Dalla metafisica al trattato di Lisbona: la storia di Mauro Pedruzzi, filosofo stagista alla Commissione europea

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 04 Ago 2010 in Storie

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Dal 1° luglio al 1° settembre è aperto il bando per candidarsi agli stage presso la Commissione europea. La Repubblica degli Stagisti raccoglie le testimonianze di chi ha già fatto questa esperienza: ecco quella di Mauro Pedruzzi.

Sono Mauro Pedruzzi, ho 26 anni e vengo dalla provincia di Bergamo. Ho studiato  filosofia prima alla Statale di Milano e poi alla Sorbona di Parigi: laurea triennale nel 2005 con una tesi sul platonismo nella filosofia francese contemporanea, e poi un percorso un po’ atipico tra Francia e Italia, utilizzando il master in «Histoire de la philosophie, métaphysique, phénoménologie» come percorso di studi per la specialistica. Per il primo anno ho percepito 3500 euro come contributo grazie a una borsa di studio “congiunta” della Commissione europea e l’università di Milano; per il secondo anno invece, non essendo previsti ulteriori finanziamenti, ho versato  le tasse universitarie. Ho passato a Parigi un anno e mezzo, dal settembre del 2006 all'agosto del 2008: la mia tesi sulla questione dell’identità politica e culturale dell’Unione Europea è stata poi anche pubblicata sulla rivista Revue philosophique de Louvain.

Durante gli studi universitari ho sempre svolto diversi lavoretti: organizzatore di corsi di filosofia per alcuni comuni della bergamasca, intervistatore per una società di ricerche di mercato a Parigi, barista in un pub  a Notting Hill… Credo sia fondamentale per uno studente confrontarsi con il mondo del lavoro durante gli studi e “sporcarsi le mani”.

Prima di candidarmi per lo stage alla Commissione europea ho trascorso diverso tempo all’estero,  lavorando come stagista all’ufficio di politica interna e comunicazione dell’Ambasciata d’Italia a Parigi e poi come professore di lingua italiana presso una scuola privata a Londra
. Lo stage in Ambasciata, nell’ambito del progetto Mae Crui, è iniziato nel maggio 2008 ed è  durato fino alla fine di agosto. Non era retribuito, tuttavia credo sia stato un’esperienza altamente raccomandabile: personalmente poi, sono stato molto fortunato  perchè ho lavorato durante il semestre di presidenza francese dell’Unione europea e ho quindi avuto modo
di partecipare, come membro della delegazione italiana, a diversi summit internazionali. In Ambasciata lo staff era composto da una ventina di persone: oltre a me, in quel periodo, c’erano altri 4-5 stagisti.

A settembre del 2008 mi sono trasferito a Londra per approfondire il mio inglese e vi sono rimasto per sette mesi, fino a che non ho ricevuto da Bruxelles la proposta di uno stage alla Rappresentanza della Commissione europea a Dublino. Non ci ho pensato due volte: non capita spesso un'occasione del genere a chi viene da studi filosofici!

Era la seconda volta che inviavo la mia candidatura: la prima il mio cv era stato inserito nel blue book ma non aveva poi portato a un’offerta definitiva; la seconda volta è invece andata bene. La mia esperienza, tra l’altro, è stata molto diversa da quella degli altri tirocinanti, perchè dopo aver partecipato ad alcuni incontri a Bruxelles,
a  marzo 2009 sono partito alla volta dell’Irlanda. Ero l’unico stagista – e l’unico italiano – della Rappresentanza, in un Paese in cui non ero mai stato: ma fin da subito l’ho apprezzato per la cordialità e la fierezza degli irlandesi. Ho trovato casa molto facilmente dietro al Trinity College, l’affitto era un po’ alto – 600 euro per una camera, se la memoria non mi inganna – e in generale Dublino è abbastanza cara, ma fortunatamente il rimborso spese di 1050 euro al mese mi ha permesso di mantenermi autonomamente. L’Irlanda è un paese complesso e affascinante, in cui le diversità sono estremamente importanti.

Come era successo a Parigi, ho avuto la fortuna di lavorare durante un periodo fondamentale per il paese: stavolta quello del referendum sul Lisbon Treaty II. Ho vissuto in prima persona il lavoro della Commissione, lavorando esclusivamente in inglese, a stretto contatto con i referenti a Bruxelles e con il governo irlandese; da europeista convinto, la coscienza di aver contribuito anche in minima parte alla ratifica del trattato mi rende particolarmente orgoglioso.

Tornato in Italia ho inviato il mio cv alle principali società di public relations. Ho trovato un’opportunità di stage presso Burson-Marsteller, società di pubbliche relazioni e consulenza di comunicazione, con un rimborso spese di circa 300 euro. Ho interrotto lo stage quando ho ricevuto un’offerta di lavoro da una multinazionale farmaceutica
, presso la Direzione Comunicazione e relazioni istituzionali: mi hanno fatto un primo contratto a progetto di sei mesi da 850 euro al mese, e poi dopo le classiche tre settimane di pausa a fine agosto riprenderò con un altro cocopro.

In pochi anni ho sperimentato il mondo istituzionale, quello della consulenza e infine quello dell’azienda. Ognuno di questi ovviamente ha i suoi punti di forza e di debolezza; il fil rouge penso sia la curiosità e un po’ di sana ambizione. Il consiglio che posso dare ai miei coetanei è quello di osare: non è detto che chi abbia studiato fino all’altroieri Kant non possa oggi occuparsi di mercato farmaceutico o di relazioni istituzionali. Bisogna armarsi di molta umiltà ma allo stesso tempo puntare in alto. E ovviamente puntare in alto significa anche disponibilità ai trasferimenti e a lavorare duro.

testo raccolto da Eleonora Voltolina

Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
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- Mirko Armiento, ex stagista alla Commissione europea: «A Bruxelles i cinque mesi più intensi e belli della mia vita»

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