Più spazio in politica alle istanze delle nuove generazioni: ma come?

Lorenza Margherita

Lorenza Margherita

Scritto il 15 Mag 2012 in Approfondimenti

Quanto peso politico hanno le nuove generazioni nel nostro Paese? stage lavoroSe n'è discusso nei giorni scorsi alluniversità Cattolica di Milano nell'ambito del convegno dal titolo: «Come dar peso al futuro. Far contare di più il voto dei giovani?».
A margine delle relazioni introduttive presentate da Alessandro Rosina e Paolo Balduzzi, professori rispettivamente di demografia e scienze delle finanze, si è tenuta una tavola rotonda moderata dal direttore della Repubblica degli Stagisti Eleonora Voltolina in cui sono state discusse e messe a confronto le proposte di Tito Boeri, Luigi Campiglio, Massimo Bordignon e Beppe Severgnini. Secondo l’analisi di Alessandro Rosina e Paolo Balduzzi [nella foto accanto], ideatori del concetto di degiovanimento e promotori dell'omonimo sito, in Italia è in corso una forte contrazione demografica della fascia di popolazione che ha tra i 16 e i 30 anni - oggi circa 9,7 milioni di persone - contro un progressivo aumento della popolazione rientrante nella fascia di età tra i 60-74 anni, che attualmente sono circa 10 milioni. stage lavoroSolo dieci anni fa i giovani erano 13 milioni, mentre gli anziani circa 8 milioni. Ciò significa che alle porte della cosiddetta «Terza Repubblica» gli elettori più maturi hanno un peso 1,3 volte superiore a quello dei giovani.
La classe dirigente italiana, composta prevalentemente da over 60, si è dimostrata sinora poco attenta alle istanze delle nuove generazioni. Rispetto ai loro coetanei nel resto del mondo occidentale, i Millennials italiani sono i meno rilevanti sul piano politico ed elettorale. L’inevitabile deriva gerontocratica del sistema politico italiano sembra sostenuta anche dai vincoli anagrafici per l’elettorato passivo e attivo. Per essere eletti in Parlamento infatti sono stabiliti dei requisiti minimi di età pari a 25 anni per la Camera e 40 anni per il Senato, vincoli tra i più alti al mondo [vedi tabella sotto].

stage lavoroIl progressivo invecchiamento della popolazione riguarda anche gli altri paesi europei, rendendo urgente la necessità di garantire spazio alle richieste delle nuove generazioni nelle agende politiche. Un esempio tra tutti è costituito dall’Austria, dove l’elettorato attivo è stato abbassato a 16 anni. Favorevole ad una soluzione di questo tipo è Tito Boeri, docente di economia del lavoro all'università Bocconi, che ha ricordato l’importanza di una riduzione in Italia anche delle soglie d’età per l’elettorato passivo in vista di una riforma in chiave federale del Senato.

Un’altra possibilità per dare maggiore spazio ai giovani in politica è la ponderazione del voto alle aspettative di vita residua: più speranza di vita si ha davanti, più il voto conta. Così, ha spiegato Rosina, si assegnerebbe maggiore responsabilità a chi vivrà nel futuro le conseguenze delle scelte di oggi.
In questa direzione viaggia la proposta di Luigi Campiglio, professore di Politica economica presso l’università Cattolica, che ricorda la totale mancanza di rappresentanza politica dei minorenni. Possibile soluzione a questo vuoto di democrazia, secondo una tesi sostenuta ugualmente dal giornalista Beppe Severgnini, è la facoltà per i genitori degli under 18 di esprimere, oltre al proprio voto, anche un voto aggiuntivo per ciascun figlio minorenne.
stage lavoroQuale che sia la strategia capace di incentivare un maggior coinvolgimento dei giovani nella vita politica, essa dovrebbe essere supportata da una riforma della legge elettorale, fondamentale dopo il fallimento in termini di rappresentatività di quella ora in vigore. Immaginare nuove soluzioni e proposte non solo permetterebbe ai più giovani di partecipare attivamente alle scelte della collettività ma servirebbe anche ad accrescere la fiducia nelle istituzioni e nello Stato.  E Anna Granata, psicologa e autrice del libro «Sono qui da una vita» (pubblicato dalla casa editrice Carocci nel 2011), nel suo intervento ha sottolineato che queste riflessioni assumono particolare rilevanza se associate ad una categoria di giovani la cui voce fatica ancora di più a trovare spazi di espressione: le seconde generazioni. Coloro che non sono nati in Italia, ma di fatto ci vivono da una vita,  o che sono nati qui ma da genitori immigrati, sono ormai quasi 1 milione di ragazzi: circa il 5,3% della popolazione è senza accesso al diritto di voto a causa del complesso meccanismo per l’ottenimento della cittadinanza.
Tuttavia c’è un elemento che li accomuna ai coetanei che il passaporto italiano ce l'hanno dalla nascita: essere percepiti, in Italia, come «giovani all’infinito», troppo spesso considerati ancora alle «prime armi» ed eternamente
«figli» alle soglie dei 40 anni. Questa percezione contribuisce ad allontanare i giovani dalla partecipazione politica creando un sentimento di deresponsabilizzazione nei propri confronti e verso quelli dello Stato. «I giovani non sono una categoria a parte» ha ricordato Alessandro Rimassa, coautore del libro Generazione 1000 Euro e direttore del centro ricerche dello Ied: «I loro problemi sono quelli di tutto il Paese. E a chi dà loro pacche sulle spalle, dicendo che hanno ancora tempo e che devono aspettare il loro turno, dovrebbero spezzare i polsi».
Per uscire dalla crisi bisogna quindi ripensare il futuro, coinvolgendo maggiormente i giovani nelle scelte politiche, senza mai dimenticare l’importante ruolo che svolge il lavoro per la conquista di dignità e indipendenza - elementi fondamentali nell'ottica dell'impegno e della partecipazione politica.

La domanda che ha ispirato il convegno è aperta a tutti con l’invito a partecipare al sondaggio: si può votare attraverso una pagina Facebook oppure iscrivendosi alla Newsletter della Repubblica degli Stagisti. La parola passa a voi lettori, partecipate e dite la vostra su come conferire più peso alle istanze politiche che provengono dai giovani.
Le opzioni:
1. Abbassare il voto ai 16 anni, come si fa in Austria (almeno alle amministrative)
2. Estendere il diritto al voto anche ai figli degli immigrati (a quelli che non hanno ancora la cittadinanza dopo i 18 anni)
3. Agevolare maggiormente la possibilità di voto di chi vive per studio o lavoro all'estero
4. Rimuovere i vincoli di 25 e 40 anni per accedere a Camera e Senato
5. Dare ai genitori la possibilità di votare anche per i figli minorenni
6. Togliere l'elettorato passivo agli over 60
7. Ponderare il voto in base all'aspettativa di vita residua (più futuro davanti si ha e più il voto conta)
8. Tutte queste cose assieme, serve un cambiamento radicale
9. Nulla di questo: è giusto che i giovani italiani contino poco, sono troppo immaturi

Lorenza Margherita


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche :

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«Non è un paese per giovani», fotografia di una generazione (e appello all'audacia) 
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