«Lo rifarei anche domani»: Simona Monteodorisio racconta il suo Leonardo nel turismo inglese. E adesso da stagista potrebbe diventare dipendente

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 29 Dic 2010 in Storie

L'anno nuovo si apre con diverse possibilità di candidatura per stage Leonardo, un buon modo per fare esperienza nel mondo del lavoro europeo senza doverci rimettere di tasca propria: tutte le spese - o grandissima parte - sono coperte dalla Commissione europea.  Scade ad esempio venerdì 14 gennaio la seconda edizione del progetto "Fidelio" della fondazione "Padre Alberto Mileno"  di Chieti e Simona Monteodorisio racconta alla Repubblica degli Stagisti la sua esperienza di stagista in un'azienda del turismo inglese durante la prima edizione del progetto.

 

Ho 29 anni e sono nata a Lanciano, in provincia di Chieti. Dopo il liceo mi sono trasferita a Pescara, dove ho studiato lingue - una mia passione sin da piccola - scegliendo l'indirizzo turistico-manageriale. Durante il mio ultimo anno, nel 2006, ho iniziato a lavorare come assistente di inglese e spagnolo per gruppi di italiani all'estero nell'ambito della progettazione europea, un'iniziativa dell'Ue che promuove e finanzia lo svolgimento di progetti nel territorio comunitario tramite gli enti pubblici e privati nazionali. Per tre anni ho girato l'Europa in lungo e in largo, sempre con la valigia pronta e disponibile a partire anche con breve preavviso. Si trattava comunque di prestazioni occasionali, che non mi permettevano totale autonomia.

Il 2006 è stato anche l'anno del mio primo stage, che chiudeva un corso di formazione per diventare  operatrice turistica: 200 ore divise in tre mesi come addetta alla customer satisfaction per i clienti stranieri - tedeschi e inglesi soprattutto - dell'aeroporto "Liberi" d'Abruzzo, a Pescara. Oltre a svolgere le interviste nella sala arrivi, ho vissuto anche i piani alti, occupandomi di marketing aeroportuale. In particolare ho collaborato alla strutturazione della tratta Pescara-Polonia, analizzando gli ipotetici flussi in entrata e uscita tramite i riscontri statistici delle aziende locali e polacche con cui ero in contatto. Non era previsto rimborso spese, ma ho vissuto l'esperienza con molto entusiasmo. Per i datori di lavoro lo stage è spesso un'occasione per avere qualcuno a cui delegare i lavori meno qualificanti e si trasforma in un'esperienza frustante e non formativa per i ragazzi, ma non è stato il mio caso. Certo non mi ha nemmeno fornito uno sbocco occupazionale, anche perché il ricambio di stagisti era tale da diminuire la necessità di assunzioni.

Nel novembre 2009 il mio secondo tirocinio, il più appassionante: "Fidelio", un progetto Leonardo che permette ai residenti del centro Italia di fare esperienza nel turismo. Bisognava già possedere delle competenze o dei titoli, e tre stagioni estive all'attivo come receptionist in un hotel a tre stelle mi sono tornate utili. Un corso di lingua inglese di un mese, poi lo stage vero e proprio: cinque mesi a Plymouth, Inghilterra, la città del famoso gin. Ho lavorato a tempo pieno, otto ore al giorno, come meeting room assistant nel Business and Conference Department della catena alberghiera Jurys Inn, che ospitava altri due stagisti "Fidelio". Accoglievo i clienti e mostravo loro le stanze, rimanendo a disposizione per l'intera giornata. Ho sempre amato il contatto con la clientela e il lavoro era appassionante, lo sentivo fatto apposta per me. E questo pur non ricevendo alcuna retribuzione, come previsto dal progetto Leonardo - che però copre tutti o gran parte dei costi: nel mio caso viaggio, trasporti locali, assicurazione  e alloggio in stanza singola in  casa di inglesi, che mi fornivano anche il vitto tranne il pranzo, che era coperto dall'azienda.  Il rapporto con i colleghi era, ed è tuttora, ottimo - sono ancora in contatto con loro: il lavoro di squadra lì non è solo teoria. Quei mesi sono volati e ho portato con me tanta voglia di fare. È stata un'esperienza che rifarei anche domani se me lo chiedessero, ma non per tutti i ragazzi del progetto è stato così: ne ho visti diversi arrendersi e tornare a casa alle prime difficoltà. Per questo a chi decide di fare uno stage all'estero, soprattutto se non retribuito, vorrei dire di ponderare la decisione e partire convinti.

A stage concluso, nel luglio 2010, mi è stato proposto un contratto a tempo pieno da mille sterline al mese, circa 1200 euro, lordi: un po' pochi, nonostante poi la vita a Plymouth non sia cara come a Londra - per una buona stanza singola ad esempio si parte da 350 sterline, circa 410 euro. Del resto la paga in questo settore all'inizio non è alta, ma ci sono buone possibilità di fare carriera, soprattutto all'estero. Non ho accettato subito, ma l'offerta è ancora valida e sto seriamente pensando di ritrasferirmi. Nel frattempo continuo a lavorare per la progettazione europea;  ho un contratto a prestazione e il mio stipendio dipende da quanti traduzioni e interpretazioni faccio. Vivo ancora con i miei, risparmiando il più possibile e mandando curriculum per tornare a lavorare nel turismo estero: sono sempre più convinta che il mio futuro sarà fuori dall'Italia.


Testo raccolto da Annalisa Di Palo


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