Sardegna, il direttore dell’Agenzia per il lavoro difende i TFO: «Anche per un benzinaio 6 mesi di stage hanno senso: forse dopo vorrà aprire una stazione di servizio sua»

Giulia Cimpanelli

Giulia Cimpanelli

Scritto il 22 Dic 2011 in Interviste

Tirocini per operai, camerieri e inservienti promossi dalla Regione Sardegna. Fin da venerdì scorso la Repubblica degli Stagisti, dopo aver pubblicato un articolo di denuncia sull'argomento, ha cercato di mettersi in contatto con la Regione. Dopo aver rincorso invano l’assessore Liori tramite l’ufficio stampa, finalmente ha trovato una disponibilità in Stefano Tunis, 39enne direttore dell’Agenzia regionale per il lavoro con una lunga carriera politica e professionale alle spalle: responsabile delle risorse umane in varie aziende tra cui SCR, gruppo attivo nelle bonifiche e nello smaltimento dei rifiuti industriali di impianti petrolchimici; segretario provinciale e poi regionale dell'Udc tra tra il 1994 e il 2004, assessore e consigliere comunale di Sarroch, e infine anche candidato alle elezioni regionali per il PdL nel 2009 (senza però risultare eletto).
Ancora oggi Tunis è membro del coordinamento provinciale del Popolo delle Libertà. Tra i primi ideatori e sviluppatori del progetto Voucher TFO 2011, spiega le motivazioni di quella che lui chiama «sperimentazione di una misura»: «Visto lo straordinario successo dei Piani d’inserimento professionale (PIP) per giovani tra i 18 e i 25 anni nei primi dieci mesi del 2011, insieme alla Regione, considerando variabili come il rapporto tra disoccupati e numero di abitanti e la potenziale percentuale di successo, abbiamo deciso di attivare anche dei  tirocini con voucher destinati a diplomati con più di 26 anni e laureati maggiori di 30».

Progetto sperimentale in che senso?

Si tratta di un programma svolto una tantum. Sarà poi la Regione, sulla base dei risultati, a decidere se istituzionalizzarlo o meno o se eventualmente scegliere una sintesi tra TFO e PIP.
Ha parlato di successo del PIP, avete dei dati per dimostrarlo?

Da febbraio a novembre abbiamo attivato 2.300 PIP e, per quanto riguarda il monitoraggio di quelli iniziati nelle prime due mensilità, al momento il 28% delle risorse sono state contrattualizzate in seguito al periodo di stage. Di questo 28%, oltre due terzi sono stati assunti a tempo indeterminato.
Sì, ma i PIP prevedono una contribuzione regionale nei confronti dell’azienda in caso di assunzione della risorsa, mentre i voucher no. Vi aspettate la medesima percentuale di successo?

Ci piacerebbe che a livello di inserimento almeno il 30% dei tirocinanti venisse contrattualizzato. Quello che ci aspettiamo è che entro aprile l’intera dotazione destinata ai voucher sia spesa. Il secondo obiettivo è quello di strutturare un sistema di domanda e offerta professionale istituzionale al fine di superare quello del passaparola che troppo spesso sconfina nella raccomandazione. Ponendo il caso che siano tutti alla ricerca di lavoro, ben oltre il 10% della massa di disoccupati sardi ha utilizzato nei primi giorni lo strumento: questo è già un grande successo. In pochi giorni sono pervenute 1.750 richieste di partecipazione al programma, di cui 1.450 già autorizzate.
Venendo ai punti più spinosi. Perché gran parte delle offerte si riferiscono a profili di basso livello? Ci vogliono sei mesi di formazione per imparare a fare l'inserviente in cucina?  La cassiera al supermercato? L’addetto alle pulizie? L'autista e il montatore di mobili? Dov'è il valore formativo in questi tirocini definiti appunto «formativi e di orientamento»?
In realtà queste mansioni sono la minoranza. Sono di gran lunga prevalenti i profili di livello medio alto. Per quanto riguarda quelli più bassi si deve tenere presente che potrebbero essere finalizzati a una volontà di successiva creazione d’impresa. Mi spiego meglio: una persona può accettare o cercare uno stage come addetto alla pompa di benzina perché ha in progetto di aprirne una e il suo fine è quello di imparare il mestiere da vicino.
Qui cade dunque la finalità di successiva assunzione del tirocinio.

