Stagisti laureati, per loro il compenso è un diritto: ma la Corte costituzionale fa eccezione

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 17 Ott 2014 in Notizie

Oggi scade un bando di stage rivolto a quattro laureati. Non è un bando qualsiasi: lo ha aperto qualche settimana fa la Corte Costituzionale, blasonato organo previsto dalla nostra Costituzione per giudicare le «controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti, aventi forza di legge, dello Stato e delle Regioni», i «conflitti di attribuzione tra i poteri dello Stato e su quelli tra lo Stato e le Regioni, e tra le Regioni» e, in rari casi, le «accuse promosse contro il Presidente della Repubblica».

stage lavoroIl bando è rivolto a laureati, e ciò significa che gli stage in questione sono  di tipologia extracurriculare
- salvo il caso particolare di una persona già laureata che stia svolgendo un master o un dottorato. C'è però un problema: per questi stage non è previsto un euro di rimborso spese. Esatto: sono gratuiti. In contrasto con tutte le nuove leggi che assicurano agli stagisti extracurriculari un compenso, con le soglie minime fissate da ciascuna Regione per il proprio territorio.

Nel bando si legge che la Corte costituzionale «intende offrire a neo-laureati di vecchio e nuovo ordinamento la possibilità di effettuare periodi di stage denominato “Programma di stage Corte costituzionale – Università”» con l'obiettivo di «avvicinare mondo accademico e mondo del lavoro offrendo a neo-laureati la possibilità di effettuare un periodo di formazione presso la Corte costituzionale». La Corte aprirà le porte del suo Servizio Studi e del suo Massimario per stage di 6 mesi a quattro «laureati interessati all’approfondimento delle tematiche proprie del diritto costituzionale e della giustizia costituzionale» che abbiano meno di 30 anni e abbiano preso una votazione minima 105/110, sappiano le «lingue straniere nell’ambito delle principali aree europee». Gli aspiranti stagisti possono essere iscritti «ad un dottorato di ricerca, ad una scuola di specializzazione o ad un master riguardanti le tematiche sopra richiamate», oppure essere beneficiari di una borsa di studio, o «in possesso di altri titoli equivalenti comunque rilasciati dalle università».

Ma attenzione: tutto questo completamente gratis. «Lo stage non può in alcun modo e a nessun effetto configurarsi come rapporto di lavoro» si legge nel bando, e fin qui tutto bene, ma poi arriva l'inaspettato: «né può dar luogo a pretese di compensi o ad aspettative di futuri rapporti lavorativi». La formula è un tantino vessatoria: «Non sono configurabili pretese del partecipante in ordine ai contenuti, alle modalità ed ai risultati dello stage», dice la Corte nel bando stoppando dunque preventivamente ogni minima possibilità di lamentela, e infine la frase forse più gretta: «o in ordine alle spese ed agli eventuali inconvenienti che esso potrebbe comportare a carico dell’interessato». Cioè in pratica: non ce ne importa un fico secco se per fare lo stage dovrete rimetterci di tasca vostra. Laureati avvisati, mezzi salvati.

Sono state le università, in queste settimane, a fare la cernita delle candidature, per mandare poi una rosa ristretta alla Corte: «Una volta recepite le candidature le Università o Istituzioni procedono ad una prima preselezione – sulla base dei requisiti richiesti dal presente bando – volta alla definizione della rosa di non più di tre candidati, da parte di ciascuna Università o Istituzione, da trasmettere all’Amministrazione della Corte costituzionale» spiega il bando: «La Corte costituzionale procederà, una volta chiusi i termini per la raccolta delle candidature, alla selezione finale dei nominativi degli ammessi».

Ma come è possibile che la Corte Costituzionale preveda di fare degli stage gratuiti per neolaureati? Dato che ha sede a Roma, non dovrebbe assoggettarsi alla deliberazione regionale 199/2013, che prevede che a tutti i tirocinanti extracurriculari debba essere corrisposta un'indennità minima di 400 euro lordi mensili? Anche alcune università, sorprese dalla mancanza di rimborso spese, se lo sono chiesto, decidendo di chiedere lumi; e lo stesso ha fatto la Regione Lazio.

