Catalogo dei voucher per l'alta formazione: «Il mio master non è partito e ho dovuto rinunciare a 5mila euro»

Annalisa Di Palo

Annalisa Di Palo

Scritto il 14 Dic 2011 in Help

Soldi pubblici a organismi spesso privati per pagare master e corsi iper costosi e di dubbia utilità. Che, si scopre, a volte non partono nemmeno. Ad agosto la Repubblica degli Stagisti aveva parlato del catalogo interregionale Altaformazione: 2.500 percorsi formativi finanziati tramite un fondo comunitario da 30 milioni di euro a beneficio dei giovani di dodici regioni italiane. Adesso, a giochi fatti (le liste dei beneficiari sono state pubblicate ad ottobre) in redazione arriva una denuncia. A scrivere è Carla, lettrice della RdS e vincitrice di un voucher da 5mila euro per un master di primo livello in diritto penale all'università privata Luspio di Roma. Che non farà mai: il suo corso, «insieme a molti altri» dice, non è stato attivato e adesso le alternative sono due, sceglierne uno diverso dal catalogo oppure rinunciare tout court al finanziamento.
Perché il master non è partito? Lo spiega direttamente Carla in una mail alla Direzione formazione e lavoro della Regione Lazio: «A mio avviso la mancata attivazione del master è dovuta, in primo luogo, alla tariffa abusiva dell'università - il master, del costo di 7mila euro, non è affatto competitivo rispetto ad altri master di secondo livello, di costo inferiore - ed in secondo luogo ad una discutibile scelta dei corsi da parte degli organismi di finanziamento». Costi eccessivi (il finanziamento è di massimo 5mila euro, il resto va integrato) e offerta formativa di scarsa qualità avrebbero quindi fatto calare a picco il numero di iscritti, almeno in questo caso; e quindi niente master.
Il bivio che si presenta di fronte alla ragazza non è semplice: rinunciare ad un finanziamento ottenuto grazie a merito e motivazione, oltre che per condizione economica, è difficile da accettare; ma d'altra parte i pochi corsi rimasti in catalogo non rappresentano una valida alternativa al master sfumato - per contenuti, qualità, anche località di svolgimento. E per la sostituzione ormai ci sono solo una decina di giorni. Essere messa di fronte a una scelta di questo tipo è, secondo Carla - peraltro avvocato - «una violazione del mio diritto allo studio».
La ragazza scrive prima all'assistenza del portale Altaformazione, poi alla Regione Lazio, provando anche a rilanciare: dal momento che il suo master non può essere attivato per carenza di iscritti, cosa impedisce di avviarne uno simile, con lo stesso budget, presso un altro organismo di formazione, magari già presente in catalogo? Ma entrambi gli enti sostanzialmente rispondono picche, ripetendo lo stesso ritornello: o sostituzione con uno dei corsi in catalogo, o rinuncia. Un vicolo cieco.
Carla però non si rassegna a perdere il finanziamento e opta per un corso di inglese: 160 ore alla British School di Roma con esame finale di livello europeo B1 - da sostenere obbligatoriamente a maggio 2013 - alla modica cifra di 3.800 euro. Sostiene il test d'ingresso e di classifica anche ad un buon livello; troppo buono, dal momento che il corso in catalogo (peraltro già iniziato da qualche giorno) è di un livello molto più basso. Segreteria della British e Regione si consultano ma il verdetto è sempre quello: o quel corso o niente. E Carla non può che gettare la spugna: «Nulla, considerato che un corso all'università popolare di Roma costa massimo 400 euro, e posso scegliere il livello più adatto a me, mi preparo alla rinuncia del voucher».
Più che rassegnata però Carla è arrabbiata: «Tutto questo sarebbe da ricorso al Tar» continua «ma ormai i termini sono scaduti, e comunque credo che ogni singolo beneficiario avrebbe avuto poche possibilità, mentre  denunciando il fatto tramite la Repubblica degli Stagisti la pressione potrebbe spingere le Regioni a trovare una soluzione più equa». Già, le Regioni. Raggiunto al telefono, l'ufficio competente del Lazio ammette:
«In effetti è una difficoltà, ma per il momento non possiamo fare altro che tenerne conto in vista del progetto 2012; stiamo iniziando a discuterne proprio in questi giorni. Per il bando precedente gli enti avevano l'obbligo di partire solo una volta ottenuta l'iscrizione di almeno quattro voucheristi, al di là del numero di privatisti. È una regola; e fare in modo che la soglia sia garantita è complicato, per un problema di organizzazione e soprattutto di fondi. Ma per essere chiari: non finanziamo gli enti formativi, finanziamo le persone».
Come si finanziano le persone, cioè i giovani, non è però questione secondaria. Un po' più di flessibilità in questo caso avrebbe permesso a Carla - e agli altri nella sua stessa situazione - di non perdere il finanziamento pubblico e poter svolgere un corso di formazione in linea con le sue esigenze e con la sua prima scelta.

Annalisa Di Palo

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