Attivare dall'Italia uno stage all'estero: poche regole e tanta confusione

Rossella Nocca

Rossella Nocca

Scritto il 04 Mar 2017 in Notizie

normativa stage curriculari Rimborso spese soggetto promotore stage all'estero

Ottenere una convenzione per fare uno tirocinio in un paese estero, anche europeo, è un affare complicato. Un po’ come imparare una lingua di cui non è mai stata scritta una grammatica. Questo perché la regolamentazione degli stage attivati in Italia ma da svolgersi all’estero è opaca e frammentata.

Il forum di questa testata ospita spesso richieste di delucidazioni sull’argomento. Una delle ultime riguarda la vicenda di un ragazzo al quale il Comune di Milano ha rifiutato di attivare la convezione per uno stage presso il Palazzo dell’Eliseo, a Parigi. La Repubblica degli Stagisti ha cercato di capire il perché di questo “no” e di far luce sulle regole che disciplinano i tirocini in paesi stranieri.

«Per i tirocini extracurriculari che si svolgono all’estero il tirocinante è soggetto alle normative del paese ospitante, ad eccezione di quelli presso le ambasciate». A chiarirlo è Giuseppe Iuzzolino, ricercatore dell’Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche), ex Isfol (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori), e tra gli autori del Manuale dello Stage in Europa, un testo che contiene informazioni utili sia a livello normativo che logistico per chi è interessato a svolgere uno stage in uno dei paesi membri dell’Unione europea.

Iuzzolino fa riferimento alla risposta del ministero del Lavoro e a un interpello dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia dall’oggetto “tirocini formativi e di orientamento non curriculari da svolgersi all’estero”. In virtù del principio di territorialità, il tirocinante al di fuori dei confini nazionali e in territorio straniero deve rispettare la normativa del paese dove ha luogo il tirocinio, oppure le specifiche convenzioni stipulate tra l’Italia e il paese in questione. Al contrario, se il tirocinio si svolge all’esterno dei confini nazionali ma in territorio italiano, ovvero presso le ambasciate, si applica la disciplina interna (art. 18 della legge 196/1997 e relativo decreto ministeriale 142/1998).

«Sotto il profilo normativo non ci sono invece indicazioni specifiche circa l'attivazione di tirocini curriculari all'estero. La situazione italiana» spiega Iuzzolino «è in controtendenza rispetto a quella di quasi tutti i paesi europei, che hanno disciplinato i tirocini curriculari, mentre gli extracurriculari non sono stati ancora regolamentati o lo sono stati in modo parziale e incompleto».

Ad esempio,
la Francia e l’Olanda ammettono esclusivamente i tirocini curriculari. Inoltre, se alcuni paesi hanno emanato leggi ad hoc, altri non hanno regolamenti specifici in materia di tirocini. Tra questi ultimi, spiccano l’Irlanda e il Regno Unito, che pure utilizzano molto la formula dello stage. In Irlanda, per sopperire a questo vuoto, il Congresso dei Sindacati (Congress Trade Union) ha stilato il documento The Workplace Rights of Interns, che fissa i principali diritti dei tirocinanti, quali salario minimo, ferie, sicurezza. Nel Regno Unito, invece, alcune strutture organizzatrici di tirocini hanno concepito dei codici deontologici (code of practice), contenenti regole e diritti a cui attenersi per il buon funzionamento di un tirocinio.

Riprendendo il caso del giovane che si è rivolto alla Repubblica degli Stagisti, la negazione della convezione da parte del Comune di Milano diventa spiegabile se attribuita al fatto che il soggetto richiedente non risulta iscritto ad alcun percorso di istruzione o formazione, a differenza di come la normativa francese richiede. Inoltre il 21enne parla di uno “stage non retribuito di 3 mesi rinnovabili” mentre «in Francia i tirocini superiori a 2 mesi - o 308 ore - devono obbligatoriamente prevedere una indennità di importo minimo di 3,60 euro l’ora», specifica Iuzzolino.

«Ma il problema si pone soprattutto se nel paese ospitante non sono garantiti quei diritti da cui in Italia non si può prescindere» aggiunge il ricercatore Inapp «come ad esempio le coperture assicurative, la presenza di un tutor che segua il tirocinante o la definizione chiara dei contenuti formativi dello stage. In questi casi l’Italia deve trovare un accordo con il paese in questione, in modo da garantire le condizioni minime di sicurezza e qualità dell'esperienza di stage».

Proprio al fine di uniformare la disciplina in materia di tirocini extracurriculari il 10 marzo 2014 l’Unione europea ha emanato la Raccomandazione del Consiglio su un quadro di qualità per i tirocini, che raccomanda agli stati membri di applicare determinati principi: formalizzare un contratto scritto di tirocinio, stabilire obiettivi di apprendimento e di formazione e diritti e obblighi del tirocinante, garantire adeguate condizioni di lavoro, fissare una durata ragionevole (quella suggerita è di 6 mesi, salvo proroga finalizzata all’inserimento lavorativo), promuovere l’adeguato riconoscimento dei tirocini.

Raccomandazioni rispetto alle quali l’Italia, almeno formalmente, risulta già allineata, per effetto delle Linee guida in materia di tirocini del 24 gennaio 2013, frutto di un accordo tra Governo, Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano. In più «il nostro è uno dei pochi paesi europei che nel tirocinio extracurriculare prevedono il coinvolgimento di tre soggetti. Oltre al tirocinante e al soggetto ospitante, è previsto infatti un soggetto promotore» spiega Iuzzolino «il quale ha la responsabilità di garantire la regolarità e la qualità dell’esperienza formativa. Tra le altre eccezioni, ci sono la Finlandia, dove ad attivare le convenzioni sono i servizi pubblici per l’impiego; e il Belgio, dove sono soggetti promotori o l’istituzione formativa o il servizio per l’impiego».

In attesa di una regolamentazione più omogenea, l’Inapp nei prossimi mesi fornirà uno strumento interattivo che possa fare da supporto a chi voglia partire per uno stage in uno dei paesi dell’Ue e non solo. «Stiamo lavorando ad un’app, Stage4eu, che rappresenta la versione digitale del Manuale dello Stage in Europa» anticipa alla Repubblica degli Stagisti Iuzzolino «dove oltre ai contenuti tradizionali - come consigli per scrivere il curriculum e per trovare uno stage - pubblicheremo offerte di stage all’estero attraverso siti specializzati. Sarà inoltre un modo per poter aggiornare periodicamente le schede sui paesi europei alla luce delle novità normative».

Insomma, la confusione sulle regole del gioco non deve frenare la curiosità dei giovani verso un’esperienza formativa all’estero, preziosa opportunità di confronto e crescita. E ciascuno stato dovrebbe avere tutto l’interesse a favorire l’arricchimento delle proprie menti, tanto quanto dovrebbe averlo successivamente a trattenerle e valorizzarle.

Rossella Nocca 

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