La Corte Costituzionale a tutti gli interlocutori ha risposto nella stessa maniera. La dgr 199/2013 è stata emanata in attuazione dell’accordo adottato in Conferenza Stato - Regioni il 24 gennaio 2013, sulla base della Riforma Fornero (per la precisione secondo l’articolo 1 comma 34 della legge 92/2012: la riforma Fornero, appunto). Questa legge prevede che le disposizioni in essa contenute valgano per tutte le imprese private e anche per gli enti pubblici, ma sorpresa: non per tutti. Il testo infatti fa specifico riferimento alle «pubbliche amministrazioni di cui all’art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001».

E quali enti pubblici elenca il decreto legislativo 165 del 2001? Si legge nel testo: «Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale».

La Corte costituzionale non c'è. Dunque, non è nemmeno assoggettata all'accordo Stato-Regioni sui tirocini. Dunque, nemmeno alla legge regionale del Lazio. «La Corte Costituzionale, in qualità di organo costituzionale, non rientra tra le pubbliche amministrazioni di cui al citato articolo art. 1, comma 2, del d.lgs. n. 165 del 2001, e, pertanto, non è tenuta ad applicare quest’ultima legge, né, di conseguenza, aderire all’accordo adottato dalla Conferenza permanente per i rapporti fra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 24 gennaio 2013». Questa la risposta fornita per iscritto a una delle università che hanno sollevato la questione: per questo «la Corte, nell’esercizio della sua autonomia, ha deciso di offrire opportunità formative ai neo laureati nei modi e termini di cui al bando, non prevedendo alcun rimborso/compenso».

Ma davvero si può pensare che la Corte costituzionale non sia una amministrazione dello Stato? E peraltro, anche se così è dal punto di vista strettamente giuridico, c'è in ballo anche una questione di opportunità: nel momento in cui si chiede alle aziende private e a praticamente tutti gli enti pubblici di pagare le indennità agli stagisti extracurriculari, è accettabile che un organo pubblico così importante come si permetta di aprire tirocini gratuiti, dando il cattivo esempio?

Dal bilancio 2014 della Corte Costituzionale emerge una spesa annuale di 8 milioni 724mila euro per le sole retribuzioni dei giudici, unitamente ai contributi e alle spese di viaggio; più altri 27 milioni 331mila euro circa per il personale in servizio (un totale di 330 dipendenti di cui 204 di personale di ruolo in servizio, 58 di personale "comandato", 44 militari in forza al Comando Carabinieri Corte costituzionale, 4 unità di personale del presidio dei Vigili del fuoco, più 4 persone a contratto) e oltre 20 milioni di euro per il personale in quiescenza (235 pensionati della Corte costituzionale, di cui 22 ex giudici e 9 loro superstiti più 119 ex dipendenti e 85 loro superstiti).

Una borsa di studio di 400 euro lordi al mese per 6 mesi avrebbe un costo di 2.400 euro lordi: moltiplicando questa cifra per ciascuno dei quattro stagisti per i quali  è stato pubblicato il bando in questione, si evince che per la Corte Costituzionale adeguarsi alla legge regionale del Lazio sui tirocini sarebbe costato, in questo caso, solamente 9.600 euro. Davvero impossibili da trovare nelle pieghe del bilancio? La Repubblica degli Stagisti ha posto questa domanda direttamente alla Corte, contattando
il suo ufficio stampa: l'auspicio è che arrivi presto una risposta, e che venga avviata una riflessione in merito per modificare la policy e prevedere, a partire dal 2015, un compenso a favore dei giovani laureati in Giurisprudenza che svolgono stage all'interno della Corte Costituzionale.

Eleonora Voltolina

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