JobPricing, il portale che dice se lo stipendio è giusto

Chiara Merico

Chiara Merico

Scritto il 25 Lug 2014 in Articolo 36

Siete sicuri che il vostro stipendio sia in linea con il mercato? Avete ricevuto un’offerta di lavoro e non riuscite a valutare se è il caso di cambiare? Pensate di aver diritto a un aumento, ma volete averne conferma? Nel complesso mondo delle retribuzioni spesso aziende e lavoratori fanno fatica a orientarsi, e a capire se gli stipendi siano adeguati alle capacità e alle mansioni dei dipendenti. Per fornire loro un punto di riferimento  è nato JobPricing, un nuovo portale che fornisce risposte a queste e altre domande. Per i privati il servizio è gratuito: inserendo alcuni dati all’interno del calcolatore del sito, il lavoratore potrà verificare se la sua retribuzione è sullo stesso livello di quella percepita dai colleghi che lavorano nel suo stesso settore.

L’idea di lanciare JobPricing, che è partito a giugno e ha già ricevuto oltre 100mila visite, è venuta a Mario Vavassori, esperto di retribuzioni e  autore, insieme al giornalista Walter Passerini, del libro “Senza soldi” (Chiarelettere 2013), che attraverso un’analisi dei dati sugli stipendi del settore privato ha fornito un quadro preciso del depauperamento dei salari negli ultimi dieci anni. Vavassori ha fondato, nel mese di aprile 2014, la società di consulenza HrPros, che gestisce il portale JobPricing e fornisce altri servizi di consulenza nell'ambito delle risorse umane.

«Nel nostro portale», spiega, «disponiamo di informazioni su oltre un migliaio di mestieri, tutti codificati e descritti in modo sintetico: così ogni lavoratore può riconoscersi nell'attività che svolge». Una volta selezionata la tipologia di lavoro, l’interessato deve poi «aggiungere alcuni elementi, come la dimensione dell’azienda e la città, che contribuiscono a completare il suo profilo. Dopo aver inserito tutti i suoi dati, il lavoratore può verificare lo scostamento tra la sua retribuzione e il benchmark di riferimento per quella posizione. La banca dati viene aggiornata periodicamente». Il sito, sottolinea il fondatore, «è in grado di rilevare e calcolare anche le differenze tra le buste paga di un lavoratore dipendente e di un altro lavoratore inquadrato con un contratto di tipo diverso».

Il servizio si riferisce ai lavoratori del settore privato: «Gli stipendi del settore pubblico vengono calcolati in base a meccanismi sulla carta trasparenti», commenta Vavassori. «Questo non toglie che un dipendente pubblico possa comunque rivolgersi al nostro portale per confrontare le retribuzioni, perché esistono mestieri comparabili nel settore pubblico e in quello privato». Ad esempio, aggiunge il fondatore di JobPricing, «di recente abbiamo effettuato una comparazione tra gli stipendi di alcuni dipendenti della Camera dei Deputati, come elettricisti e sistemisti, con i salari applicati per le stesse qualifiche da un’azienda medio-grande, paragonabile per numero di dipendenti a Montecitorio». I risultati sono stati sorprendenti: «L’entità della retribuzione dei dipendenti della Camera non è maggiore della media: il problema è che quasi tutti sono inquadrati al livello massimo della scala retributiva. Se nel settore privato il 90% dei dipendenti è nella fascia medio-bassa, nel pubblico avviene il contrario: sono quasi tutti nella fascia più elevata».

Usando il portale, il lavoratore è in grado di comprendere se viene pagato il giusto grazie a un servizio particolare. «Mettiamo in risalto quali sono le imprese che pagano meglio: dopo che il lavoratore ha inserito il nome della sua azienda, il nostro algoritmo mette in evidenza un elenco delle cinque aziende nelle quali la sua posizione viene retribuita meglio. Normalmente si tratta di multinazionali, quelle che si posizionano nella fascia più alta delle retribuzioni. In questo modo JobPricing non "dice" al lavoratore che forse è il caso di cercare altrove, ma glielo fa capire», sottolinea il fondatore del portale.

Anche per le aziende JobPricing può rappresentare uno strumento utile, per verificare ed eventualmente rivedere le proprie politiche retributive
. «Mentre per i lavoratori il servizio è gratuito, per le aziende prevediamo di introdurre, a partire dai primi di settembre, un tariffario in base al tipo di servizio richiesto. Per un prodotto standard la tariffa base partirà da 19 euro, come un’app», fa sapere Vavassori. «Il nostro modello di business è questo: raccogliamo informazioni, le organizziamo, le “puliamo” e ne ricaviamo indagini sul mercato del lavoro. Le nostre sono informazioni utili per capire come si comportano le aziende nei confronti del personale». Comparare le retribuzioni dei propri dipendenti con quelle praticate da un concorrente può essere importante per definire l’approccio da adottare nei confronti del personale. «Noi forniamo alle aziende il benchmark di riferimento sul quale calibrare le proprie politiche retributive. Se l’impresa paga poco i suoi dipendenti, rischia di perderli; se invece vuole trattenere una persona, deve pagarla bene, ma anche investire sulla sua motivazione», spiega Vavassori.

L’intento di JobPricing è rendere il mercato del lavoro più trasparente. «Le informazioni che i lavoratori ci forniscono gratuitamente sono preziose, e vengono usate per migliorare le condizioni di lavoro di tutte le persone che svolgono la stessa attività. Ci ispiriamo a esperienze come quelle dei portali americani Salary.com o Payscale.com, che coprono un mercato ben più ampio di quello italiano», racconta il fondatore del portale. «Per il futuro il nostro obiettivo è estenderci anche ad altri Paesi europei, a partire da Francia, Spagna, Germania e Inghilterra, che contiamo di raggiungere nell’arco di un anno. La nostra piattaforma è già predisposta per un utilizzo multilingua».

JobPricing debutta in Italia in un momento particolare, in cui la crisi fa sì che chi ha un lavoro difficilmente pensi a cambiarlo, anche se non è ben retribuito: «Di questi tempi, i lavoratori cercano di tenersi stretto il lavoro che hanno, indipendentemente dal livello retributivo», conferma Vavassori. «Tuttavia da da qualche mese a questa parte abbiamo rilevato una tendenza: sempre più persone hanno ricominciato a fare ricerche per capire se ci sono opportunità migliori altrove. Non è ancora un fenomeno evidente, ma abbiamo raccolto segnali in questo senso».

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