La Cgil: «Su oltre mille lavoratori Italia Lavoro non può averne solo 400 stabili»

Marianna Lepore

Marianna Lepore

Scritto il 02 Nov 2012 in Interviste

«Italia Lavoro applicherà ai suoi dipendenti la riforma Fornero?» si chiede Roberto D’Andrea, segretario Nidil Cgil, la categoria sindacale in rappresentanza delle forme parasubordinate, che da tempo segue le vicende dei collaboratori dell’agenzia tecnica del ministero ed è l’unico sindacato che da alcuni anni si schiera contro il regolamento aziendale. Tutto inizia nel 2008 quando Cgil, Cisl e Uil firmano con Italia Lavoro un accordo sulle condizioni dei collaboratori a progetto, che definisce, tra gli altri, i minimi salariali e la costituzione di un bacino di prelazione in caso di nuovi incarichi. In seguito alla firma, però, l’azienda inizia ad applicare queste tipologie di contratto per tutte le mansioni tanto che alcuni lavoratori decidono di aprire contenziosi per avere il riconoscimento del lavoro subordinato. Così nel 2009 la Cgil decide di ritirare la firma dall’accordo, anche in seguito agli esiti di queste vertenze favorevoli ad alcuni dipendenti ad Avellino, Benevento, Roma, e i rapporti con Italia Lavoro si interrompono. La Repubblica degli Stagisti ha intervistato Roberto D’Andrea per capire oggi qual è la situazione dei lavoratori in azienda.

La rottura sindacale tra Cgil e Italia Lavoro è del 2009?
Sì, ma si è acuita nel 2010 con l’uscita del collegato lavoro, la legge che fa sì che vada in prescrizione qualsiasi rapporto non impugnato entro 60 giorni dalla scadenza dello stesso. Alcuni lavoratori per non perdere i rapporti di lavoro pregressi impugnano i vecchi contratti e l’azienda a quel punto ne licenzia diciassette. Solo grazie all’impegno di questi lavoratori, con il nostro appoggio, siamo riusciti a farli rientrare anche se alcuni, come Katia Scannavini, sono ancora in causa: alcune sentenze sono previste fra qualche mese. 

Il numero preciso dei licenziati è di diciassette persone?
Questi diciassette sono quelli della sede nazionale, ma da lì in poi l’azienda ha iniziato ad aumentare il turn over per cui ci sono anche una decina di cause in Puglia e altre sparse sul territorio. Alcune sono rientrate perché i lavoratori sono stati reintegrati: la loro collaborazione è stata trasformata in contratto a tempo determinato. Non conosciamo purtroppo il numero preciso ma mentre l’azienda minimizza e parla di numeri “fisiologici”, io credo che stiamo intorno a una cinquantina tra contenziosi chiusi e contenziosi in atto, però è un numero approssimativo. Tra l’altro l’azienda è stata anche attenzionata dalla Corte dei Conti proprio per le cause – perché c’è anche un’esposizione economica.
Cosa è successo dopo?
La vera novità arriva dal 18 luglio con l’entrata in vigore della legge n. 92, la riforma Fornero. L'azienda ci chiama dicendoci che non possiamo trattare a riguardo di come la legge si abbatte sull'organico aziendale perché non siamo più tra i firmatari dell'accordo. Replichiamo dicendo che è un'interpretazione un po' forzata perché nel 2009 abbiamo ritenuto di non dover firmare, ma siamo nel 2012, c'è una nuova legge e francamente ci sembrava un po' strumentale rifiutare il confronto sindacale.
Come mai i sindacati non sono riusciti a trovare un accordo comune per agire contro il regolamento aziendale che dice «Italia Lavoro non si avvarrà dello stesso lavoratore con contratto di collaborazione per più di tre anni»?
Perché solo noi abbiamo messo in discussione questo regolamento, le altre sigle dicevano che erano d’accordo. Così l’azienda avendo gioco facile ha continuato a trattare solo con chi era firmatario di accordo e si è rifiutata per anni di aprire una discussione seria su come le collaborazioni venissero usate. Noi continuiamo a dire che non possono essere utilizzate, come peraltro riconosce la legge Fornero stessa, per l’attività principale del committente. Sarebbe stato del tutto coerente quindi discutere con noi anche dell’utilizzo delle collaborazioni visto che nel 2009 avevamo ritirato la firma per le stesse ragioni per cui la legge oggi dice che non si possono usare.

Quante vertenze individuali ad oggi sono state aperte contro Italia Lavoro?

