In tempo di crisi i tirocini aumentano o diminuiscono?

Eleonora Voltolina

Eleonora Voltolina

Scritto il 08 Lug 2010 in Editoriali

Il 2009, lo sanno anche i muri, è stato l'anno della crisi: «la peggior congiuntura economica dai tempi del crollo del 1929», hanno detto gli economisti. Il mondo imprenditoriale è entrato in sofferenza, gli utili sono crollati, il business si è ridotto, centinaia di migliaia di posti di lavoro sono andati perduti. Le aziende hanno subito cali più o meno significativi del loro giro d'affari: meno commesse, meno vendite, meno eventi, insomma: meno tutto. Questo si è tradotto anche in un concreto calo delle cose da fare negli uffici: e per questo i direttori del personale hanno spesso imposto ai dipendenti di smaltire le ferie arretrate, concesso ponti lunghissimi che in anni di superlavoro sarebbero stati un miraggio, e così via.
In questo quadro, la parabola degli stage è ascendente o discendente? Cioé: in un periodo di crisi e scarso lavoro il numero degli stagisti cresce o diminuisce?
A rigor di logica si dovrebbe puntare sulla seconda ipotesi: se già c'è poco da fare per i dipendenti regolarmente assunti, gli stagisti si ritroverebbero inevitabilmente a girarsi i pollici. Nelle realtà più sindacalizzate il blocco dei tirocini è stato richiesto esplicitamente dal sindacato: se non c'è lavoro e non vengono rinnovati i contratti ai precari, o ancor peggio vengono messi in prepensionamento, mobilità o cassa integrazione i dipendenti, vuol dire che questo non è il momento per aprire le porte agli stagisti.
C'è però sempre in agguato il lato oscuro della forza - e cioé la convenienza di un tirocinante. Che non costa nulla, vuole imparare, magari qualcosa già lo sa fare, è entusiasta, non comporta esborso di contributi, e si può tranquillamente lasciare a casa al termine dello stage.
Quindi le imprese meno serie potrebbero aver scelto, proprio per fronteggiare la crisi, di usare ancor più massicciamente gli stagisti, per disporre di personale a costo quasi zero e abbattere così la voce "costo del lavoro" sul bilancio.
Quale delle due strade avrà imboccato l'Italia? Tra poco lo sapremo. Entro qualche settimana sarà infatti pubblicato il nuovo rapporto Excelsior, che fotograferà gli stage svolti nel corso del 2009 nelle imprese private italiane. Negli ultimi anni questa indagine ha evidenziato che il numero degli stage è cresciuto al galoppo, con percentuali a due cifre. La crisi avrà arrestato questa corsa? Lo vedremo.
Certo nell'attesa si può già fare una considerazione preventiva. Se il numero degli stage sarà diminuito, o sarà rimasto invariato rispetto a quello (305mila) dell'anno scorso, vorrà dire che le imprese avranno imboccato la via della correttezza. Se invece, malgrado la crisi, il numero sarà ancora una volta aumentato, bisognerà porsi alcune importanti domande sullo stato dell'imprenditoria italiana e sul malcostume di utilizzare gli stagisti per risparmiare sul costo del personale.

Eleonora Voltolina


Per saperne di più su questo argomento, leggi anche:
- Quanti sono gli stagisti italiani? Tutti i dati regione per regione, tratti dall'indagine Excelsior 2009
- Rapporto Excelsior 2009: sempre più stagisti nelle imprese italiane, sempre meno assunzioni dopo lo stage

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