Sì. Ma la finalità primaria di questo strumento è quella formativa e in questo caso è rispettata al cento per cento.
Quindi continuerete a proporre profili di livello basso?

Alcuni, come quelli di addetti alle pulizie, non li ho ancora autorizzati. Mi riservo di fare una riflessione. Per ora, nel frattempo, sono sospesi. Li valuterò ma tenderei a non escluderli.
I limiti di età minima fanno intuire che i beneficiari di questa misura abbiano già finito gli studi da 5-6 anni. La Regione cosa pensa che abbiano fatto queste persone in questi anni? Non intuisce che abbiano cercato di inserirsi nel mercato del lavoro - attraverso stage, contratti a termine, magari anche lavoro nero - maturando quelle esperienze che invece si pretende non abbiano?

Se queste persone oggi sono ancora disoccupate è evidente che si tratti di profili deboli e che quindi troveranno utile l’opportunità di potersi inserire in un settore professionale. Molte invece sono persone che hanno già operato in un ambito e ne vorrebbero sperimentare un altro: con i TFO ne hanno lo strumento.
La vostra agenzia si ritiene esonerata dall'esercitare un controllo sulla qualità e sul rispetto dei vincoli di legge rispetto agli annunci pubblicati? Ve ne sono alcuni limitati solo a ragazze: la legge prevede che ciò non si possa fare.
Mi sono accorto tardi di questa tipologia, diversamente non avremmo mai pubblicato annunci che fanno discriminazione di genere. Sto procedendo alla loro cancellazione. In realtà la nostra agenzia svolge un monitoraggio costante dei tirocini attivati e se riscontriamo delle anomalie procediamo subito a verificare ed eventualmente a sospendere.
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ella prima delibera, quella di giugno 2011, si diceva che voucher sarebbero stati riservati a disoccupati o inoccupati che non avessero avuto «alcuna esperienza di lavoro presso l’azienda in cui intendono svolgere il tirocinio». Nella delibera del 13 ottobre invece il divieto si è ammorbidito, aprendo la partecipazione a tutti coloro che non abbiano avuto «esperienza lavorativa superiore a tre mesi presso l’azienda in cui intendono svolgere il tirocinio». Chi ha deciso di permettere alle aziende di prendere in stage persone che già avevano avuto come stagisti o dipendenti?
Questa decisione nasce da momenti di concertazione tra l’organo politico e le associazioni di categoria. In ogni caso si è posto il limite dei tre mesi.
Perché oggi si richiede di fare stage per mestieri per i quali fino a pochi anni fa la prassi prevedeva un inserimento diretto come lavoratori con qualche settimana di addestramento?
Sono un sostenitore del tirocinio in tutti gli ambiti, se non abusato. Dal mio punto di vista la prestazione professionale non si compone solamente di capacità tecniche ma è costituita anche da rapporto umano. Per questo un periodo di prova un po’ prolungato è un’ottima opportunità, sia per il datore di lavoro che per la risorsa.
Lei ha mai fatto uno stage?
Non uno stage, ma sono entrato nel mondo del lavoro con un contratto di prestazione occasionale nel settore Risorse umane di un’agenzia di lavoro interinale. Mi avevano chiesto di scegliere tra la modalità di tirocinio con borsa di studio o questo contratto, il cui compenso, però, era legato al risultato. Il mio «contratto atipico», poi, è sfociato in un’assunzione a tempo indeterminato.


Giulia Cimpanelli


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