Stage di qualità al Parlamento europeo, l'impegno dell'intergruppo giovani

Scritto il 01 Mar 2017 in Notizie

Parlamento europeo stage all'estero Stage in istituzioni europee

Oggi a Bruxelles c'è la sessione plenaria: Juncker presenta il Libro bianco sul futuro dell'UE e Commissione e Consiglio una relazione sulla differenza retributiva di genere. Ma non solo. C'è anche un evento dedicato ai tirocini, per rendere pubblici i dati di una ricerca interna sulle condizioni dei giovani che fanno stage all'interno del Parlamento UE.
 
stage lavoro brando benifeiSi tratta di una iniziativa dell'intergruppo Gioventù del Parlamento europeo. «è un Intergruppo giovane, ça va sans dire» spiega l'eurodeputato PD Brando Benifei, che ne è uno dei tre co-presidenti: «Non solo per l’età media, non solo per la sensibilità che dimostrano i colleghi dell’Intergruppo verso le politiche europee maggiormente orientate verso le esigenze delle nuove generazioni; ma anche perché questa è solo la seconda legislatura in cui l’Intergruppo è attivo». Giovani da molti punti di vista, insomma, e sopratutto molto motivati.
 
«Fin dallo scorso mandato una delle priorità politiche è stata proprio quella di lanciare una iniziativa sugli stage e i tirocini offerti dalle istituzioni europee, la #FairInternship campaign» dice Benifei. All'epoca, la Repubblica degli Stagisti lo ricorda bene, la “paladina degli stagisti” era l'europarlamentare danese - all'epoca nemmeno trentenne - Emilie Turunen: «L’iniziativa aveva riguardato in prima istanza la raccolta di dati, quantitativi e qualitativi, per ricostruire un quadro delle condizioni che le istituzioni comunitarie offrivano ai ragazzi che svolgevano un’esperienza di tirocinio» continua Benifei: «Con la nuova legislatura abbiamo intenzione di fare qualche passo in più. Di nuovo, abbiamo chiesto agli stagiaire dei deputati e dei gruppi politici del Parlamento europeo di sottoporsi ad un questionario anonimo, in modo da verificare in prima istanza se e cosa sia cambiato rispetto alla scorsa legislatura in relazione all’offerta di tirocini all’interno del Parlamento Europeo».
 
Oggi dunque tocca la presentazione dei risultati durante un evento pubblico a Bruxelles. Sarà l'occasione anche per «chiedere ai colleghi deputati di sottoscrivere un Manifesto per i tirocini di qualità al Parlamento europeo», e per sottoporre ad Antonio Tajani, da poco più di un mese presidente del Parlamento europeo, la proposta di «modificare le regole di reclutamento dei tirocinanti, in ragione dei loro diritti che fino ad oggi troppo spesso sono sviliti e non considerati».
 
Benifei e gli altri giovani deputati dell'Integruppo partono dal presupposto che il Parlamento europeo non possa «legiferare o comunque chiedere un cambiamento alla società, se non è esso stesso esemplare nell'offerta di tirocini di qualità che si propone di offrire».
 
Primo passo dunque, guardarsi dentro: monitorare le condizioni quotidianamente vissute dagli stagisti del Parlamento UE. «Ci confrontiamo tutti i giorni con le distorsioni del mercato del lavoro e con gli ostacoli che i giovani dei nostri territori incontrano lungo il loro percorso di accesso al lavoro» conferma Benifei: «Non possiamo lanciare accuse e chiedere cambiamenti alla società e alle istituzioni nazionali, se non siamo i primi a mantenere un comportamento virtuoso quando si tratta di facilitare la transizione dalla formazione al lavoro vero e proprio».
 
C'è sempre chi obietta, in questi casi, che “i giovani dovrebbero essere grati di poter fare un'esperienza così, altro che avanzare rivendicazioni”. «É un difetto terribile quello di pensare che un tirocinio al Parlamento Europeo sia un favore che accordiamo ai giovani, e che per questo non possa venirci anche chiesto di assumerci delle responsabilità verso i ragazzi che scegliamo, con la scusa che nel contesto della crisi e del livello di disoccupazione giovanile nel nostro paese un tirocinio - anche non pagato e senza un chiaro progetto di apprendimento - sia meglio di niente» ribatte convinto Benifei: «Non ha senso pensare di aggredire tramite legislazione il problema della disoccupazione giovanile, se noi per primi non siamo in grado di auto-imporci regole di reclutamento chiare e trasparenti e di offrire garanzie e tutele precise per i tirocinanti al PE».
 
