Paolo Citterio: stage sì, anche di un anno. Ma mai gratis!

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 14 Gen 2009 in Interviste

Paolo Citterio è il fondatore e presidente di Gidp, Gruppo intersettoriale dei direttori del personale: un network che riunisce 2200 dirigenti dell’area risorse umane di aziende con oltre 250 dipendenti.

Lo strumento dello stage è molto usato dalle grandi aziende: seco
ndo l'indagine Excelsior di Unioncamere, sette su dieci ospitano tirocinanti.
Sì, e si tratta di stage di qualità: nella maggior parte dei casi l'azienda offre un congruo rimborso spese e un percorso formativo serio; e dopo aver investito sulla nuova risorsa, se i risultati del periodo di stage sono stati buoni non se la lascia scappare, e la assume.
Cosa che accade meno spesso nel caso delle imprese più piccole?

Direi di sì. In quel caso gli stagisti spesso vengono presi per brevi periodi, per coprire i periodi di ferie o malattia del personale, senza progetti formativi nè tutor seri; ed è raro che ci sia una concreta possibilità di assunzione dopo lo stage [ma ci sono anche pmi e addirittura microimprese che utilizzano bene i loro stagisti: vedere la Lista dei Buoni DOC per credere, ndr]. Una grande azienda utilizza lo stagista in maniera completamente diversa.
Il Gidp esegue un’indagine annuale* sugli stagisti. Quali sono gli ultimi dati?
Per quanto riguarda la durata dello stage, per esempio, emerge che la maggioranza delle aziende (il 69%) preferisce i 6 mesi. Personalmente, dissento: lo stage migliore è quello da 12 mesi.
Ma non è un periodo troppo lungo?
Lungo, sì, ma orientato all'assunzione. La maggior parte dei contratti di categoria prevede per i neolaureati un periodo di prova al massimo di 3 mesi: troppo breve! Ecco quindi che lo stage va a supplire, diventando una sorta di periodo di prova in cui le aziende possano formare e valutare la risorsa prima di prendersi l’impegno di assumerla. Perché ciò non accadesse, bisognerebbe prevedere periodi di prova molto più lunghi: è una convinzione che condivido anche con Ichino. Insomma paghiamoli bene, questi stage, ma facciamoli lunghi: è un vantaggio per tutti, sopratutto per i tirocinanti.
Ecco, paghiamoli bene. Su questo punto l'indagine Gipd che dice?
Che nelle grandi aziende il rimborso spese medio è di 621 euro al mese più i buoni pasto. Nello specifico, 4 su 5 retribuiscono i loro stagisti con almeno 500 euro al mese, una su 4 andando addirittura sopra i 700. E una punta di diamante del 7% li paga più di 1000 euro al mese!
Una miriade di aziende che potrebbero essere inserite nella Lista dei Buoni! Però ci sono migliaia di ragazzi che ogni anno fanno stage senza prendere un centesimo.
Io dico che queste proposte andrebbero rifiutate: la prestazione gratuita non dovrebbe esistere! I giovani che accettano di fare stage gratis spesso hanno poca fiducia in sé stessi. Bisogna fare la gavetta, certo: ma mai gratis. A me dispiace che molti cadano nella trappola di questi stage non retribuiti, magari col miraggio di essere assunti che però raramente diventa realtà.
Sul punto della percentuale di assunzione dopo lo stage i risultati del vostro studio sono ben più alti di quelli indicati dall'indagine Excelsior (13% circa).

Direi di sì: oltre la metà delle aziende assume un tirocinante su due; il 27% delle aziende si attesta addirittura sul 70%!

*l'indagine è effettuata su un campione di 130 imprese del network Gidp

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