tempo reale lo stato complessivo del nostro ecosistema», spiega in una nota Andrea Rangone, consigliere di Italia Startup e responsabile degli Osservatori del Politecnico di Milano. Che sia questo lo strumento adatto per evitare i rischi evidenziati da Lupetti lo dirà il tempo. Certo un monitoraggio costante dell'ecosistema può permettere di valutarne l'evoluzione in tempo reale e, in caso, introdurre correttivi.

Riccardo Saporiti
startupper@repubblicadeglistagisti.it

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