Stage all'Agenzia europea per i diritti, le voci degli «ex»: Emanuele Cidonelli, ecco la mia esperienza a Vienna

Eleonora Della Ratta

Eleonora Della Ratta

Scritto il 02 Nov 2009 in Storie

Mi sono laureato a 21 anni in Scienze umanistiche alla Sapienza di Roma con una tesi sul cinema siciliano, visto anche come potenziale risorsa economica dell’isola. Il cinema è la mia passione, da sempre. stageCosì come la Sicilia, da dove vengo e dove torno per trovare la mia famiglia, a Gela. L’esperienza che ho fatto presso l’Unione europea, però, mi ha aperto le porte dell’internazionalizzazione, la voglia di continuare la mia esperienza in Europa. Certo, la scelta di fare uno stage presso la Fondazione per i diritti umani a Vienna non rientrava negli sbocchi del mio curriculum e può sembrare strana. In un primo momento, in effetti, è stato solo un tentativo: ho letto il bando su internet, ero incuriosito ma anche consapevole di avere poche possibilità di accedervi. Il mio titolo di studio non sembrava il più adatto per un’agenzia di questo tipo, potevo puntare solo sulla conoscenza dell’inglese e del francese grazie ai mesi passati all’estero, soprattutto in Francia, durante gli anni dell’università. Ma ero consapevole che tanti avrebbero chiesto di essere ammessi a fare un tirocinio tanto prestigioso e ben pagato: mille euro al mese, pagate tramite bonifico, oltre al rimborso delle spese per i viaggi da e per l'Italia. Un sogno, nel nostro Paese dove avevo sempre svolto stage non retribuiti, ma dove anche i lavori offerti ai neolaureati sono meno vantaggiosi.
Superate le selezioni, sono partito per Vienna lo scorso febbraio: sono stato inserito nella sezione che si occupava di comunicazione per rilanciare il sito internet. Chi aveva esaminato il mio curriculum non si era fermato agli studi, al titolo di laurea, ma aveva visto la mia passione per l’informatica e le mie conoscenze da smanettone dei pc, curioso di trovare nuovi programmi utilizzarli. Il primo approccio è stato subito positivo, non mi sono mai sentito uno “stagista” nel senso che si intende spesso qui da noi: niente fotocopie, per capirci, ma la partecipazione attiva alle riunioni anche con i delegati dei diversi Paesi dell’Unione europea. Ogni proposta era ben gradita, in sei mesi mi hanno sempre messo a conoscenza di ogni aspetto dell’attività condotta dall’agenzia, ben sapendo che non ci avrebbero mai assunti (essendo un organismo pubblico vara dei bandi di concorso), ma considerandoci a tutti gli effetti parte del team. I diritti degli stagisti erano rispettati: ferie, rimborsi, percorsi realmenti formativi che mi hanno permesso di arricchire il mio curriculum, il bonifico mensile che arrivava addirittura in anticipo. Ma il mio stupore per questa trattamento appariva strano ai miei colleghi inglesi o tedeschi che non avevano un giudizio altrettanto positivo: per loro tutto questo era normale, avviene regolarmente per gli stage, è quanto hanno già vissuto durante l’università. Adesso il mio futuro lo vedo in Europa, magari in Francia. Dopo questa esperienza, che si è conclusa lo scorso 31 luglio, sono tornato ad occuparmi di cinema, facendo tesoro di tutto quello che ho imparato sul fronte della comunicazione presso l’Agenzia per i diritti umani. Ma non solo: l’esperienza di Vienna mi ha aperto le porte arricchendo il mio curriculum e offrendomi maggiori possibilità di trovare un’occasione all’estero. Al momento non ho progetti ben precisi, ma sto approfondendo la mia tesi per una possibile pubblicazione.

testo raccolto da Eleonora Della Ratta


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:

- Opportunità di stage all'Agenzia europea per i diritti fondamentali con rimborso spese di mille euro al mese
- Valeria Setti: «Da Rovereto a Vienna per mettere la diplomazia al servizio dei diritti umani: la mia esperienza alla Fundamental Rights Agency»

 

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