Lo "stage-seminario" si fa al museo, ma i partecipanti pagano il Centro

Andrea Curiat

Andrea Curiat

Scritto il 26 Ott 2009 in Notizie

Un aspetto poco usuale dell'offerta di "stage" del Centro sperimentale di ricerca formazione e documentazione per gli studi umanistici "Gertrude Margaret Lowthian Bell" di Viterbo, portata all'attenzione della Repubblica degli Stagisti da un lettore attraverso la rubrica «Help» (help [chiocciola] repubblicadeglistagisti.it), è che i laureati che partecipano a questa attività non seguono alcun corso preparatorio. I cinque giorni presso il museo  di Palazzo Braschi di Roma [nell'immagine] coincidono, di fatto, con la totalità dell'offerta formativa fornita ai partecipanti dal Centro, che da ciascun partecipante riceve 420 euro. Però a ben guardare è il museo, e non il Centro, a provvedere praticamente a tutto: accoglie gli "stagisti", li ospita presso la sua sede, mette a disposizione una sua dipendente, Nicoletta Bufacchi, che si occupa della loro formazione. Tutto gratuitamente?
Così ha confermato subito la stessa Bufacchi, contattata telefonicamente dalla Repubblica degli Stagisti: «Lavoriamo a titolo gratuito, mettendo a disposizione la nostra professionalità per un percorso formativo che riteniamo importante: lo facciamo anche con le università e la stessa responsabile del Centro G.M.L. Bell, Caterina Pisu, è una ex stagista che ha sfruttato quanto appreso per la sua attività». Bufacchi spiega che  durante lo "stage" il suo compito è quello di coordinare le attività all'interno del museo: «Metto a disposizione il materiale didattico e organizziamo incontri con i funzionari delle varie aree, così da spiegare tutto il lavoro che c'è dietro ogni opera esposta».

Una prima email della responsabile del Centro descrive invece una situazione un po' diversa: «Il costo di iscrizione è comprensivo delle spese di assicurazione e del materiale didattico prodotto dai docenti, ai quali saranno da noi rimborsate le spese. Immagino che Lei erogherà un compenso ai Suoi collaboratori [il riferimento è al direttore e alla redazione della Repubblica degli Stagisti]. Lo stesso facciamo noi, perché i partecipanti saranno seguiti da un tutor». Sembrerebbe che si parli insomma non soltanto di un semplice rimborso spese, ma anche di un vero e proprio compenso attribuito dal Centro a chi si occupa della formazione degli "stagisti".
Siccome nel regolamento, scaricabile dal sito del Centro, si legge che
«Il processo formativo è affidato al personale del Museo di Roma», per sciogliere ogni dubbio la Repubblica degli Stagisti ha sottoposto la questione a Palazzo Braschi. Il direttore  del museo, Maria Elisa Tittoni, conferma in un primo momento che il tutor del corso è la stessa Bufacchi, e aggiunge: «Non ci risulta che i nostri dipendenti percepiscano una remunerazione per il corso in questione, né sarebbe legittimo che ciò accadesse».
L'accordo non è il primo del genere ad essere stipulato tra questo museo ed enti esterni. Già nel 2007 era stato organizzato uno "stage" a pagamento – dalle caratteristiche del tutto analoghe –  attraverso un accordo tra Palazzo Braschi e la Libera associazione per gli studi etruscologici e topografici (Laset) di Viterbo, il cui coordinatore è sempre Caterina Pisu. Sono poi stati attivati in questi anni brevi eventi didattici per studenti universitari, organizzati però all'interno di master e corsi di laurea e, precisano dal museo, privi della denominazione di stage. Senza contare che, al pari di molti altri enti pubblici, Palazzo Braschi ospita anche veri e propri tirocini: per esempio, dall'università di Roma Tre fanno sapere che «l'unica attività di stage che viene svolta da Roma Tre è all'interno di convenzioni formalmente siglate con enti ed istituzioni. Dall'inizio dell'anno cinque dei nostri studenti hanno svolto presso il museo Braschi uno stage, della durata minima di un mese».

A breve distanza dall'intervista della Repubblica degli Stagisti al direttore del museo di Roma, la responsabile del Centro corregge il tiro: «La collaborazione del personale di Palazzo Braschi è evidentemente gratuita e volontaria» afferma, e aggiunge: «è chiaro che tutte le procedure amministrative rispondono ai criteri imposti dalle norme di legge in materia». Anche dal museo giunge una nuova versione circa l'organizzazione del corso: il tutor non sarebbe Nicoletta Bufacchi, come inizialmente dichiarato, bensì «un incaricato esterno del Centro Bell». 

La Repubblica degli Stagisti si limita a rilevare le apparenti incongruenze tra le risposte, e a chiedersi: ma se i partecipanti dello "stage" fanno tutta la loro formazione al museo e con la supervisione del personale del museo, che non percepisce un euro, perchè è il Centro a guadagnare 420 euro per ogni "stagista"?

La Repubblica degli Stagisti resta ovviamente disponibile a pubblicare un ulteriore chiarimento qualora qualcuno degli interessati ritenga opportuno fornire informazioni più dettagliate.

Andrea Curiat
Eleonora Della Ratta


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Stage a pagamento: un lettore chiede «help» alla Repubblica degli Stagisti
- Cosa costituisce tirocinio formativo e cosa no (secondo la legge italiana)

- La Repubblica degli Stagisti al servizio dei lettori: al via la nuova rubrica «Help»

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