Soffia il vento d'estate, il numero degli stage si impenna: come difendersi dalle fregature?

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 13 Giu 2009 in Editoriali

«Vento d'estate / io vado in stage voi che fate»... Si potrebbe parafrasare così una canzone di qualche anno fa, scomodando Niccolò Fabi e Max Gazzé. Perchè è innegabile che il numero degli stage d'estate si impenni. Da un certo punto di vista, le ragioni di questa impennata sono fisiologiche e positive: la stagione in cui scuole e università si fermano è il momento giusto perchè gli studenti, dopo aver passato nove mesi sui libri, facciano esperienza sul campo. Da un altro punto di vista, però, bisogna tenere alta la guardia: l'estate è il periodo in cui i dipendenti vanno in ferie, e le imprese devono trovare il modo di sostituirli. In questo contesto lo stagista diventa ancor più conveniente, perchè può essere inserito a costo zero o quasi zero, con il paravento della formazione, e piazzato a tappare i buchi al posto di un dipendente vero e proprio a cui invece bisognerebbe fare un contratto di sostituzione estiva con stipendio, contributi e tutto il resto.
Alla Repubblica degli Stagisti  il «vento d'estate» aveva portato già l'anno scorso molte testimonianze. Per esempio quella di Claudia, che aveva descritto un'esperienza tremenda di stage estivo presso un'agenzia interinale, in cui per tre mesi l'avevano messa a fare il lavoro di un normale dipendente: ad agosto era addirittura rimasta da sola a tenere aperta la filiale. O quella di un'altra lettrice, studentessa di Scienze della moda, che aveva denunciato di essere stata piazzata da una grande griffe a fare la commessa in un negozio, per tutta la durata dello stage (ben sei mesi, da maggio a ottobre), inserita nei turni con gli altri dipendenti del punto vendita.
Scrive oggi Beatrice, affezionata lettrice della Repubblica degli Stagisti fin dai tempi del blog: «Il problema dello stage oggi è anche più accentuato dalla crisi economica per cui le imprese, non avendo soldi per pagare il personale, offrono di continuo stage, lasciando magari a casa chi aveva un tempo determinato e che ovviamente costava di più». E proprio dopo aver letto il post con la storia di Claudia, Beatrice ha cominciato a spulciare gli annunci su Internet, notando che il web pullula di offerte di stage estivi, specialmente nelle agenzie interinali. «Non si potrebbe far qualcosa in merito?» chiede la lettrice. Certo: non è facile, ma ciascuno può fare qualcosa. Innanzitutto tutti potrebbero stare, in questi mesi ancor più del solito, con le antenne dritte e pronte a captare la fregatura. Diffidare degli stage di soli 2-3 mesi proposti proprio da giugno a settembre, specialmente in attività a diretto contatto col pubblico. Segnalare le sospette irregolarità prima al tutor dell'ente promotore, meglio se per iscritto, e nei casi più gravi anche alle Direzioni provinciali del lavoro (a questo link trovate un sistema che aiuta a individuare quella più vicina). Senza dimenticare che la Repubblica degli Stagisti e il suo Forum sono sempre a disposizione per le segnalazioni.
Ma come capire fin dove utilizzare uno stagista d'estate è lecito, e da quando comincia l'illecito?  In sostanza, il principio si potrebbe riassumere così: uno stagista può certamente essere utile all'impresa che lo ospita, ma non deve mai diventare indispensabile. Se è lui che ha le chiavi dell'ufficio o del negozio, se è lui l'unico a garantire l'apertura al pubblico o i servizi ai clienti perchè tutti gli altri se ne sono andati in ferie, allora c'è decisamente qualcosa che non va, e non bisogna tacerla. Se ci si accorge o si subisce in prima persona una situazione di illegalità, c'è una sola cosa da non fare: restare in silenzio.

Eleonora Voltolina

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