Centro per l'impiego di Trento, per combattere la disoccupazione si guarda all'estero

Spazi Inclusi

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Scritto il 18 Apr 2015 in Storie

A Trento l’iscrizione alle liste di disoccupazione si può fare da anni direttamente online, comodamente seduti a casa propria. Uno strumento per evitare le code che spesso intasano gli sportelli dei centri per l’impiego di altre parti d’Italia che però anche nell’attivo nord est ancora in pochi usano. E il gap tecnologico non investe solo i lavoratori stranieri o gli “stagionali”, ma anche i più giovani. «La digitalizzazione è meno diffusa di quanto pensiamo» spiega Antonella Chiusole, dirigente dei Centri per l’impiego trentini. «Abbiamo avuto problemi anche con i ragazzi che volevano iscriversi alla Garanzia Giovani, in cui la procedura è tutta online. A volte purtroppo diamo per scontato cose che non lo sono affatto».

A Trento e provincia sono attivi 12 centri per l’impiego che dipendono dall’Agenzia per il  lavoro, una struttura provinciale autonoma sia dal punto di vista della governance (il presidente è un soggetto esterno alla Provincia e nel cda siedono rappresentanti pubblici e delle associazioni di categoria), sia  dal punto di vista amministrativo, contabile e gestionale. Nonostante i numeri non siano nemmeno paragonabili ai 150mila iscritti a Cpi come quelli di Siracusa, anche nel produttivo Trentino gli effetti della crisi si stanno facendo sentire: se, infatti, nel 2010 quasi il 29% dei circa 21mila nuovi iscritti nell’area di Trento trovava lavoro nell’arco di un anno, l’anno scorso la percentuale è scesa a poco più del 18%, mentre il numero di nuovi iscritti nel corso del 2014 è aumentato sfiorando i 27mila e facendo arrivare il totale a quasi 45mila posizioni. Per far fronte alla crisi oltre ai normali ammortizzatori, a Trento da ottobre 2014 è stato istituito il “Reddito di attivazione”, che prolunga le indennità statali. Una misura pensata in una prima fase a favore degli over 54 e dei precari (mini aspi) e che da gennaio 2015 si estenderà agli under 50. I requisiti riguardano la residenza in Trentino e il rispetto del patto di servizio. Complessivamente la Provincia ha stanziato 28 milioni di euro fino al 2016 che andranno a beneficio di circa 36mila lavoratori. Il reddito di attivazione viene concesso dall’Agenzia del lavoro ed è erogato dall’Inps in via automatica. Nel 2014 sono stati autorizzati 172 beneficiari di cui 21 a termine del periodo di Aspi e 151 al termine del periodo di MiniAspi per un totale di 379.464 euro.

Ma qui ai confini dell’Italia più che altrove, le risposte messe in campo contro la disoccupazione guardano all’Europa. «Abbiamo dei progetti a sostegno dell’imprenditorialità e della mobilità dei disoccupati all’estero» sottolinea Chiusole, ricordando che si tratta di iniziative attivate con dei finanziamenti europei a cui partecipano soprattutto i giovani. «Facciamo una prima selezione sul livello linguistico minimo perché abbiamo visto che se non si ha una certa conoscenza della lingua, il percorso difficilmente funziona. Poi dopo un colloquio, i candidati selezionati trascorrono un tirocinio all’estero che va dalle 5 alle 15 settimane». E i risultati si vedono. «A distanza di 12 mesi il 79% dei ragazzi ha trovato un lavoro in Italia o all’estero». Numeri che fanno ben sperare anche per la Garanzia Giovani, il programma straordinario per la lotta alla disoccupazione giovanile finanziato dal Fondo sociale europeo, rivolto ai ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. «Secondo la nostra esperienza il tirocinio è essenziale per trovare lavoro», spiega Chiusole. In Trentino, che beneficia di circa 8 milioni e 300mila euro stanziati dall'Unione europea, fino ad oggi sono state raccolte più o meno 7500 adesioni «circa la metà di residenti nella nostra regione», sottolinea la dirigente, spiegando che il programma è stato articolato su quattro percorsi, due basati su tirocini, uno per l’apprendistato e il quarto per il servizio civile. Il primo percorso è il più gettonato: prevede un'attività di orientamento individuale, seguita da una di formazione breve e quindi dal tirocinio in aziende provinciali o nazionali.  Il secondo percorso invece prevede una formazione specialistica più un tirocinio di durata variabile. C’è poi l’apprendistato per il conseguimento di qualifica o diploma che prevede 460 ore di formazione, di cui 100 in azienda. Infine il percorso sul Servizio civile. Si sta poi ragionando su altre proposte ed eventualmente altri percorsi oltre ai quattro già avviati. Tra le ipotesi di lavoro, le esperienze all’estero con tirocinio o il potenziamento dell'incontro domanda-offerta attraverso specifici progetti di accompagnamento al lavoro.

Un lavoro a parte viene svolto sul fronte delle imprese a cui i Centri per l’impiego non offrono solo una bacheca per l’incontro di domanda e offerta. «Dall’anno scorso, stiamo cercando di potenziare l’interazione con le aziende» riferisce Chiusole «andando direttamente negli uffici a spiegare i nostri servizi. Diamo anche la possibilità di pubblicare sul nostro sito annunci anonimi e, se il datore di lavoro vuole, lo affianchiamo nei colloqui preliminari o ci incarichiamo direttamente noi di svolgerli. Per le collaboratrici domestiche o le badanti, ad esempio, è un meccanismo molto apprezzato». Anche in un’isola felice i problemi restano legati alla carenza di risorse e al carico di lavoro degli operatori, che non sempre riescono a seguire al meglio ogni caso. Nei 12 centri per l’impiego trentini lavorano attualmente 131 operatori (di cui 102 a tempo indeterminato), che seguono in media 342 iscritti a testa. «Le regole in questo momento vanno bene, bisogna solo applicarle con rigore» sottolinea Chiusole «certo, bisogna investire perché dove i servizi per l’impiego funzionano ci sono molti meno disoccupati che altrove». E in questo quadro, forse, il sistema di accentramento delle politiche attive previsto nel Jobs Act «non è detto che sia il migliore» conclude la dirigente «anche perché il mercato del lavoro è molto diverso da regione a regione».

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