Non so dire quante sono le vertenze individuali, perché non tutti passano attraverso l’ufficio legale della Cgil. Molte cause, anche di iscritti al sindacato, vengono fatte individualmente da avvocati di fiducia. 

Cosa chiedono i cocopro che hanno avviato queste vertenze?
I casi sono individuali perché ci sono persone che lavoravano da otto-nove anni e altri che lavoravano solo da qualche mese. Qualcuno ha rifiutato di transare e chiede il riconoscimento del tempo indeterminato. Altri lavoratori, a fronte del fatto che hanno una famiglia e dei mutui da pagare, hanno accettato l’offerta dell’azienda di prendersi 36 mesi a tempo determinato e hanno chiuso la causa.

Oggi, quindi, si trovano in mezzo a una strada lavoratori che in questi anni hanno cercato di facilitare il ricollocamento sul mercato del lavoro di licenziati e cassintegrati ….
Sì, ma la cosa proprio assurda alla base è che un'azienda che ha un organico di 1100 lavoratori non può averne solo 400 stabili e 700 collaboratori. La tematica che Italia Lavoro si rifiuta di affrontare è proprio che tipo di organico vuole utilizzare: è vero che è legata a progettazione europea con bandi triennali, però c’è un organico stabilmente impegnato per cui si dovrebbe ragionare su altre forme di lavoro. E chi fa progettazione in maniera continuativa da otto-dieci anni non può stare a collaborazione, perché non c’è nessun progetto. 

Come è andato l’incontro tra l’azienda e la Nidil Cgil di inizio settembre?
Abbiamo invitato l’azienda ad aprire una discussione, ma hanno risposto che avrebbero trattato solo con le organizzazioni che in passato avevano sottoscritto accordi. Un’interpretazione secondo me forzata perché un’opzione di verifica dell’organizzazione del lavoro in un’azienda si fa con tutti i sindacati, poi chi è d’accordo firma. L’azienda invece ha detto che non avrebbe verificato con noi la liceità delle collaborazioni bensì avrebbe solo discusso, in seguito, delle condizioni che si applicavano ai collaboratori. È un modo di interpretare la norma un po’ strano. 

Italia Lavoro ha firmato un accordo con Cisl e Uil per prorogare i contratti a progetto, di cosa si tratta?
Hanno firmato il 16 settembre questo accordo che utilizza la lettera g del comma 23 della legge Fornero che va a disciplinare le elevate professionalità e consente all’azienda di continuare a utilizzare i contratti a progetto. Ma è un’interpretazione che serve più all’azienda per scappare dalle assunzioni piuttosto che ai lavoratori. Cioè risolve il problema dei rinnovi immediati dei contratti ma non di come questi contratti si utilizzano. E si sono spinti in maniera un po’ avventuristica, forzando la legge. Non è possibile che ci sia gente che continua a lavorare a collaborazione proprio nel pubblico quando in realtà le stesse aziende private adesso dovranno mettersi in regola rispetto alla riforma Fornero.  

Qual è la richiesta della Cgil?
Che venga fatta un’analisi seria dell’organizzazione del lavoro e che si metta bene il discrimine tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, collaborazioni, partite iva o lavoro occasionale. Il lavoro dipendente non si può fare a collaborazione, in qualche modo lo dice anche la riforma: non si può fare per mansioni ripetitive ed esecutive, non si può fare se il progetto non ha obiettivi misurabili, quindi secondo noi le 700 collaborazioni che ci sono dentro Italia Lavoro non sono in linea con la legge Fornero. Chiediamo di verificare questo e di ragionare su percorsi di stabilizzazione, sulla creazione di un bacino di prelazione che inizi con il dare contratti a tempo determinato se sono impossibilitati ad assumere a tempo indeterminato. Siamo disposti a ragionare di mille forme ma che non eludano il vero problema: lì dentro dietro le collaborazioni c’è lavoro dipendente mascherato. 

Quando c’è stato l’ultimo incontro tra la Nidil Cgil e Italia Lavoro?
Lunedi 15 ottobre: noi abbiamo continuato a chiedere che l’azienda si ponga il problema della stabilizzazione dei rapporti di lavoro e che chiarisca effettivamente cosa è una collaborazione e cosa non lo è. L'azienda si è detta disponibile a ridiscutere, compatibilmente con i vincoli di spesa, quanto previsto dalla legge Fornero. Verificheremo nelle prossime settimane se, effettivamente, Italia Lavoro muterà i suoi comportamenti.



Marianna Lepore


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