I risultati dell’indagine sono piuttosto soddisfacenti: «Sempre meno numerosi sono i casi di tirocinio sprovvisti di un progetto formativo oppure privi di indennità». Nel caso degli stage al Parlamento UE, alcuni programmi codificati di internship sono pagati benissimo, ma ci sono anche tirocini completamente gratuiti. «Siamo riusciti a far passare il messaggio fra i colleghi europarlamentari che chiedere alle autorità pubbliche di investire nei giovani e in politiche giovanili, ma poi mantenere un comportamento che li svilisce e li trascura - quando non ne abusa - è un comportamento insostenibile». C'è ancora molto lavoro da fare per diffondere capillarmente una corretta cultura del tirocinio di qualità, ma «abbiamo ottenuto un primo riscontro» sottolinea l'eurodeputato: «Da questo questionario emerge infatti chiaramente che siamo riusciti a marginalizzare i comportamenti scorretti, mentre dobbiamo ora concentrarci sulla codificazione e sulla regolarizzazione di percorsi di formazione di qualità».
 
A cominciare dal grande tema della lotta agli stage gratuiti: non a caso uno degli slogan delle associazioni che si battono in tutto il mondo per i diritti degli stagisti è “unpaid is unfair”. «I tirocini istituzionali offerti dal Parlamento europeo - borse Schuman, tirocini per traduttori e per giornalisti - sono tutti ben ricompensati, così come larghissima parte dei tirocini offerti dai gruppi politici. La “zona grigia” riguarda principalmente quelli offerti dai deputati». Cioè attivati singolarmente dagli europarlamentari, senza passare attraverso le selezioni gestite dall'ufficio apposito del Parlamento EU.

Paradossalmente il Parlamento europeo per policy interna si è preoccupato di porre un tetto massimo ai compensi degli stagisti (quando lo stage è effettuato in una delle sedi del Parlamento Europeo, non si può pagare uno stagista più di quanto prevede il salario base di un assistente parlamentare; se invece lo stage avviene nello stato membro di elezione del deputato dove sia determinato per legge un salario minimo, il compenso del tirocinante non può superare il livello del salario minimo applicabile.), ma non un importo minimo. «Questa situazione ha creato le condizioni per una generale deregulation degli stage» riflette Benifei: «Ora per fortuna le cose sembrano migliorate in quanto, come accennavo, dal questionario anonimo che abbiamo voluto sottoporre agli stagisti pare che siano diminuiti i casi in cui i deputati non prevedono un rimborso per i loro tirocinanti». È ora di avviare un dibattito diverso, ovvero «quale sia il livello di indennità che consenta al tirocinante di sopravvivere autonomamente e dignitosamente a Bruxelles, dove il costo della vita è mediamente superiore che in Italia. Si tratta di un passo avanti di notevole importanza, che noi ambiamo però a rendere strutturale; chiediamo infatti nuove regole che bandiscano gli stage gratuiti dentro al PE».
 
In Italia, in generale, le istituzioni non hanno la buona abitudine di prevedere congrue indennità per i propri tirocinanti: salvo rare eccezioni, prevedono programmi di stage gratuiti o con indennità davvero minime - giusto per rientrare nei parametri imposti da tre anni a questa parte dalle nuove leggi sugli extracurriculari. Si potrebbe cercare di esportare la best practice dei tirocini al Parlamento UE anche al Parlamento e altre istituzioni italiane? «Il nostro obiettivo è proprio questo: poterci innanzitutto presentare come una “best practice”, per poi cercare di influenzare altri policy-maker a livello nazionale e nel mondo privato» risponde Benifei: «L’UE ha purtroppo competenze molto ristrette nel campo delle politiche per il lavoro, e dunque non possiamo aspettarci proposte legislative, da parte della Commissione europea, per modificare le attuali norme nazionali e regionali che regolano gli stage. Ma il messaggio è chiaro: c’è bisogno di tirocini di qualità in Europa. Senza qualità, l’esperienza dello stage non forma il ragazzo e non ne emancipa talenti e capacità, anzi al contrario finisce con il sostenere il lavoro precario e lo sfruttamento».
 
Benifei conosce e ammira il lavoro della società civile che a livello europeo ha prodotto, «grazie anche al lavoro di coordinamento dello European Youth Forum, la Carta europea per la qualità dei tirocini e dei praticantati», cui anche la Repubblica degli Stagisti naturalmente, unica voce in rappresentanza dell'Italia, aveva all'epoca contribuito. «Se le cose stanno cambiando, anche se molto lentamente, si deve in misura enorme al lavoro dei movimenti. É infatti grazie a loro, alle campagne di sensibilizzazione e al lavoro di advocacy, che siamo finalmente riusciti a stigmatizzare socialmente l’offerta di tirocini gratuiti e non di qualità. Dal 2011, anno in cui la Carta fu presentata la prima volta pubblicamente, essa è rimasta un punto di riferimento prezioso, anche se mai adottata formalmente a livello europeo. Noi membri dello Youth Intergroup vogliamo che il Parlamento europeo sia in grado di rispettare la Carta, sottoscriverla e farsene promotore all’esterno».
 
In effetti la trafila terminata nel marzo del 2014, con l'approvazione da parte del Coreper del documento finale di indirizzo della UE sugli stage, è stata molto deludente: la proposta originaria formulata dal Parlamento europeo, di passaggio in passaggio, è finita depotenziata da tutti i punti di vista. «Ripartiamo dalla Carta, allora: nel tempo non ha perso merito» rilancia Benifei: «É essenziale sviluppare una piattaforma di valori condivisi in merito ai tirocini. Quindi innanzitutto è necessario lavorare perché la Carta, anche se non “obbligatoria”, sia adottata da quante più realtà possibili. Poi bisognerà lavorare, diciamo così, di sponda, approfittando dei margini di manovra che rimangono aperti all’intervento delle istituzioni comunitarie. Parlamento in primis».
 
Insieme a Benifei, degli oltre 100 membri dell'Intergruppo giovani al Parlamento europeo ve ne sono alcuni in prima linea sul tema dei diritti degli stagisti: in particolare la tedesca Terry Reintke dei Verdi e il ceco Tomáš Zdechovsky dei Popolari. «Ci aspettiamo un forte supporto del Manifesto anche da altri colleghi, e che saranno in tanti a sottoscrivere il Manifesto e firmare la nostra richiesta formale di un cambio delle regole di reclutamento. Si tratterebbe di un traguardo importante, e raggiungerlo significherebbe dialogare con le autorità nazionali e regionali e coi soggetti privati da un nuovo punto di partenza, con una posizione negoziale molto più forte. Lavoreremo per questo con il massimo impegno nei prossimi mesi».
 
Senza dimenticare la peculiarità della situazione italiana: «Dobbiamo essere realisti e non cadere in un ottimismo retorico» conclude Benifei: «La creazione di nuovi posti di lavoro è molto difficoltosa, e i disastrosi tassi di disoccupazione giovanile ben li conosciamo. In questo panorama sconfortante, senza peraltro che sia stato eseguito alcun intervento normativo risolutivo, la situazione degli stagisti non è in generale ne rosea né felice; tuttavia, esistono alcune grosse realtà che sempre più si impegnano per un’offerta di tirocini e stage di qualità. E questo, appunto, perché grazie alle rivendicazioni delle iniziative degli stagisti, la difesa dello status quo si è fatta impossibile. Parlare di futuro significa parlare delle nuove generazioni; i giovani stanno re-imparando a chiedere che su di loro si investa, e questa è certamente un’ottima notizia. Siamo ancora agli inizi di un percorso lungo e difficile, ma coniugando gli sforzi e collaborando fra noi, creando sinergie, si può costruire una piattaforma programmatica seria e condivisa in Europa».

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